1644_1918 I GIORNI DEL CORAGGIO (Journey's End). Regno Unito, 2017. Regia di Saul Dibb
Potendo scegliere, la migliore trasposizione al cinema
del dramma teatrale Journey’s End di Robert Cedric Sherriff del 1928 è
quella omonima del mitico James Whale. Ma, visto la scarsa accessibilità
dell’esordio cinematografico del grande regista di Frankenstein (1931) e
L’uomo Invisibile (1933), anche 1918 – I
giorni del coraggio di Saul Dibb è un’ottima alternativa. Trama e
impostazione generale sono praticamente identiche: del resto spesso la matrice
teatrale connota in maniera indelebile i suoi testi e rimane riconoscibile
anche in successive e diverse trasposizioni. Il lavoro nel costruire una
struttura narrativa che possa reggere i limiti spazio temporali di una
rappresentazione dal vivo producono in genere sceneggiature perfettamente
funzionali che poi il cinema può sfruttare con profitto, concentrando i suoi
sforzi su aspetti tecnici più peculiari. In questo senso Saul Dibb fa un buon
lavoro, mantenendo grosso modo i pregi della trama e migliorando il realismo
delle azioni belliche, ad esempio. Certamente anche il colore rappresenta un
vantaggio, almeno in termini di gradimento odierno degli spettatori, sebbene il
bianco e nero abbia il suo fascino che andrebbe maggiormente considerato anche
dal grande pubblico. Il tema rimane quindi quello della impossibilità di
reggere il peso della responsabilità del comando, con il capitano Stanhome (Sam
Claflin) che si rifugia nell’alcol per poter continuare. Il dramma interiore
dell’ufficiale è messo in risalto dall’arrivo al fronte del fratello minore
della sua fidanzata, il tenente Raleigh (Asa Butterfield): il giovane non
ritrova più, nel suo superiore, il vecchio amico dei tempi borghesi. C’è anche
qui una buona rappresentazione di come affrontare le difficoltà fisiche e
morali di un conflitto, attraverso la caratterizzazione degli ufficiali che
vediamo sullo schermo. C’è chi è schiacciato dalla tensione come il tenente
Hibbert (Tom Sturrige) e c’è chi se la cava, come il tenente Trotter (Stephen
Graham) anche grazie alle scenette ironiche con il cuoco, il soldato Mason
(Toby Jones). Tutte cose che ritroviamo sostanzialmente uguali all’originale di
Whale e c’è naturalmente anche qui lo zio, ovvero il tenente Osborne
(Paul Battany), che riesce addirittura a fare da chioccia un po’ a tutti
quanti. Ma forse soltanto perché non è sua la responsabilità del comando per
difendersi dalla quale, invece, Stanhome trova rimedio ubriacandosi. Il film di
Dibb sembra avere un grado di accessibilità più facile rispetto al film di
Whale (non che questi fosse un film difficile, per la verità), com’è un po’
tipico del nuovo cinema, ma forse si esagera nel mostrare l’innocenza del
tenente Raleigh chiamando ad interpretarlo Butterfield che, in 1918 – I
giorni del coraggio non dimostra affatto i vent’anni che l’attore
britannico aveva al tempo. Tuttavia il risultato non cambia: anche il suo
tenente Raleigh faticherà a riconoscere il suo vecchio amico nel capitano della
sua compagnia. Faticherà, d’accordo, che la guerra è un orrore indicibile e gli
uomini veri, quelli che si assumono le proprie responsabilità, ne escono
pesantemente trasformati. Faticherà, quindi, ma prima che il suo viaggio arrivi
alla fine sull’improvvisato giaciglio, lo ritroverà accanto a sé.
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