Translate

martedì 9 luglio 2024

UNA NUOVA VITA

1510_UNA NUOVA VITA (The death of me yet). Stati Uniti 1971; Regia di John Llewellyn Moxey.

Terzo film di John Llewellyn Moxey trasmesso in prima visione dalla rete ABC nell’ottobre del 1971, Una nuova vita è l’ulteriore dimostrazione della versatilità del regista inglese. Solo in quel mese, dopo la fantascienza distopica de L’ultimo bambino e l’horror de Il gusto del peccato, è la volta del racconto di spionaggio. L’intreccio elaborato ma allo stesso tempo sufficientemente agile, tratto da un racconto di Whit Masterson – che nel curriculum vantava il soggetto per L’infernale Quinlan – è mantenuto avvincente e scorrevole dalla regia sobria e dinamica di Moxey. In effetti non è una trama ricca di azione, quella di Una nuova vita, ma che frutta le possibilità narrative dei blocchi contrapposti della Guerra Fredda. Tuttavia i colpi di scena non mancano, d’altra parte Moxey in regia è una garanzia in questo senso. Il primo dei quali è forse il più sorprendente anche perché ha una matrice storica: siamo in una tipica città degli Stati Uniti, il protagonista della nostra storia è Edward Young (Doug McClure), il classico tipo dell’americano dei film, sua moglie Alice (Meg Foster) è una donna bella e affascinante, proprio come un’attrice di Hollywood. Sembra il classico inizio di un film ambientato in America: invece no. Siamo in Unione Sovietica, in una cittadina ricostruita in tutto e per tutto come se ci si trovasse negli Stati Uniti. Si tratta di un fatto storico: durante la Guerra Fredda i russi allestirono alcune città tipicamente americane per allenare le spie del KGB a muoversi con disinvoltura nell’ambiente del nemico per potervici poi infiltrare. Che è esattamente l’incarico che riceve Edward, costretto quindi a lasciare la bella Alice che, pur non essendo la sua vera moglie ma semplicemente una collega, aveva per lui un forte interesse sentimentale. Dopo un balzo narrativo di alcuni anni, ritroviamo il nostro protagonista in una situazione del tutto analoga: ora si chiama Paul Towers, ha una solida professione ed è sposato con Sybil (Rosemary Forsyth), bella anche più di Alice anche se forse dotata di un fascino meno magnetico. Tutto sembra tranquillo: siamo nel corso di una missione segreta del KGB? E quale sarebbe lo scopo? Poi, la tranquillità di Towers viene incrinata: qualcuno tenta di ucciderlo sabotandogli le bombole dell’ossigeno durante un’immersione e suo cognato, Hank (Dana Elcar) un uomo in affari con il governo americano, gli propone un importante incarico. Per ottenerlo, deve però passare al vaglio dell’agente FBI Joe Chalk (Darren McGavin), un mastino scettico che Sybil definisce in modo assai azzeccato: “un tritacarne in cui una volta avevo infilato un dito”. I dubbi di Chalk sono anche i nostri: Towers sta facendo il doppio gioco? 

Oppure quando ha lasciato la Russia ne ha approfittato per cambiare vita? E chi ha cercato di ucciderlo durante l’immersione? La situazione non è affatto chiara. La stessa Sybil, in un momento di crisi sentimentale col marito, sottolinea come l’animo dell’uomo abbia sempre un’area riservata oltre la quale le sia impedito accedere. E’ curioso che, per un ruolo ambiguo e poco limpido venga scelto un attore come McClure, che ha l’aspetto del tipico ragazzone americano; McGavin è un tipo assai più losco ma nel film su di lui non aleggia alcun dubbio. Moxey, come suo solito, ama mischiare le carte e, all’alba degli anni Settanta, ci mette già in guardia da quello che diventerà garanzia si successo e affidabilità solo nel decennio successivo. Tuttavia almeno su Tower, man mano che la trama si sviluppa, le perplessità vengono meno almeno finché non ritorna in gioco Alice: il pirotecnico finale ricorda il triello de Il buono, il brutto e il cattivo (1966) di Sergio Leone e permette a Moxey di chiudere in modo efficace. Per mettere all’angolo Towers i russi hanno rapito Sybil; l’uomo arriva alla resa dei conti e si trova a tu per tu con Alice che, va ricordato, è un agente del KGB. La traccia sentimentale si sovrappone a quella spionistica, rispettando pienamente uno dei cliché del genere; Alice sparerà all’uomo che ama? O alla rivale? E Towers, avrà lo stomaco di sparare ad una donna, per quando sia una spia? A rompere l’equilibrio arriva una delle spie russe ricercate dagli americani, Nylec (Allen Jaffe): l’agente sovietico non ha scrupoli morali né sentimentali e va per le spicce. Alice, con un bel colpo di scena, si sacrifica per salvare Towers: le spie russe rimangono sul terreno, quella che ormai possiamo definire americana si salva ma ormai è bruciata. Per la sicurezza di Sybil e del figlio in arrivo, Towers viene dato per morto. Stavolta sono gli americani a chiedergli di iniziare da capo, in una situazione che riprende quella dopo l’incipit. La Guerra Fredda, americani, russi, buoni, cattivi: guardando la ciclica specularità della trama, difficile capire le reali differenze.



Meg Foster 




3 commenti:

  1. Quello della Guerra Fredda è un periodo storico che mi affascina molto e ogni volta che capita un qualche documentario sull'argomento cerco di vederlo... Ora però tu mi hai messo curiosità anche per quel finale che riprende il Triello! :))

    RispondiElimina
  2. Temo che "Una nuova vita", come altri film di Moxey, non sia semplice da recuperare. C'è la versione originale su you tube, dialoghi in inglese. https://www.youtube.com/watch?v=bD2hdbNvWRc

    RispondiElimina
  3. Ok, grazie... Quantomeno permette di farsi un'idea sulle atmosfere del film... 👌🏻

    RispondiElimina