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sabato 29 marzo 2025

1918 I GIORNI DEL CORAGGIO

1644_1918 I GIORNI DEL CORAGGIO (Journey's End). Regno Unito, 2017. Regia di Saul Dibb

Potendo scegliere, la migliore trasposizione al cinema del dramma teatrale Journey’s End di Robert Cedric Sherriff del 1928 è quella omonima del mitico James Whale. Ma, visto la scarsa accessibilità dell’esordio cinematografico del grande regista di Frankenstein (1931) e L’uomo Invisibile (1933), anche 1918 – I giorni del coraggio di Saul Dibb è un’ottima alternativa. Trama e impostazione generale sono praticamente identiche: del resto spesso la matrice teatrale connota in maniera indelebile i suoi testi e rimane riconoscibile anche in successive e diverse trasposizioni. Il lavoro nel costruire una struttura narrativa che possa reggere i limiti spazio temporali di una rappresentazione dal vivo producono in genere sceneggiature perfettamente funzionali che poi il cinema può sfruttare con profitto, concentrando i suoi sforzi su aspetti tecnici più peculiari. In questo senso Saul Dibb fa un buon lavoro, mantenendo grosso modo i pregi della trama e migliorando il realismo delle azioni belliche, ad esempio. Certamente anche il colore rappresenta un vantaggio, almeno in termini di gradimento odierno degli spettatori, sebbene il bianco e nero abbia il suo fascino che andrebbe maggiormente considerato anche dal grande pubblico. Il tema rimane quindi quello della impossibilità di reggere il peso della responsabilità del comando, con il capitano Stanhome (Sam Claflin) che si rifugia nell’alcol per poter continuare. Il dramma interiore dell’ufficiale è messo in risalto dall’arrivo al fronte del fratello minore della sua fidanzata, il tenente Raleigh (Asa Butterfield): il giovane non ritrova più, nel suo superiore, il vecchio amico dei tempi borghesi. C’è anche qui una buona rappresentazione di come affrontare le difficoltà fisiche e morali di un conflitto, attraverso la caratterizzazione degli ufficiali che vediamo sullo schermo. C’è chi è schiacciato dalla tensione come il tenente Hibbert (Tom Sturrige) e c’è chi se la cava, come il tenente Trotter (Stephen Graham) anche grazie alle scenette ironiche con il cuoco, il soldato Mason (Toby Jones). Tutte cose che ritroviamo sostanzialmente uguali all’originale di Whale e c’è naturalmente anche qui lo zio, ovvero il tenente Osborne (Paul Battany), che riesce addirittura a fare da chioccia un po’ a tutti quanti. Ma forse soltanto perché non è sua la responsabilità del comando per difendersi dalla quale, invece, Stanhome trova rimedio ubriacandosi. Il film di Dibb sembra avere un grado di accessibilità più facile rispetto al film di Whale (non che questi fosse un film difficile, per la verità), com’è un po’ tipico del nuovo cinema, ma forse si esagera nel mostrare l’innocenza del tenente Raleigh chiamando ad interpretarlo Butterfield che, in 1918 – I giorni del coraggio non dimostra affatto i vent’anni che l’attore britannico aveva al tempo. Tuttavia il risultato non cambia: anche il suo tenente Raleigh faticherà a riconoscere il suo vecchio amico nel capitano della sua compagnia. Faticherà, d’accordo, che la guerra è un orrore indicibile e gli uomini veri, quelli che si assumono le proprie responsabilità, ne escono pesantemente trasformati. Faticherà, quindi, ma prima che il suo viaggio arrivi alla fine sull’improvvisato giaciglio, lo ritroverà accanto a sé. 





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