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giovedì 23 maggio 2024

LA TORMENTA

1486_LA TORMENTA (Metel'). Unione Sovietica, 1964; Regia di Vladimir Basov.

Lo spunto alla base di questo film è un tantino azzardato, d’altra parte lo dobbiamo ad un autore geniale come Aleksandr Puškin: eppure non è certo questo elemento a inficiare la piena riuscita del film La tormenta di Valery Basov. Certo, il fatto che né Mar’ja Gavrilova (Valentina Titova), né Burmin (Georgij Martynjuk) si riconoscono dopo aver avuto in comune un pur fugace… matrimonio (!), è un po’ difficile da credere. Purtroppo, non esiste regista che possa essere così convincente come può esserlo uno scrittore –del calibro di Puškin, poi– e che riesca a far digerire proprio tutto quello che, al contrario, con un’abile prosa si può riuscire. La letteratura sfrutta in modo totale l’immaginazione del lettore, e quindi non ha quasi limiti: i limiti se li impongono scrittore e lettore e, a parte questi, vale sostanzialmente tutto. Il cinema, nel momento in cui mostra le immagini sullo schermo, manifesta il suo limite, che non è più totalmente affidato all’immaginazione di chi fruisce. Certo, il grande cinema deve sfruttare comunque la capacità di immaginare dei suoi spettatori, diversamente non riuscirà mai realmente ad entusiasmare, ma si tratta di un processo leggermente diverso. Questi elementi vanno tenuti in debito conto quando si valuta un film tratto da un racconto che forza un po’ la credibilità di quanto narrato, perché, diversamente, si rischia di essere severi oltre al giusto nei confronti della pellicola e di chi l’ha diretta. Il passaggio cruciale in questo La tormenta, è legato ad una storia sentimentale, come lecito attendersi dal maestro del romanticismo ottocentesco russo. Siamo in Russia, in epoca prenapoleonica, Mar’ja e Valdimir (Oleg Vidov), due giovani, si amano intensamente ma lui è solo un guardiamarina, mentre lei è nobile e ricca e la famiglia della ragazza non intende accettare la cosa. 

I due decidono quindi di sposarsi segretamente, senonché una tormenta, quella del titolo, coglie il povero Vladimir mentre era sulla strada. Intanto Mar’ja, forse per l’emozione, per l’eccitazione, per la paura, insomma, si sente male; Vladimir non si vede arrivare, ma è già tutto pronto e viene coinvolto Burmin, che sposa la giovane prima che questa si senta definitivamente mancare. Lasciato apparentemente da parte questo episodio, quasi come non fosse mai avvenuto, dimenticato, Mar’ja soffre continuamente e i suoi genitori accettano di mandarla in sposa a Vladimir, per vedere se la giovane riprende un po’ di vita. Ma il ragazzo rifiuta e, quasi come una sorta di ripicca, decide di andare in guerra: fatale, a Vladimir, a Battaglia di Borodino, contro l’armata di Napoleone. Sulla scena riappare Burmin, che vive nella tenuta accanto a quella dei Gavrilov, la famiglia di Mar’ja: dopo molte fasi di studio, di stampo tipicamente romantico, si chiaro, i due si innamorano. Burimin è un ufficiale degli ussari e ha un ferreo codice d’onore: una confessione gli è d’obbligo, alla donna che ama. Purtroppo non può sposare Mar’ja essendo stato coinvolto in un matrimonio con una sconosciuta. Per chiarire questo passaggio, racconta alla ragazza la vicenda della notte di tormenta, facendole tornare la memoria. Mar’ja si rivela quindi essere già sua moglie al che, anche lui, la riconosce. Da queste breve sinossi si può comprendere che sia una faccenda dura da raccontare e il pur diligente Valery Basov, in regia del film, prova ad aiutarsi con l’ausilio di un’invasiva voce narrante. Considerato la natura del testo è una soluzione che si può comprendere; purtroppo, l’onnipresente narratore finisce per esser il vero tasto debole dell’operazione.   

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2 commenti:

  1. eh sì, c'è poco da fare, ogni mezzo ha le sue "regole"...
    Molto bella l'ultima locandina dallo stile pittorico, mentre nella "testa bianca" un po' più sopra, con uno sforzo di immaginazione, ci vedo quasi Eva Kant ;)

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  2. Beh, si in effetti... sarà anche lo sfondo dall'atmosfera un po' inquietante

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