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martedì 3 marzo 2020

LETTO DI ROSE

530_LETTO DI ROSE (Bed of roses); Stati Uniti, 1939. Regia di Gregory La Cava.

Letto di rose, il titolo del film, suscita subito l’idea di una storia d’amore vissuto con anima (le rose) e corpo (il letto), e quindi è lecito aspettarsi una grande avventura romantica grondante sentimentalismo. Va beh, se abbiamo letto che il regista è Gregory La Cava, allora sapremo bene che la pellicola avrà un aspetto formale assai poco sdolcinato, sebbene in fin dei conti non tradisca le pretese romantiche annunciate dal titolo. Perché La Cava, che è un maestro della commedia, atteso ad un testo sentimentale, dà il via all’opera mettendo in scena due puttane che stanno per essere scarcerate: e scusate il linguaggio ma è per rendere in modo adeguato l’idea. Siamo ancora nel periodo pre-codice, per cui certe libertà non erano ancora vietate dal celebre Motion Picture Production Code del senatore Hays. Le due donne sono Lorry (un’adorabile Constance Bennett) e Minnie (un’invitante Pert Kelton), ma al centro dell’obiettivo della macchina da presa ci sarà la prima, decisamente più attraente. Il fatto che siano prostitute non rappresenta l’unico neo nella condotta morale delle due giovani: già durante la scarcerazione, appare evidente come non siano state affatto redente dal carcere; appena uscite rimediano subito un passaggio sfruttando le proprie grazie, sebbene Lorry, in un frammento forse poco appariscente, dialoga con il cappellano in modo da far intuire, nel profondo, una certa nobiltà d’animo. Imbarcatesi su un traghetto per New Orleans, adescano due gonzi ben forniti di denaro, ad uno dei quali (Mr. Oglethorpe) Lorry sottrae 600 dollari. Vistosi scoperta, si tuffa nel fiume pur di non venir catturata. Qui è pescata da Dan (un aitante Joel McCrea), un barcaiolo che, dopo uno scambio di reciproche spinte nel fiume, la tiene a bordo. 

Avendo perso nel fiume i 600 dollari rubati sul traghetto, Lorry deruba anche Dan, e la mattina successiva, dopo l’approdo, sparisce dalla circolazione. Con questi soldi, Lorry si organizza e riesce a invischiare in una trappola vagamente ricattatoria Stephen Paige (John Halliday), un facoltoso uomo d’affari; il quale, pur con qualche riluttanza, finirà per cedere al fascino della ragazza. Sistemata da Stephen in un agiato appartamento, Lorry dorme nel Letto di rose che dà il titolo al film; al momento l’uomo la tiene un poco defilata, ma è chiaro che la situazione ha come sviluppo il definitivo salto in società della ragazza, una volta convinto l’impenitente scapolo a sposarla. Eppure, proprio quando tutto sembra andare secondo i sui piani, Lorry compie un gesto inaspettato che metterà in crisi l’ingranaggio che lei stessa aveva imbastito: la ragazza va infatti a restituire i soldi a Dan. 


Il quale la perdona praticamente subito: i due calano le carte sul tavolo, l’amore è reciproco. Qui c’è uno dei passaggi migliori dell’opera: Lorry, bravissima nello stuzzicare e nel gestire poi le reazioni delle controparti maschili, si ritrae, spaesata, quasi intimorita quando Dan le propone, con naturalezza, di rivedersi. E come se la donna si rendesse conto di essere ad una svolta, meglio ad un bivio e dovesse scegliere quale letto di rose: quello materiale di Stephen o quello d’amore di Dan. E quella punta di rammarico, quella leggera incertezza, è comprensibile, se dopo una vita passata ad inseguire ed ottenere l’agiatezza economica, l’offerta del barcaiolo arriva a scombinarle tutti i piani. Decisa a mollare tutto per di vivere con Dan, la donna ritorna all’appartamento per chiarire le cose con Stephen; un ulteriore scalino nella risalita morale della ragazza. 

Il vecchio uomo d’affari è però scaltro e, pur di non perdere la ragazza, fa opportunisticamente leva sulla ritrovata moralità della donna: Dan è ignaro della vita condotta da Lorry, dei suoi trascorsi di prostituta e dei suoi raggiri per accasarsi con Stephen. Le parole del vecchio scuotono la ragazza: forse non è tanto la paura di essere rifiutata, quanto la consapevolezza di non essere all’altezza di un uomo onesto, ad imprimere una nuova svolta imprevista alla vita di Lorry. Rinuncia alla vita agiata con Stephen, ma non va neanche all’appuntamento con Dan, cercando piuttosto di ricostruirsi una vita onesta e rispettabile, lavorando come commessa. C’è quindi il tentativo di evitare scorciatoie di comodo, di pagare i propri debiti prima di accampare qualche pretesa di felicità o di amore. Siccome gli americani sono maestri nella commedia e anche nell’arte della sceneggiatura, sanno che qualcosa ancora non torna nella pur magnifica architettura di questa storia. 

Ovvero, se davvero la ragazza è in cerca di redenzione, come la mettiamo coi 600 dollari rubati sul traghetto a Mr. Oglethorpe? Ecco allora che il babbeo derubato ritorna sulla scena, ora nelle vesti di succube marito di Minnie: un po’ come dire che, ad un simile idiota, non vale la pena rendere i soldi. Scherzi a parte, Minnie e marito al guinzaglio, sono utilizzati da Stephen per riagganciare, senza successo, Lorry; successo che invece arriderà al ritorno sulla scena di Dan, al quale Lorry non proverà nemmeno ad opporsi. E successo sarà anche per Minni, che nell’ultimo fotogramma bacia il bracciale di diamanti, in origine strumento dell’ultimo vano assalto di Sthepen a Lorry, ma che ora adorna il suo polso. Bye bye Oglethorpe.               






Pert Kelton



Costance Bennett









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