1731_HONDO , Stati Uniti 1953. Regia di John Farrow
Tre anni prima del fondamentale Sentieri selvaggi [The Searchers,
John Ford, 1956] John Wayne interpretò Hondo, un film che, in un certo
senso, ne anticipa alcune conclusioni. La regia di John Farrow è solida e, nel
complesso, la confezione formale del film è quella tipica di un western
classico, con un equilibrio tra gli elementi che rasenta la perfezione o ne dà
comunque l’impressione. Wayne, in seguito, sostenne di aver avuto un ruolo
maggiore a quello di semplice interprete di Hondo Lane, il protagonista;
difficile stabilire se fosse vero nei termini intesi dall’attore, in ogni caso,
il Duca aveva sempre un ruolo maggiore a quello di semplice interprete, in ogni
suo film. In questo particolare caso, poi, il lato inquietante, nella
personalità di Hondo, lascia intendere che ci fosse davvero qualcosa di John
Wayne, uomo d’onore e rispettabile, fuor di ogni dubbio, ma di idee non certo
accomodanti. Era un uomo tutto d’un pezzo, Wayne, e non solo fisicamente;
peraltro, in Hondo, sfoggia una forma fisica particolarmente atletica. I
meriti del film, in ogni caso, risiedono altrove. Ma ruotano, effettivamente, intorno
alla figura del protagonista: Hondo, appiedato in pieno territorio apache,
arriva al ranch dei Lowe; qui vi trova Angie (Geraldine Page), la signora Lowe,
e il piccolo Johnny (Lee Arker, in seguito famoso per il ruolo di Rusty nella
serie televisiva Le avventure di Rin Tin Tin), senza che vi sia traccia
dell’uomo di casa. Questo aspetto, l’assenza di Ed Lowe (Leo Gordon) dal ranch,
aleggia in modo insidioso su tutti i discorsi tra Hondo e Angie: la situazione
è potenzialmente critica per la donna, considerata la sinistra fama di
pistolero del suo ospite. Una situazione atipica per un western classico,
considerato che il tizio in questione è il protagonista della storia. In una
scena, in cui Hondo rivela ad Angie di essere mezzo apache, si ha la conferma
che la tensione tra l’uomo e la donna sia oltre il consueto limite di guardia.
Per dimostrare come sia vero che gli indiani abbiano un olfatto più sviluppato,
Hondo annusa Angie quasi alla stregua di un animale, concludendo, in modo non
troppo rassicurante, che sarebbe in grado di localizzarla anche al buio.
Gli
Apache sono un altro elemento centrale della vicenda e il gran capo Victorio (Michael
Pate) è ben tratteggiato: valoroso, leale, a suo modo giusto, senza troppe
concessioni a debolezze umane e, all’occorrenza, anche spietato. Angie nutre
nei suoi confronti, e in quelli degli Indiani in generale, una fiducia a dir la
verità un po’ esagerata e che stupisce si manifesti in un film del 1953. La
posizione politica della donna a riguardo dei nativi, sembra quella di
un’esponente del cosiddetto Contro-Western degli anni Settanta, nel quale gli
indiani vennero idealizzati in modo strumentale per mettere sotto accusa il
Sistema Borghese. Questo è uno degli aspetti più interessanti di Hondo:
non solo è un film moderno rispetto ai coevi classici perché rivela il lato
oscuro dell’eroe, ma evidenzia gli elementi presenti nella Conquista del West
che furono in seguito utilizzati per la critica al capitalismo dalla
Rivoluzione Sessantottina. In realtà, Farrow si premura di non fare
un’agiografia degli Apache, popolo fiero e di grandissima dignità ma che viveva
di scorrerie fin da prima dell’arrivo dell’uomo bianco, chiedere ai loro vicini
Pueblo, Zuni e Hopi per conferma. Tuttavia, pur con le loro asprezze, si veda
ad esempio il cruento rito di sangue tra Victorio e il piccolo Johnny, gli
Apache sono presentati come un modello coerente di vita inserito nel contesto
ambientale. La loro durezza riflette la durezza del territorio ma,
culturalmente, non conoscono l’inganno o l’imbroglio, al punto che, almeno
secondo Hondo, in lingua apache la parola «bugia» non esista neppure. Hondo è un personaggio
anticonvenzionale, un vero anti-eroe in anticipo sui tempi, e non è facilmente collocabile.
