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domenica 26 gennaio 2025

AMERICA DI NOTTE

1613_AMERICA DI NOTTE . Italia, Francia, Brasile, Argentina 1961: Regia di Giuseppe Maria Scotese e C.A. Souza Barros

Seppure non paragonabile minimamente a quella di Alessandro Blasetti, la carriera cinematografica di Giuseppe Maria Scotese, agli inizi degli anni Sessanta, era già più che rispettabile. Il successo di Europa di notte ispirò Scotese e il suo socio Angelo Faccenna della Ital Caribe per una produzione che si inserisse nella scia del documentario sexy di Blasetti: America di notte. Nella preziosa intervista rilasciata a Daniele Aramu e pubblicata su Nocturno Book – Mondorama [Daniele Aramu, Apocalisse domani, Nocturno Book n.9 – Mondorama, Nocturno Edizioni, Milano pagina 27], Scotese racconta delle particolari condizioni che accompagnarono l’esperienza nelle sale di America di notte, a partire dalla spiacevole concomitanza di uscita con il successivo film di Blasetti, Io amo, tu ami. Il patriarca del cinema italiano, nonostante il successo di Europa di notte, non volle insistere sulla stessa formula, e cercò un approccio diverso, focalizzandosi più che sull’aspetto erotico o sessuale, sul sentimento dell’amore. Il film non ebbe un grande riscontro di pubblico e Scotese, nella citata intervista pubblicata su Mondorama, sembra quasi dispiaciuto che, al contrario, America di notte andò benissimo al botteghino. Quasi che, essere un prodotto simile e nelle sale nello stesso momento, rendesse America di notte in qualche modo responsabile del fallimento di Io amo, tu ami. All’apice del successo, sempre stando alle parole dello stesso regista, America di notte venne tuttavia sequestrato perché, all’interno di uno spettacolo di danza folcloristica ambientato a Rio de Janeiro, si intravvedeva un capezzolo di una delle ballerine, per non più di qualche fotogramma. Curiosamente, lo stesso destino capitò anche a Io amo, tu ami, il film di Blasetti, che fu forzatamente ritirato il 18 aprile a Milano, nonostante il documentario non fosse particolarmente piccante: tuttavia alcune immagini girate in un locale notturno di Londra furono ritenute oscene dalla Procura della Repubblica di Foggia. Questo per dire il clima che si respirava, in quei primissimi anni Sessanta, nello Stivale. 

Per quel che concerne America di notte, alla cui regia collaborò Carlos Alberto de Souza Barros, si può lasciare idealmente parola a Scotese: “Ho girato questo film ben sapendo che il titolo e il genere non sono di mia invenzione, ma negli ultimi anni, visitando le due Americhe, ho visto tanti spettacoli e cose interessanti ed ho pensato che valesse la pena di raccontarle. Mi sono soffermato non soltanto sui balli, le musiche e le attrazioni dei locali notturni da New York a Buenos Aires, ma anche su una certa America che si è spesso trascurato di conoscere. E quest'ultima è un’America incredibile, in cui la tradizione sbuca fuori ad ogni angolo di strada. Cosi se ho visitato Reno e i suoi nights con molte coppie in attesa di divorzio, mi sono anche fermato a lungo a New Orleans, nel vecchio e pittoresco quartiere francese. Sono stato a Virginia City, una città abbandonata che sembra la ricostruzione per un film western, fatta per 50.000 abitanti e ora ridottasi a non più di mille. E mi sono spinto, tra l'altro, fino alla «Boca», il piccolo e vecchio quartiere di Buenos Aires dalle casette dipinte”. [
Gino Barni, Ha narrato in un film le meraviglie dell’America notturna, Stampa sera, anno 93, n. 67, lunedì 20-martedì 21 marzo 1961, pagina 9]. Contrattempi giudiziari a parte, il film convincerà un po’ tutti, dal pubblico alla critica: “Alla miglior tradizione della documentaristica italiana (…) si salda America di notte del regista Giuseppe Maria Scotese, il quale ha felicemente adattato alle due Americhe la stessa formula che è servita a Blasetti per le sue meritamente fortunate «antologie» europee. (…) New York, Chicago, Las Vegas, San Francisco, Nuova Orleans, Trinidad, Cuba, Caracas, Rio de Janeiro, Buenos Aires, sono le tappe di questo viaggio attraverso le frenesie notturne di un intero continente; frenesie che hanno per termini fissi il ballo e lo spogliarello (qui davvero tutto il mondo è paese), ma che, improntandosi di razze, costumi e ambienti diversissimi, e passando dai locali più scalcinati ai più lussuosi, dalle più sofisticate élites alle più chiassose promiscuità, dal jazz al tango, alla samba e alla carioca, danno per forza al film la dilettosa, volubilità del caleidoscopio”. [l. p., America di notte: danze e spogliarelli, La Stampa, anno 95, n. 94, giovedì 20 aprile 1961, pagina 4]. Ci furono anche commenti meno lusinghieri, e tra le cose a lasciare qualche perplessità fu probabilmente il commento, letto dal popolare conduttore televisivo Corrado (al secolo Corrado Mantoni). Indubbiamente fare dell’ironia per un’ora e mezza di filmati grosso modo monotematici non è impresa semplice, in ogni c’è almeno un passaggio che, nel suo essere piuttosto schietto, con passaggi assai poco ‘politicamente corretti’, rende però bene lo spirito dell’intera operazione. Siamo sull’isola di Trinidad, nei Caraibi: “Miramar Night Club, poco lontano dal porto; un locale frequentato dal pubblico di ogni ceto. Trinidad, colonizzata dagli inglesi, è un felice crogiolo delle razze più diverse, favorito dalla politica di immigrazione britannica, e portato facilmente al ‘punto di fusione’, sia dal clima che dall’incalzare di ritmi (musicali, NdA) come questo. Che avranno da dirsi la florida negrotta e il segaligno inglese byroniano? Moltissimo, a quanto pare”. E il segmento filmico prosegue descrivendo pittorescamente altri avventori del locale, prima che Corrado chiuda così il passaggio: “Di che colore verranno fuori i figli? Nessuno se ne preoccupa, in questo paese che è il meno razzista del mondo”.
In definitiva non si tratta certo di un film imprescindibile, tuttavia, soprattutto da un punto di vista musicale, America di notte è sicuramente un’opera godibile e nettamente superiore alla media dei prodotti simili del tempo. 


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