1639_ALBA DI SANGUE (Crimson Romance). Stati Uniti, 1934. Regia di David Howard
Interessante melodramma che mischia numerosi temi, Alba di sangue di David Howard, conferma la tradizione che vuole i film sull’aviazione della Prima Guerra Mondiale come lavori di solida affidabilità. Il primo argomento che incontriamo, e che attraversa tutto il lungometraggio, è quello dell’amicizia, nello specifico tra due piloti americani, Bob Wilson (Ben Lyon) e Fred von Bergen (James Bush). Siamo nel 1916 e gli Stati Uniti non sono ancora entrati in guerra, cionondimeno gli americani stanno già dando un concreto appoggio all’Intesa e Bob e Fred sono infatti collaudatori in una fabbrica di aeroplani destinati agli alleati. In realtà l’esuberanza di Bob, che è uno scapigliato in ogni sua attività, finisce per mettere ad una prova troppo dura i velivoli e infatti assistiamo ad un tremendo incidente che peraltro vede uscire i nostri eroi incolumi. Ma questo mette sotto osservazione la coppia e a farne le spese è, ironia della sorte, proprio il più morigerato e prudente: Fred, che di cognome come detto fa von Bergen, è di evidenti origini tedesche e nel paese americano si sta rapidamente diffondendo un crescente sentimento antigermanico. Il giovane viene così sollevato dall’incarico e Bob, sdegnato da questa decisione dei suoi dirigenti, si licenzia a sua volta. Inseparabili i due amici cercano un altro impiego ma l’intolleranza verso le persone di origine tedesca è ormai diffusa in tutto il paese e quindi trovano tutte le porte chiuse. La tendenza americana all’intolleranza è quindi messa a referto dal lungometraggio: non è un elemento da sottovalutare perché se è vero che non viene approfondita più di tanto (è più che altro un pretesto narrativo), è però resa in modo esplicito e inequivocabile. Certo nel 1934, né Howard né gli autori del soggetto potevano sapere che la stessa situazione si sarebbe ripetuta, forse in modo anche più drammatico, anni dopo, stavolta nei confronti dei cittadini statunitensi di origine giapponese, dopo l’attacco di Pearl Harbor nel 1941. Tuttavia, pur in quei pochi passaggi, in Alba di sangue questa peculiare intolleranza a comando, tipicamente statunitense, è mostrata nella sua essenziale mancanza di fondamento logico.
Ha ragione Bob, il cittadino von Bergen è americano tanto e quanto lui; ma, disgustato da come è stato trattato dal suo paese, l’amico deciderà di andare in Germania, anche se questo vorrà dire unirsi al conflitto. Bob, che è un incallito dongiovanni a cui piace fare la bella vita, è il tipico americano (perlomeno nella concezione cinematografica che ne abbiamo) pronto a gettarsi nella mischia per amicizia e decide così di unirsi al socio nel viaggio in Europa. Qui gli aspiranti piloti dell’aviazione tedesca trovano due personaggi di particolare rilievo: il capitano Wolters (il mitico Erich von Stroheim) e, soprattutto, la bella infermiera Alida (Sari Maritza). Von Stroheim si atteggia nel ruolo del tipico ufficiale tedesco intransigente e sospettoso di questo americano che si è arruolato come pilota in un paese che, rispetto al proprio, se non ancora nemico è certamente ostile; dal punto di vista scenico la prestazione dell’attore è un’interpretazione sul velluto. Alida gioca invece, ovviamente, un ruolo più centrale, ponendosi al vertice del triangolo sentimentale tra Bob e Fred. L’americano parte ovviamente a testa bassa, forte della sua esperienza come casanova; Alida, para i colpi con nonchalance e, in un primo momento, gli preferisce l’amico. Ma poi il lavoro continuo e scorretto di Bob sgretola le difese della ragazza e mette in scacco Fred, oltretutto ingessato in una idealizzata venerazione della bella Alida, una strategia ben poco redditizia dal punto di vista sentimentale. L’amicizia tra i baldi giovani, a questo punto, si incrina e, a complicare ulteriormente la cosa, gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania. Considerando già lo scetticismo del capitano Wolters, è chiaro che la posizione di Bob si fa ora più critica e, proprio una sua assenza mentre era in compagnia di Alida, lo mette in una condizione di essere accusato di viltà se non di tradimento. Nel concitato finale, l’americano è lasciato fuggire dall’amico e i due si ritrovano faccia a faccia nell’ultimo scontro aereo, nel quale Fred si sacrifica contro Wolters per salvare la vita al rivale in amore. Il lieto fine sentimentale, con Alida e Bob, rende onore all’eroismo di Fred ma la regia opportunamente ne sfuma la retorica nel commento pacifista di mamma von Bergen (Bodil Rosing).
Nel complesso, Alba di sangue è un po’ un pastiche di ingredienti, è vero, ma ben dosato.
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