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mercoledì 23 luglio 2025

93: BATTLE FOR UKRAINE

1702_93: BATTLE FOR UKRAINE , Ucraina 2018, 2020 e 2023. Regia di Lydia Guzhva


A scoprire che si tratta di una produzione indipendente, imbastita dall’esordiente regista Lydia Guzhva e dal militare Vadym Veydi, in origine giornalista freelance e in seguito arruolatosi nell’esercito ucraino, si rimane sorpresi per la professionalità e la cura formale che contraddistingue 93: Battle for Ukraine. Si tratta di un documentario storico bellico suddiviso in tre capitoli, che ripercorre cronologicamente le prime fasi della guerra russo-ucraina attraverso l’operato della 93sima Brigata Corazzata Kholodnyi Yar dell’esercito di Kyiv. Lo schema del film ricorda i documentari dei canali tematici come History Channel, con interviste, scene dal vero e mappe degli eventi, che permettono di comprendere in modo chiaro ciò che avviene sul campo di battaglia. Il primo capitolo, First Days of War - The story of the 93rd Brigade Kholodnyi, realizzato nel 2018, incomincia documentando le difficoltà incontrate dall’esercito di un Paese che non si aspetta di ritrovarsi coinvolto in una guerra, con problemi come la mobilitazione, l’addestramento delle truppe, e l’approvvigionamento di armi. Il fatto che i separatisti, di loro altrettanto impreparati, abbiano avuto sin da subito il pronto appoggio dell’esercito russo, un’autentica macchina guerra organizzata e astutamente preparata già in precedenza all’evenienza, ha acuito le difficoltà dei nazionalisti. Tuttavia, non c’è come una guerra per velocizzare i tempi di apprendimento e, ben presto, si entra nel vivo degli scontri. Tra gli episodi bellici rilevanti raccontati nel primo episodio il più tremendo è il terribile Calderone di Ilovays'k, un’autentica carneficina con gli ucraini fatti a pezzi dal bombardamento russo mentre cercavano di ritirarsi. Stando alla versione ucraina e occidentale, i filorussi avevano promesso un «corridoio  verde», un passaggio che avrebbe consentito ai nazionalisti di evacuare l’area incolumi: in realtà era la più infida delle trappole e il battaglione fu praticamente distrutto.
Il 14 agosto 2020, a Leopoli, venne presentato il secondo capitolo dell’opera, presso il Lviv Film Center; queste le parole del coautore di 93: Battle for Ukraine, Vadym Veydi: “Nonostante il fatto che ci sia una triste tendenza al sostegno alle posizioni filo-russe da parte di alcuni media civili ucraini, la situazione nelle forze armate ucraine è notevolmente migliorata rispetto alla situazione all’inizio della guerra. Sono stati creati servizi per la stampa e sono arrivate persone ideologicamente interessate a svilupparli... Che video che solo ora vengono mostrati alle forze armate ucraine! Sono pieni di patriottismo, forza e fede!” [Maria Kull, La Prima del documentario militare 93: Battle for Ukraine si è svolta a Leopoli, dal sito GalInfo.com.ua, pagina web https://galinfo.com.ua/news/u_lvovi_vidbulasya_premiera_viyskovodokumentalnogo_filmu_93_biy_za_ukrainu_348967.html, visitata l’ultima volta il 28 dicembre 2024]. L’entusiasmo ardente dello sceneggiatore del documentario rivela la matrice apertamente schierata di 93: Battle for Ukraine, cosa del resto già ben evidente guardando il film. Si tratta, in buona sostanza, di un’opera di propaganda, pienamente lecita in tempo di guerra da parte dei soggetti coinvolti, alla quale lo spettatore neutrale può approcciare senza problemi o timori, a patto di  tenere ben presente la natura dell’operazione. Il secondo capitolo, War Diary of the 93rd Brigade Kholodnyi si apre con alcuni interessanti