1753_FUMO NERO ALL'ORIZZONE , Italia 2008. Regia di C. Sambuchi, L. Ricciardi, M. Visalberghi
Ad oltre 80 anni dal primo e unico tributo filmato – Gli
eroi del mare nostro, 1927, regia di Edoardo Bencivenga – la mitica Impresa
di Premuda del 1918 torna finalmente sugli schermi. In questo caso
televisivi, ma non è certo il caso di fare gli schizzinosi. Il nostro cinema di
genere ha, per decenni, colpevolmente ignorato i tanti spunti storici e le
figure eroiche del nostro paese, finendo per essere completamente colonizzato
dalle produzioni perlopiù angloamericane. Eventi come l’Impresa di Premuda,
nonostante si trattasse di un’azione bellica compiuta nella Grande Guerra, erano
probabilmente ritenuti in grado di evocare nostalgie per il Ventennio fascista
che, al contrario, andava cancellato dalla memoria collettiva. In effetti, per
anni, concetti come “eroismo” e “amor di Patria”, furono praticamente banditi
dall’opinione comune, ritornando in parte, se non di moda, comunque presenti
nel linguaggio comune, solo in tempi relativamente recenti. Fumo nero
all’orizzonte è una tipica docu-fiction che assembla immagini di
repertorio, ricostruzioni filmate e interviste ai famigliari dei protagonisti,
riuscendo a fornire un quadro completo degli avvenimenti. In questo caso, il
piatto forte dell’opera è costituito dalle scene dell’affondamento della
corazzata Santo Stefano, ripresa dagli stessi austriaci da un’altra nave da
guerra, la Tegetthoff: l’ammiraglio Miklòs Horthy aveva previsto una vittoria
per l’Impero Austro-Ungarico e si era premunito di immortalarla con tutti gli
onori. La missione della Imperial-Regia Marina da Guerra Austro-Ungarica era
quello di forzare il blocco degli Alleati sul canale di Otranto e decidere
le sorti della guerra nel Mediterraneo. Un cambio di passo nel conflitto che
meritava una registrazione cinematografica e così gli operatori e le macchine
da presa vennero imbarcati sulla Tegetthoff: quello che poi filmeranno sarà uno
dei più spettacolari affondamenti di una nave da guerra della Storia, ma,
contrariamente alle previsioni, subito dalla loro stessa flotta. Il
responsabile di tutto ciò fu Luigi Rizzo, in procinto di rientrare in Italia
dopo una missione con i MAS nel Mar Adriatico, vide quel fumo nero
all’orizzonte utilizzato poi come titolo per questo docu-drama. Il fumo era
quello delle corazzate austriache e Rizzo, anziché darsela a gambe, si gettò a
capofitto contro la flotta nemica: del resto il suo MAS – Motoscafo Armato
Silurante – doveva accorciare la distanza se voleva avere qualche chance di danneggiare
un colosso d’acciaio come la Santo Stefano. L’audacia di Rizzo colse
probabilmente di sorpresa gli austriaci che non fecero in tempo a reagire in
alcun modo: il motoscafo italiano si avvicinò alla nave da guerra austriaca,
lanciò i suoi missili e si allontanò a tutta birra, inseguito vanamente da una
delle navi d’appoggio nemiche. Dalle interviste della figlia Guglielmina, dei
nipoti Francesco e Giorgio, possiamo scoprire particolari inediti della vita di
Luigi Rizzo ma anche alcune nozioni tecniche fondamentali per chiare alcuni
dettagli della vicenda. Francesco è Capitano di Vascello e Giorgio Ingegnere
Navale e parlano quindi con cognizione di causa. Più intimo l’approccio di
Valerie Herrenstein, figlia di Franz Dueller, uno dei marinai sopravvissuti
della Santo Stefano. La donna, ormai anziana, scopre che il padre si comportò
da vero eroe, durante le fasi dell’affondamento, meritandosi la decorazione al
valor militare che gli venne in seguito conferita. Quest’attenzione alla
controparte, con una celebrazione dell’eroe italiano, Rizzo, bilanciata dalla
rievocazione del valore di Dueller, evita che il film possa in qualche modo
essere strumentalizzato a fini pseudo-propagandistici. Ben fatto. 
 


 
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