1698_DISONORATA (Dishonored), Stati Uniti 1931. Regia di Josef von Sternberg
Da un punto di vista visivo Disonorata di Josef von Sternberg con la divina Marlene Dietrich è
un film molto affascinante. La storia in sé, invece, non appare troppo
convincente e questo è forse un limite che stavolta il grande regista di
origine austriaca non è riuscito a mascherare a dovere. Abilità nella quale
l’autore era in genere sublime maestro: del resto il tema delle maschere è
onnipresente anche in Disonorata,
dalla festa carnevalizia ai travestimenti a cui si sottopone la Dietrich. E poi, in qualità di
racconto della Prima Guerra Mondiale
ambientato tra gli alti ufficiali degli Imperi Austroungarico e Russo, con loro
caratteristiche uniformi, Disonorata
sembra quasi un film in costume. La
protagonista poi, passa da due ruoli che prevedono in un certo senso l’utilizzo
di maschere: è una prostituta, e quindi si veste secondo i codici del
desiderio, che diviene una spia, nome in codice X-27, che del travestimento fa
uno degli strumenti per ingannare il nemico. E, in definitiva, Disonorata è un inganno: a partire già
dal titolo, sebbene pare che von Sternberg avesse previsto X-27 per intitolare l’opera. Tuttavia il Disonorata poi scelto è funzionale: Marie, il personaggio della
Dietrich, è disonorata per aver tradito il proprio paese nel momento in cui
agisce, per la prima volta, per vero amore, e quindi semmai con azione degna
del più alto onore. E’ un film importante, Disonorata,
sia per von Sternberg che per la
Storia del cinema in generale; Marlene merita un discorso a
parte, essendo una vera divinità cinematografica e quindi al di fuori, meglio
al di sopra, queste classificazioni. Disonorata
è importante perché ribalta completamente il ruolo della donna nell’economia di
un racconto di avventure; per di più un racconto di guerra, e quindi un
racconto maschile per antonomasia. Certo, si parla di spie e questa attività,
con il tema del mascheramento e dell’inganno, rimette in gioco la figura
femminile in modo già noto all’epoca: la donna è da sempre maestra nell’arte
del desiderio e quindi dell’inganno e questo la rende perfetta per il ruolo di
spia. Ma l’operazione di von Sternberg è sopraffina e niente affatto scontata.
Ovviamente con Marlene sullo schermo per la maggior parte del tempo se ne
sfrutta la capacità seduttiva: difficile trovare qualche altro esempio con il
fascino che aveva la diva di origine tedesca. E nel film, non si eccede nemmeno
troppo, in questa direzione, tanto che con l’attendente zarista la nostra X-27
gioca a fare l’ingenua contadina russa perdendo tempo senza concedere nulla, in
termini piccanti, al povero
ufficiale. Certamente più consono alla fama della Dietrich il modo in cui gioca il colonnello Hindau (Warner
Oland), l’ufficiale austriaco traditore, nella prima parte del film. Ma il
passaggio cruciale è quello decisivo ed è di tutt’altra natura: ovvero quando
offre la possibilità di fuggire all’acerrimo nemico, il colonnello russo Kranau
(Victor McLaglen). Kranau è una spia e si è già scontrato due volte con X-27,
la seconda delle quali venendo sconfitto e graziato dall’uso di un semplice
sonnifero da parte della donna. Ora Kranau è prigioniero, è stato riconosciuto
come pericolosissima spia e quindi va incontro a morte certa. Marie non
dimentica, però, che l’uomo le concesse una notte d’amore quando era lei a
trovarsi in quella scomoda posizione; o forse erano state le parole
dell’ufficiale, che aveva più volte detto di essersi innamorato di lei, a farle
sciogliere l’ostentata freddezza sentimentale.
Fatto sta che ora Marie amava
quell’uomo condannato a morte e, lasciandolo fuggire, si sacrificava al suo
posto. L’aspetto inconsueto non è nell’estremo sacrificio della donna per
l’uomo amato; ma è che la donna, in questo caso, ha soppiantato l’uomo nel suo
ruolo. In pratica è la damigella in pericolo a salvare il cavaliere. Marie è
una spia tanto quanto Kranau, ma è stata più in gamba di lui; ora è lei ad
avere la pistola dalla parte del manico (riferimento, se vogliamo, anche
fallico). Ciononostante la
Dietrich ha fatto questo senza perdere un grammo del suo
fascino femminile ma semmai condensando su di sé i ruoli attivi, rilevanti e
dominanti. Kranau è un bellimbusto, aitante e sorridente, ma non può andare
oltre ad una certa verve fisica. Non a caso, probabilmente, è interpretato da
Victor McLaglen, un attore bravo ma senza lo spessore, anche scenico, di un
Gary Cooper o di un John Wayne. Il suo ripetere più volte la parola amore, il
più profondo dei sentimenti, fa il paio con la superficialità con cui, appena
vede uno spiraglio per fuggire, vi si butta a capofitto senza nemmeno accorgersi
che Marie aveva volutamente, e in modo smaccatamente esplicito, perso la
pistola di mano per favorirlo. Il finale, con la fucilazione della donna
ritornata nei panni di prostituta, chiude il film in un cerchio perfetto. Con
un suicidio di una donna di facili costumi si era aperto Disonorata, con un suicidio (di fatto) di una donna della stessa
risma si chiude. Come a smentire che con il suo film von Sternberg abbia detto
qualcosa di nuovo: se siamo degli ottusi come Kranau o gli ufficiali austriaci,
non abbiamo di che preoccuparci. Diversamente, sapremo perché Marlene Dietrich
è Marlene Dietrich.
Marlene Dietrich
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