considerazioni di Roman Huba «Malyi», comandante del primo battaglione, e Oleh Mikats «Desna», comandante dell’intera brigata. Secondo i due ufficiali, la guerra russo-ucraina fu preparata per tempo dal Cremlino, addirittura una quindicina d’anni prima dell’annessione della Crimea, l’evento che diede il là alle operazioni di Mosca. Huba fa un resoconto evidente: ai tempi della dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Ucraina vantava un esercito forte di 450.000 militari, che scesero nel tempo a 80.000, per arrivare, con gli uomini pronti all’azione, ai soli 6000 mila nel 2014. Mikats è perfino più esplicito, accusando di quest’opera di distruzione dell’esercito ucraino gli ultimi due ministri della difesa, di cui sottolinea il fatto che fossero russi. La realtà è un po’ più complessa da stabilire, ma non deve essere molto diversa da quanto dichiarato dal comandante della 93sima Brigata. Forse l’ufficiale si riferisce a Dymitro Salamatin, nato in quello che ora è il Kazakistan e Ministro della Difesa nel 2012, accusato, tra le altre cose, di tradire il Paese in favore della Federazione Russa [dalla voce di Wikipedia inglese dedicata a Dymitro Salamatin, pagina web https://en.wikipedia.org/wiki/Dmytro_Salamatin, visitata l’ultima volta il 28 dicembre 2024] e a Pavlo Lebedyev, nato effettivamente in Russia e Ministro della Difesa tra il 2012 e il 2014, accusato di diserzione [dalla voce di Wikipedia inglese dedicata Pavlo Lebedyev, pagina web https://en.wikipedia.org/wiki/Pavlo_Lebedyev, pagina web visitata l’ultima volta il 28 dicembre 2024]. Per quanto, accuse simili sono state indirizzate anche al Ministro della Difesa precedente, Mykhailo Yezhel, in carica dal 2010 fino al 2012 reo, secondo i tribunali ucraini, di aver venduto indebitamente due bombardieri alla Russia e di diserzione [dalla voce di Wikipedia inglese dedicata Mykhailo Yezhel, pagina web https://en.wikipedia.org/wiki/Mykhailo_Yezhel, pagina web visitata l’ultima volta il 28 dicembre 2024], per non parlare di quelle rivolte al Capo di Stato Maggiore Volodymir Zamana che, secondo il procuratore militare, avrebbe privato l’Ucraina del suo sistema di difesa avendo sciolto le divisioni missilistiche [dalla voce di Wikipedia inglese dedicata Volodymir Zamana, pagina web https://en.wikipedia.org/wiki/Volodymir_Zamana, pagina web visitata l’ultima volta il 28 dicembre 2024]. Insomma, le parole degli ufficiali della 93sima Brigata non sembrano affatto campate per aria e gettano una luce diversa su tutta quanta la crisi. Per quel che concerne le operazioni belliche, il secondo episodio si concentra sull’Assedio all’Aeroporto di Donets'k, dove i nazionalisti furono in grado di resistere quasi quattro mesi ai pesanti attacchi dell’artiglieria filorussa. Un’altra pagina di epica che, peraltro, gli ucraini si sarebbero risparmiati volentieri; ma è altresì vero che questi episodi stanno cementando sempre più il patriottismo della popolazione sotto attacco. Come Fisica insegna, «Ad ogni azione corrisponde un’azione uguale e contraria», [Terzo Principio della Dinamica] pertanto le manovre di Putin stanno sortendo anche effetti non certo favorevoli ai suoi stessi scopi.  
   
Stando al trailer, il terzo capitolo della serie, al momento ancora in lavorazione, continuerà a seguire le vicende dell’esercito ucraino nella guerra contro l’invasore, fornendo un rapporto dettagliato, ad esempio, sulla Battaglie di Marinka o Pisky. Non resta che aspettare la diffusione del documentario.




    LA STUDENTESSA E L'ORSO è uno studio sulla guerra russo-ucraina attraverso il cinema. 



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