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sabato 13 luglio 2024

PER IL RE E PER LA PATRIA

1512_PER IL RE E PER LA PATRIA (King and Country). Regno Unito 1964; Regia di Joseph Losey.

Considerato un caposaldo del cinema antimilitarista, Per il Re e pel la Patria di Jospeh Losey è un film nel complesso interessante tratto dall’opera teatrale Hamp di John Wilson. Da un punto di vista tecnico la qualità della regia di Losey è indiscutibile; alcune sue scelte sono audaci, altre spiazzanti, sebbene nel suo insieme l’opera conservi una struttura di derivazione teatrale abbastanza tradizionale. L’ambientazione chiusa, tipica delle pièce teatrale, è qui ben incarnata dalla trincea, con le varie strutture, la prigione, il comando, la camerata, contenute dalle fortificazioni improvvisate immerse nel fango e inondate dall’acqua. In uno scenario già claustrofobico di suo, l’effetto opprimente è aggravato dalla costante pioggia e dal borbottio dei cannoneggiamenti che preannunciano l’imminente battaglia di Passchendaele, altrimenti nota come la terza battaglia di Ypres. Il riferimento storico non è gratuito perché serve a collocare temporalmente gli eventi nel luglio del 1917, ovvero dopo tre anni di guerra ininterrotta: un dettaglio che servirà ad argomentare la sua tesi al capitano Hargreaves (un intenso Dick Bogarde). L’ufficiale dell’esercito inglese è chiamato infatti a fungere da sorta di avvocato difensore per il soldato Hamp (Tom Courtenay), accusato di diserzione. Il militare era stato pescato mentre se ne andava a piedi verso i porti di imbarco, non proprio vicinissimi alla prima linea, in verità; stava tentando, almeno stando alle sue parole, di tornare in Inghilterra. La storia assemblata dal racconto originale di James L. Hodson e condivisa da Wilson e Losey mette quindi in preventivo due attenuanti ad un’eventuale accusa di diserzione ai danni di Hamp: i tre lunghi anni di guerra all’attivo del militare senza note disciplinari negative e un suo stato mentale, al momento dell’arresto, non precisamente lucido. Il soldato stava andando a piedi in Inghilterra dal Belgio, considerando anche le sue condizioni fisiche prostrate da tre anni di vita in trincea: non esattamente un’idea plausibile ad una persona sana di mente. 

A questa base che non depone, in effetti, a favore di una sua condizione mentale ottimale, si aggiungono una serie di elementi che emergono dai colloqui tra lo stesso Hamp e il capitano Hargreaves, come detto suo difensore designato per il processo davanti alla corte marziale. Hamp si dimostra una persona semplice, un ragazzo che ha smesso gli studi a 12 anni, la cui moglie pare lo tradisca e che, nella sua ingenuità, si era offerto volontario per arruolarsi. Al culmine di queste vicissitudini l’esplosione di una granata aveva colpito un suo concittadino e ora commilitone, che era rimasto praticamente disintegrato dallo scoppio a pochi passi da lui. I resti del corpo del suo compagno d’armi se li era trovati addosso. Quando poi era scivolato e stava sprofondando in un cratere da esplosione, finendo quasi intrappolato dal fango, si era talmente spaventato da cercare di scappare via, via lontano dai cannoni, dalle loro esplosioni e dal loro incessante rumore. In un normale processo le attenuanti per il povero soldato Hamp c’erano tutte. L’errore di Hargraves, ma anche di Losey, volendo vedere, è considerare la Corte Marziale un tribunale comune. Se il capitano è giustificabile perché non aveva alternativa, diverso è il caso del regista e, forse, dell’intero Free Cinema, la corrente cinematografica inglese del periodo di cui Per il Re e pel la Patria fa parte. Il punto che fa capitolare il capitano difensore è che, per quanto il suo discorso sia ampiamente condivisibile, lo è in assoluto ma non davanti ad una Corte Marziale. Il tribunale militare di guerra sottostà, infatti, alle regole belliche che, essendo già inaccettabili dal punto di vista umano (si tratta di leggi che permettono di uccidere anzi, praticamente spronano a farlo) possono tranquillamente ignorare le abituali logiche di pensiero  della vita civile. 

E’ un esercizio sterile cercare di dimostrare che Hamp non fu un vigliacco: probabilmente il soldato lo fu, e più che comprensibilmente anche. Ma per una Corte Marziale dell’epoca, (anche del tempo dell’uscita del film e forse perfino di oggi), erano distinzioni pericolose da accettare: facile che in breve tempo i casi di shell shock veri o presunti si sarebbero moltiplicati. Come detto, è forse qui che risiede il limite del film di Losey e anche una delle note distintive del Free Cinema: la critica al sistema è fatta accettando di giocare con le regole del sistema stesso e, a conti fatti, non vi è possibilità di sovvertire il pronostico. Il capitano Hargreaves pretende di fare l’avvocato come si trovasse in un processo ma è di fronte ad una Corte Marziale. In questo senso sia lui che Losey dimostrano un’ingenuità disarmante. Porre come condizione di base che il colonnello (Peter Copley) e gli altri della corte abbiano anche solo una vaga intenzione di prendere seriamente in esame il comportamento di Hamp significa porre la questione in termini inesatti. Un disertore in tempo di guerra, anzi al fronte, è praticamente matematico che venga passato per le armi. E chiunque lasci il suo posto allontanandosi volontariamente dalla prima linea è inevitabilmente un disertore. Nella logica bellica queste considerazioni non sono argomentabili. Ed è proprio per questa sua incapacità di comprendere la complessità delle situazioni e della realtà, che la logica bellica va rigettata in toto. A prescindere. Non si può mettersi a discuterne, perché non esiste ipotesi di discussione. Losey ritiene, invece, di poter fare una critica costruttiva, mostrando quanto la Corte Marziale sia stata poco sensibile. Ma la sua è un’operazione ininfluente. Purtroppo, e va detto con grande rammarico, la metafora dei soldati che scimmiottano il processo mettendo sotto accusa un ratto si ritorce contro lo stesso regista. Certo, i giovani militari stanno prendendo di mira la corte marziale che condanna Hamp, con la loro la farsa ai danni del roditore. Peccato che il loro ludico operato finisca per ricordare anche Losey che gioca ai processi militari con il suo Per il Re e per la Patria.






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