Si presenta in qualità di messaggero per conto dell’esercito degli Stati Uniti,
un ruolo che ne rivela un certo inquadramento nei ranghi degli invasori
bianchi. Tuttavia ha anche la fama di fuorilegge, il che lo disallinea subito
con quello schieramento; inoltre, la funzione di scout portaordini, che già sembra
prevedere alcune libertà, risulta poi essere effettivamente estemporanea, dal
momento che Hondo si dedica ai suoi affari senza alcuna preoccupazione di
eventuali nuovi incarichi. D’altra parte, ad Angie confessa di essere mezzo
Apache e di aver avuto una donna indiana; con Victorio e i suoi uomini ha più
di un violento scontro, ma questo non muta la stima di Hondo per i nativi e per
il loro modo di intendere la vita.
La posizione «terza» di Hondo è resa
esplicita da altri dettagli, come il tipo di compagnia che pare essersi scelto.
In effetti un’altra stranezza di questo personaggio western è che si presenti
appiedato, senza quel cavallo che è parte integrante della figura dell’eroe della
frontiera. In seguito, utilizzerà un cavallo che è quello del marito di Angie,
quasi ad indicare quale sarà il suo posto nel proseguo della storia. Ma, al suo
arrivo al ranch Lowe, accanto a lui, altrettanto sfinito, sfiancato, affamato e
assetato c’è il cane Sam. Già il fatto che Hondo scelga una compagnia non umana
rafforza il suo sentirsi estraneo al contesto sociale, ma anche il tipo di
relazione istaurata con l’animale rafforza questo concetto. Hondo definisce Sam
«indipendente» e non lo considera il «suo» cane: l’animale deve arrangiarsi a
trovare nutrimento e badare a sé stesso. Hondo, in sostanza, non solo rifiuta
la società umana, sia quella bianca che quella indiana, ma rinnega ogni
possibile interazione tra individui e perfino tra uomini e animali. Con il cane
Sam non ha un rapporto di proprietà o amicizia, ma piuttosto «professionale»,
teso a cacciare gli Apache; inoltre, cosa, questa, per un cow-boy del cinema
western classico quasi impossibile da immaginare, non ha nemmeno un cavallo che
sia suo. Se si aggiunge questa caratteristica alla scena in cui scaglia lontano
il suo fucile, l’altro elemento irrinunciabile ad ogni protagonista di un film
del Far West, abbiano l’idea di quanto Hondo sia una figura a dir poco
inconsueta. La connotazione che ritorna più volte, nella condotta esplicita e
intenzionale di Hondo, è la volontà di lasciare che ognuno faccia come
preferisce. Perfino al cane si premunisce di non dare consigli o indicazioni:
ognuno deve fare come gli pare. Un’intenzione lodevole, ovviamente, ma che
nasconde la volontà di non impegnarsi in un qualche rapporto piuttosto di
quella di non voler influenzare il suo prossimo. Su questa impostazione molto
ben articolata e definita, Farrow inserisce la considerazione più originale e
interessante di Hondo: il fatto di dire sempre la verità, nel racconto, è
l’altra caratteristica del protagonista. Ma, in questo conteso, la sincerità ad
ogni costo, appare come un’ulteriore intenzione di non farsi coinvolgere, di
non mettere nulla di proprio, di personale, nelle relazioni con gli altri. In
sostanza Farrow fa notare come la tanto agognata verità sia una maniera di
estraniarsi da tutto quanto, dalle vite altrui e dalla società nel suo
complesso, con il rischio che diventi presto una forma di
deresponsabilizzazione. Nel finale, Hondo si ricorda di essere comunque
un western classico: il protagonista evita di dire al piccolo John di essere
stato lui ad uccidergli il padre, e ne assume il ruolo, con Angie a completare
la tipica famiglia elemento base del nascente Paese. Il povero Sam, nel
frattempo, era già morto da un pezzo, ucciso senza troppi complimenti dagli
Apache, passaggio che simbolicamente segna un primo cambio di direzione di
Hondo. Nel cast ci sono attori habitué del genere, come James Arness (sarà il
mitico Zeb Machan nella serie Tv Alla conquista del west) e Ward Bond. Al
suo personaggio, l’istrionico Buffalo Baker, va il merito di una battuta,
ripetuta due volte, resa poi celebre da un altro film: “Sei pronto” gli chiede
Hondo e lui, in risposta, “Dalla nascita”. Trentatré anni prima di Kurt Russell
in Grosso guaio a Chinatown [Big Trouble in Little China, John
Carpenter, 1986]. Lo si è già detto che Hondo è un film in anticipo sui
tempi?
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