Translate

mercoledì 21 agosto 2024

I LUNGHI GIORNI DELLA VENDETTA

1533_I LUNGHI GIORNI DELLA VENDETTA . Italia 1967; Regia di Florestano Vancini.

Florestano Vancini è un regista forse poco noto ma ben considerato per la sua vocazione documentaristica o comunque legata agli episodi storici e politici. Il suo apporto al western, naturalmente alla corrente italiana del genere, si distingue per le motivazioni che muovono il protagonista. Non sarà certo la prima volta –anche in uno spaghetti western– che vediamo il prim’attore alla ricerca di giustizia, ma fa comunque piacere notare l’attenzione posta prevalentemente ad una questione non strettamente economica. Infatti, qui abbiamo Faccia d’angelo, (nome con cui è anche conosciuto il film), appellativo dato a quel Ted Barnett interpretato da un pimpante Giuliano Gemma, che scappa dal penitenziario per tornare a Kartown a fare chiarezza sulle accuse che lo hanno portato alla condanna e, soprattutto, capire chi ci sia dietro alla morte del padre. E adesso occorre chiarire un equivoco lasciato prima in sospeso: si è parlato di ricerca di giustizia, mentre nel titolo del film si fa riferimento al concetto di vendetta. Il punto è che, in un ambiente dove la legge era tanto approssimativa quanto spietata, (nel film lo stesso Barnett rischia di finire impiccato per errore), i due concetti potevano anche sovrapporsi e, spesso, nel rivendicare giustizia in via e a titolo personale, si sconfinava in modo quasi naturale in una vera e propria vendetta. Del resto lo chiamavano Wild West, selvaggio ovest, mica per niente. Inoltre, e qui veniamo allo specifico del film, è proprio una caratteristica del western all’italiana quella di presentare una tendenza ad arrangiarsi nelle dispute più che a far riferimento alle istituzioni preposte: la sete di violenza, se così si può definire, durante gli anni ‘60 era ancora in fase embrionale, nella società italiana, eppure la nostrana corrente western la colse con grande lungimiranza, anticipando l’esplosione che nel decennio successivo infiammerà la penisola (i famigerati anni di piombo) con riflessi altrettanto esplosivi sugli schermi, grazie soprattutto al genere poliziottesco


In ossequio ai capisaldi del filone il protagonista di questa storia si inserisce come terzo incomodo tra due fazioni, anche se in questo caso non si tratta di due schieramenti contrapposti ma alleati. A Kartown detta infatti legge il signor Cobb (Conrado San Martìn), che tra i suoi uomini annovera anche lo sceriffo Douglas (Francisco Rabal); l’attività più redditizia di questo gruppo di criminali è vendere armi alla banda di messicani psedorivoluzionari del generale Porfirio: Ted Barnett metterà i bastoni tra le ruote a questo commercio e, non potendo agire come il cowboy senza nome di leoniana memoria che si alleava ora ad una ora all’altra fazione, si affida più che altro alla faccia tosta di un sontuoso Giuliano Gemma per muoversi tra le due linee nemiche. Gemma porta in dote quella leggerezza, eredità del suo personaggio più celebre in ambito spaghetti western, ovvero Ringo, ma il tono del lungometraggio nel complesso non è tra i più allegri. 

Se l’ironia è solo abbozzata, rispetto ai cliché del filone, Vancini compensa con una maggiore attenzione all’elemento femminile. Due le donne del film: Dulcie (Gabriella Giorgelli) ha la funzione di flirtale scherzosamente con Faccia d’angelo, sfruttando a dovere il physique du role di Gemma, mentre è più interessante il ruolo destinato a Dolly (Nieves Navarro). Dolly era legata a Barnett, ma quando questi viene incarcerato si sposa con lo sceriffo Douglas: il ritorno sulla scena di Faccia d’angelo la pone in difficoltà, e non si capisce bene se assecondi il gioco di questi in modo sincero o per convenienza. Nel finale, quando Barnett sta per essere impiccato, rompe gli indugi e si schiera apertamente con lui, rimettendo la vita in un finale classicamente tragico e decisamente insolito per uno spaghetti western. Insomma, pur nella tradizione piuttosto semplicistica a livello narrativo del western all’italiana (molti i passaggi poco realistici o comunque più consoni ai cosiddetti fumetti popolari), I lunghi giorni della vendetta presenta alcuni aspetti interessanti ed originali. Certamente il riscatto mediante sacrificio di Dolly su tutti.  Oltre ad una confezione complessiva certamente positiva.   

Gabriella Giorgelli 



Nieves Navarro 



Galleria



Nessun commento:

Posta un commento