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domenica 23 marzo 2025

LA DISCORDE

1641_LA DISCORDE . Francia, 1976. Regia di Georges Franju

Nel 1978, tre anni dopo il non certo lusinghiero risultato del telefilm L’Homme sans Visage, Georges Franju ottiene l’incarico di dirigere un film televisivo della collezione Cinéma 16. Il regista era un autore capace e al tempo soltanto sessantaseienne; le speranze per un buon risultato erano legittime. Certo, ad essere onesti, guardando la filmografia di Franju appariva chiaro che il suo momento d’oro era sempre più lontano, legato ai cortometraggi e ai primi film su pellicola, in un arco temporale che andava dal 1949 de Le Sang des Bêtes al 1962 de Il delitto di Thérèse Desqueyroux. Poi c’erano stati altri lavori interessanti, spesso con spunti notevoli, ma la parabola della creatività dell’autore sembrava nella sua fase discendente. Una traiettoria inasprita e ripresa poi dal progetto L’Homme sans Visage nel suo complesso: accettabile il film Nuits Rouges che lo anticipava nel 1974 nelle sale– anche se decisamente inferiore al precedente simile L’Uomo in Nero del 1962 – assai meno riuscita la serie televisiva del ’75, conclusa in modo troppo raffazzonato anche per una sorta di feuilleton quale era. Questo suo nuovo lavoro si apre con un pizzico di ironia che lascia ben sperare: un film intitolato La Discorde [la discordia] si apre con l’atterraggio di un Concorde, il cui nome ha un significato letteralmente opposto. Ma è una falsa pista: Bernard (Daniel Gelin), l’uomo in arrivo, non troverà alcuna concordia nel suo ritorno a casa e di umorismo nel film ce ne sarà ben poco. Facoltoso uomo d’affari, Bernard si era progressivamente stancato della propria famiglia: la moglie Cécile (Francine Bergé) borghese perbenista, la figlia Francine (Geneviève Bender) “divorata dalla vanità” e il figlio Arnaud (François Nocher) un piccolo nazista. Quello che rendeva insopportabile la vita famigliare a Bernard era la convinzione che la moglie stesse recitando una commedia a bella posta, senza alcuna sincerità; quanto ai figli, due estranei di cui aveva quasi disprezzo. Come detto, La discorde viene trasmesso nel 1978; nel racconto Bernard fa ritorno dopo essere stato in Argentina dieci anni: se ne può dedurre che la situazione che aveva indotto l’uomo a lasciare il suo paese fosse quella precedente alla rivoluzione sessantottina. E’ altresì abbastanza evidente una certa somiglianza fisica tra Gelin e Franju, quasi che l’uomo d’affari del film fornisca una sorta di interpretazione autobiografica del regista. In effetti Franju è sempre stato critico con la società borghese e gli spunti di natura sociale sono presenti in molti dei suoi film, soprattutto quelli del periodo migliore. E’ però curioso che la figura maggiormente criticata dal regista, quella del patriarca borghese – La fossa dei disperati (1958) e Occhi senza volto (1960) per citare giusto due titoli – sia qui invece quella che funge da riferimento. Peraltro, per quanto la prospettiva sia quella di Bernard – attraverso la quale arriva la critica di Franju – anche il comportamento dell’uomo non è certo edificante. Lascia i suoi doveri, famigliari e anche professionali, per dieci anni e poi torna come se nulla fosse; mah. Tuttavia questi elementi sono ignorati dal racconto che si focalizza invece sulla trasformazione che Bernard trova al suo ritorno: la moglie è divenuta di sinistra, la figlia un’esperta d’arte rivoluzionaria e conduce una trasmissione radiofonica mentre il figlio una sorta di hippy. In realtà, almeno stando a Bernard/Franju è cambiato il copione ma le persone continuano a recitare: prima andava il credo borghese, ora quello rivoluzionario ma la mancanza di sincerità e autenticità è la medesima. Se Franju avesse continuato a lavorare, avrebbe potuto mettere a referto un ulteriore cambiamento, quando con gli anni 80 la borghesia rampante tornò prepotentemente di moda – trovando proseliti spesso proprio tra coloro la contestavano più ferocemente nel decennio precedente. Restando a La Discorde, si deve riconoscere che l’acume del regista è quindi rimasto intatto; oggettivamente assai meno la sua capacità di tradurlo in una prosa cinematografica davvero efficace.  




Al cinema di Georges Franju Quandolacittàdorme ha dedicato ENIGMA FRANJU - IL CINEMA DI GEORGES FRANJU 




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