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lunedì 16 ottobre 2017

MEZZOGIORNO DI FUOCO

2_MEZZOGIORNO DI FUOCO (High noon). Stati Uniti, 1952;  Regia di Fred Zinnemann

High Noon, il titolo originale del film western di Fred Zinnemann, fa' riferimento ad un'ora, mezzogiorno; come del resto anche la versione italiana, ovviamente, sebbene in modo meno diretto: per creare un po' di effetto, i distributori italiani hanno preferito evidenziare anche l’evento della sparatoria. In ogni caso, visto l’accento posto sull’orario sin dal titolo dell’opera, pare lecito chiedersi se sia quindi il tempo una delle chiavi di lettura del film. Facile rispondere di si, una volta visto i numerosissimi orologi inquadrati per tutta la durata del film. E proprio la durata è uno degli aspetti peculiari di questa pellicola: il film ha una lunghezza pari a quella della storia raccontata, ovvero quell'ora e mezza che passa dalle 10 e 35 del primo orologio inquadrato nell'incipit, al fatidico mezzogiorno dell'arrivo del treno. Zinnemann rinuncia così ad una delle caratteristiche forti del cinema, ovvero la capacità di dilatare o comprimere il tempo a piacimento, a proprio uso e consumo. E non è l'unica rinuncia del regista: anzi, il tema della rinuncia è forse la vera traccia da seguire, dalla rinuncia del protagonista a scappare, a quelle dei suoi concittadini a prendere posizione nell'imminente disputa. E Zinnemann non rinuncia solo al tempo, che nello scandire del conto alla rovescia ci viene progressivamente sottratto: rinuncia alla novità del colore, nonostante il Western sembri fatto apposta per essere visto a colori; rinuncia a molti temi del genere, agli indiani, ai soldati e agli spazi aperti delle praterie. E pur avendo un sonoro di prim'ordine, su tutto la colonna sonora di Dimitri Tiomkin e la canzone Do not forsake me, oh my darling, oltre ad alcuni ottimi dialoghi, rinuncia quasi all'ausilio dell'audio, e presenta un'opera che per molti tratti funzionerebbe anche come film muto. L'incipit con l'arrivo dei tre banditi in città è esemplare: nessun dialogo, primi e primissimi piani, dettagli, sguardi al limite dell'enfatizzato. Nel corso della pellicola, essendo poi in effetti un film sonoro, le parole vengono usate, naturalmente, e proprio nel merito della vicenda: che fare se il cattivo di turno torna in paese per vendicarsi contro i tutori dell'ordine, rei di averlo, a suo tempo, spedito al fresco? Il giudice parla per giustificare la propria fuga e, in chiesa, i concittadini aprono un dibattito nel quale convengono di non intervenire. Il prete, interpellato in proposito, ammette invece candidamente di non avere parole da dire.
Insomma, il protagonista, a cui pare venga sottratta anche la possibilità di scelta, visto che sente il dovere di rimanere al suo posto qualunque cosa accada, si vede privato dell'appoggio politico (il giudice), sociale (l'assemblea) e religioso (il prete). Nel corso del film se ne vanno, abbandonano la storia in modo abbastanza atipico, anche il rivale cittadino che, dopo una scazzottata sparisce di scena, e la vecchia fiamma, che vende il locale e se ne va col treno. Di fronte a questa continua spoliazione, uno stoico Gary Cooper, eccellente interprete  dello sceriffo Willy Kane, protagonista della vicenda, resiste come può, mostrando più di un dubbio o moto di sconforto. Ma non arretra e va' incontro al suo destino, inesorabile come lo scorrere del tempo. La sua salvezza sarà unicamente l'amore della giovane sposa, una splendida Grace Kelly che, di bianco vestita e dalle intenzione nobilissime contro ogni forma di violenza, deve però scendere al peggior compromesso, sparando alle spalle di uno dei banditi, pur di salvare il suo uomo. Il film è di un rigore formale estremo, di grandissima suspense, ma soprattutto di grande forza simbolica.
Nel momento decisivo, l'uomo è solo di fronte al proprio Destino: l'amore è l'unica ancora di salvezza. A nulla valgono le istituzioni, siano esse civili o religiose: inutili come la stella di latta, l'ultima cosa di cui Kane si priva, gettandola nella polvere.








































Katy Jurado


Grace Kelly






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