1762_DECADENCE , Regno Unito 1994. Regia di Steven Berkoff
Quando Joan Collins ricevette la chiamata per interpretare Alexis in Dynasty,
era in vacanza ma, nei mesi precedenti, era impegnata sul palcoscenico teatrale.
L’attrice inglese, appena aveva avuto una svolta decisiva nella carriera
–grazie al successo di The Stud – Lo stallone e The Bitch–, ne
aveva approfittato per tornare a calcare i palchi dal vivo, per quella che in
fondo era stata la sua prima vera passione artistica: il teatro. Figuriamoci
come possa essersi sentita quando, nel 1994, fu chiamata da Steven Berkoff per
portare sul grande schermo Decadence, un film tratto dall’omonima pièce
teatrale del 1981, opera dello stesso polivalente e bizzarro artista inglese. Accanto
a Berkoff, per il doppio ruolo di Helen/Sybill, si era pensato di ingaggiare
qualcuno tra Helen Mirrell, Miranda Richardson o Diana Rigg ma, alla fin fine,
la scelta di Joan Collins può essere considerata una delle cose più riuscite di
Decadence. L’idea di trasportare al cinema un teatro così estremo
–espressionista, eccessivo, volgare, autocompiaciuto– non è particolarmente
funzionale e, in effetti, il film non riesce a cogliere tutti gli spunti
dell’opera teatrale. Certo, la critica alla Gran Bretagna thatcheriana graffia
ancora, tuttavia a quel tempo gli anni Ottanta erano passati da un pezzo. In
ogni caso, le scene memorabili riguardano, ancora una volta, le derive sadomaso
o fetish che la Collins interpreta con particolare attitudine. Per fare un
esempio, si possono prendere i passaggi che, in ambito pornografico, verrebbero
etichettati come «ponyplay»,
e in cui vediamo Joan, con tanto di frustino, cavalcare Berkoff messo a carponi.
Iconica, ça va sans dire.
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