Translate

giovedì 16 aprile 2020

INCANTESIMO

552_INCANTESIMO (Holiday); Stati Uniti 1938. Regia di George Cukor.

In genere ci si lamenta degli inopportuni cambi di titolo che i nostri produttori hanno troppo spesso l’abitudine di imporre ai film stranieri. E non è che, in questo caso, Incantesimo sembri troppo appropriato a quello che vediamo sullo schermo ma, almeno, ci offre una sponda interpretativa per un aspetto inconsueto dell’opera in questione. Incantesimo è infatti un film del 1938, per la regia di George Cukor, che uscì perciò nelle sale nel periodo di poco successivo alla Grande Depressione; l’opera teatrale alla sua origine, Holiday (titolo originale anche del film), di Philip Barry, risaliva invece a dieci anni prima, l’apice dei ruggenti anni venti. E, quindi, l’impressione che deve aver fatto vedere i protagonisti del film con atteggiamenti ormai fuori dal tempo può ben essere paragonata appunto ad un Incantesimo. Il protagonista maschile della storia, John Case (un John a caso, quindi) brillantemente interpretato da Cary Grant, è un arrampicatore sociale che sta facendo soldi e carriera e si innamora di una ricca rampolla della borghesia aristocraticizzata  americana. Che non è Katharine Hepburn; lei è, Linda, la sorella della rampolla in questione, ovvero quella che scombinerà, come prevedibile, la storia sentimentale originaria. Insomma, John vuole sposare Julia Seton (Doris Nolan) ma, in un’epoca in cui il denaro sta celebrando il suo status di nuovo dio nella nazione americana, non è che si possa concedere la mano di una ricca futura ereditiera al primo pur volenteroso e danaroso giovanotto che il caso ci presenta. L’establishment borghese americano aveva ormai raggiunto la supponente arroganza della nobiltà del vecchio mondo ed entrare a farne parte non era cosa così scontata. Questo fino al 1929. 

La crisi diede una bella spazzolata a quel bel mondo, visto che molti ricchi si trovarono in mutande dalla sera alla mattina mentre, con le successive riprese economiche, nuovi facoltosi poterono approfittare delle situazione maturata per intraprendere la scalata sociale. L’impostazione dell’opera, quindi, verte su presupposti che nel 1938 erano radicalmente mutati, sebbene dalla prospettiva dei giorni nostri tutto questo può sembrare poco significativo. Rimane, però, la capacità registica di Cukor che tratteggia la sua storia in modo ovattato e garbato, tanto che perfino la Hepburn rimane confinata in un’inconsueta discrezione. Figurativamente questo avviene anche con la rinuncia, da parte di Linda, ovvero il suo personaggio, di prendere parte alla festa di capodanno nella sontuosa Residenza Seton dove si annuncerà la data del giorno delle nozze tra John e Julia. Ma, pur standosene rinchiusa nel sobrio appartamento al quarto piano, Linda riuscirà a mandare a gambe all’aria i piani alla sorella, seppure in modo discreto e non del tutto consapevole (il Cukor’s touch). John, infatti, finirà da sé per rendersi conto che le sue idee sul denaro, importante ma non così fondamentale, se non collimano per nulla con Julia e il suo mondo, trovano in Linda la sponda perfetta. Ma con la Hepburn e Grant sullo schermo, soltanto pochi mesi dopo Susanna! (1938, regia di Howard Hawks), non è che ci potesse aspettare un finale diverso.  






Doris Nolan


Katharine Hepburn


Nessun commento:

Posta un commento