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mercoledì 9 settembre 2020

LA PORTA SUL BUIO: IL VICINO DI CASA

630_LA PORTA SUL BUIO: IL VICINO DI CASA ; Italia, 1973. Regia di Luigi Cozzi.

Primo di quattro film per la televisione prodotti dalla RAI sotto la supervisione di Dario Argento, Il vicino di casa porta la firma di Luigi Cozzi, regista ma soprattutto attivissimo appassionato di cinema thriller e fantastico. A parte i suoi lodevoli sforzi come fanzinaro, Cozzi, oltre ad un film vero e proprio come autore (Il tunnel sotto il mondo, 1969), aveva al tempo già collaborato ai soggetti de Il gatto a nove code (1970) e Quattro mosche di velluto grigio (1971), entrambi di Dario Argento e la mano particolarmente calda in sede di scrittura permise al regista nato a Busto Arsizio di sbrigarsela in modo egregio con i pochi elementi a disposizione ne Il vicino di casa. Il film ha infatti una trama stringatissima e un cast ridotto all’osso, e Cozzi ne ricava un thriller interessante e godibile con alcuni passaggi narrativi che sorprendono, se si pensa ad una sorta di abituale trascuratezza in questo ambito nei gialli, come all’estero erano (e sono) conosciuti i thriller italiani degli anni 70. Si è detto di come il racconto sia ridotto ai minimi termini, al punto che Cozzi, pur avendo solo un’ora per il suo film, può addirittura dilatarne il ritmo narrativo per creare un discreto effetto suspense, che cresce progressivamente fino alla conclusione della vicenda, saggiamente e abilmente sospesa prima del finale che si può quindi solo immaginare. I pochi elementi e lo sviluppo minimo, non impediscono al regista di predisporre alcuni pregevoli incastri narrativi, dimostrando di padroneggiare bene la materia; più ordinaria la sua prova in regia, che si iscrive in pieno nell’ottica del cinema di genere, seppure con qualche buono spunto, come la scena della botta in testa rimediata da Luca (Aldo Reggiani). 

In generale, in ambito registico, Cozzi si allinea allo stile argentiano, anche se in modo un po’ di maniera; la citazione esplicita è invece per un classico americano come Il cervello di Frankenstein (1948, Charles Barton), che è il film che i due protagonisti guardano alla TV. Ma il titolo non deve ingannare; non si tratta di un film dell’orrore vero e proprio ma una parodia con Gianni e Pinotto; in questo senso si può cogliere la salutare modestia e l'autoironia di Cozzi che, in realtà, prende qualche spunto da La finestra sul cortile (1954) capolavoro di Alfred Hitchcock. Nel cast, oltre al valido Reggiani, troviamo Laura Belli (Stefania, la compagna di Luca) e Mimmo Palmara (il vicino di casa del titolo) per un totale che vede allora solo sei personaggi (neonato figlio di Luca e Stefania incluso). Sebbene siano convincenti i tre interpreti citati, sulle cui vicende si basa la storia raccontata, l’acuto decisivo è lasciato proprio al neonato, non certo l’attore più navigato del lotto. Un colpo di scena metalinguistico, in un certo senso (perché la sorpresa maggiore è legata al curriculum degli interpreti piuttosto che alla vicenda narrata), in linea con la personalità del regista, grande appassionato di cinema oltre che autore. Insomma, La porta sul buio si è aperta con i migliori auspici. 


Laura Belli




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