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mercoledì 17 settembre 2025

HONDO

1731_HONDO , Stati Uniti 1953. Regia di John Farrow

Tre anni prima del fondamentale Sentieri selvaggi [The Searchers, John Ford, 1956] John Wayne interpretò Hondo, un film che, in un certo senso, ne anticipa alcune conclusioni. La regia di John Farrow è solida e, nel complesso, la confezione formale del film è quella tipica di un western classico, con un equilibrio tra gli elementi che rasenta la perfezione o ne dà comunque l’impressione. Wayne, in seguito, sostenne di aver avuto un ruolo maggiore a quello di semplice interprete di Hondo Lane, il protagonista; difficile stabilire se fosse vero nei termini intesi dall’attore, in ogni caso, il Duca aveva sempre un ruolo maggiore a quello di semplice interprete, in ogni suo film. In questo particolare caso, poi, il lato inquietante, nella personalità di Hondo, lascia intendere che ci fosse davvero qualcosa di John Wayne, uomo d’onore e rispettabile, fuor di ogni dubbio, ma di idee non certo accomodanti. Era un uomo tutto d’un pezzo, Wayne, e non solo fisicamente; peraltro, in Hondo, sfoggia una forma fisica particolarmente atletica. I meriti del film, in ogni caso, risiedono altrove. Ma ruotano, effettivamente, intorno alla figura del protagonista: Hondo, appiedato in pieno territorio apache, arriva al ranch dei Lowe; qui vi trova Angie (Geraldine Page), la signora Lowe, e il piccolo Johnny (Lee Arker, in seguito famoso per il ruolo di Rusty nella serie televisiva Le avventure di Rin Tin Tin), senza che vi sia traccia dell’uomo di casa. Questo aspetto, l’assenza di Ed Lowe (Leo Gordon) dal ranch, aleggia in modo insidioso su tutti i discorsi tra Hondo e Angie: la situazione è potenzialmente critica per la donna, considerata la sinistra fama di pistolero del suo ospite. Una situazione atipica per un western classico, considerato che il tizio in questione è il protagonista della storia. In una scena, in cui Hondo rivela ad Angie di essere mezzo apache, si ha la conferma che la tensione tra l’uomo e la donna sia oltre il consueto limite di guardia. Per dimostrare come sia vero che gli indiani abbiano un olfatto più sviluppato, Hondo annusa Angie quasi alla stregua di un animale, concludendo, in modo non troppo rassicurante, che sarebbe in grado di localizzarla anche al buio. 

Gli Apache sono un altro elemento centrale della vicenda e il gran capo Victorio (Michael Pate) è ben tratteggiato: valoroso, leale, a suo modo giusto, senza troppe concessioni a debolezze umane e, all’occorrenza, anche spietato. Angie nutre nei suoi confronti, e in quelli degli Indiani in generale, una fiducia a dir la verità un po’ esagerata e che stupisce si manifesti in un film del 1953. La posizione politica della donna a riguardo dei nativi, sembra quella di un’esponente del cosiddetto Contro-Western degli anni Settanta, nel quale gli indiani vennero idealizzati in modo strumentale per mettere sotto accusa il Sistema Borghese. Questo è uno degli aspetti più interessanti di Hondo: non solo è un film moderno rispetto ai coevi classici perché rivela il lato oscuro dell’eroe, ma evidenzia gli elementi presenti nella Conquista del West che furono in seguito utilizzati per la critica al capitalismo dalla Rivoluzione Sessantottina. In realtà, Farrow si premura di non fare un’agiografia degli Apache, popolo fiero e di grandissima dignità ma che viveva di scorrerie fin da prima dell’arrivo dell’uomo bianco, chiedere ai loro vicini Pueblo, Zuni e Hopi per conferma. Tuttavia, pur con le loro asprezze, si veda ad esempio il cruento rito di sangue tra Victorio e il piccolo Johnny, gli Apache sono presentati come un modello coerente di vita inserito nel contesto ambientale. La loro durezza riflette la durezza del territorio ma, culturalmente, non conoscono l’inganno o l’imbroglio, al punto che, almeno secondo Hondo, in lingua apache la parola «bugia» non esista neppure. Hondo è un personaggio anticonvenzionale, un vero anti-eroe in anticipo sui tempi, e non è facilmente collocabile. Si presenta in qualità di messaggero per conto dell’esercito degli Stati Uniti, un ruolo che ne rivela un certo inquadramento nei ranghi degli invasori bianchi. Tuttavia ha anche la fama di fuorilegge, il che lo disallinea subito con quello schieramento; inoltre, la funzione di scout portaordini, che già sembra prevedere alcune libertà, risulta poi essere effettivamente estemporanea, dal momento che Hondo si dedica ai suoi affari senza alcuna preoccupazione di eventuali nuovi incarichi. D’altra parte, ad Angie confessa di essere mezzo Apache e di aver avuto una donna indiana; con Victorio e i suoi uomini ha più di un violento scontro, ma questo non muta la stima di Hondo per i nativi e per il loro modo di intendere la vita. 

La posizione «terza» di Hondo è resa esplicita da altri dettagli, come il tipo di compagnia che pare essersi scelto. In effetti un’altra stranezza di questo personaggio western è che si presenti appiedato, senza quel cavallo che è parte integrante della figura dell’eroe della frontiera. In seguito, utilizzerà un cavallo che è quello del marito di Angie, quasi ad indicare quale sarà il suo posto nel proseguo della storia. Ma, al suo arrivo al ranch Lowe, accanto a lui, altrettanto sfinito, sfiancato, affamato e assetato c’è il cane Sam. Già il fatto che Hondo scelga una compagnia non umana rafforza il suo sentirsi estraneo al contesto sociale, ma anche il tipo di relazione istaurata con l’animale rafforza questo concetto. Hondo definisce Sam «indipendente» e non lo considera il «suo» cane: l’animale deve arrangiarsi a trovare nutrimento e badare a sé stesso. Hondo, in sostanza, non solo rifiuta la società umana, sia quella bianca che quella indiana, ma rinnega ogni possibile interazione tra individui e perfino tra uomini e animali. Con il cane Sam non ha un rapporto di proprietà o amicizia, ma piuttosto «professionale», teso a cacciare gli Apache; inoltre, cosa, questa, per un cow-boy del cinema western classico quasi impossibile da immaginare, non ha nemmeno un cavallo che sia suo. Se si aggiunge questa caratteristica alla scena in cui scaglia lontano il suo fucile, l’altro elemento irrinunciabile ad ogni protagonista di un film del Far West, abbiano l’idea di quanto Hondo sia una figura a dir poco inconsueta. La connotazione che ritorna più volte, nella condotta esplicita e intenzionale di Hondo, è la volontà di lasciare che ognuno faccia come preferisce. Perfino al cane si premunisce di non dare consigli o indicazioni: ognuno deve fare come gli pare. Un’intenzione lodevole, ovviamente, ma che nasconde la volontà di non impegnarsi in un qualche rapporto piuttosto di quella di non voler influenzare il suo prossimo. Su questa impostazione molto ben articolata e definita, Farrow inserisce la considerazione più originale e interessante di Hondo: il fatto di dire sempre la verità, nel racconto, è l’altra caratteristica del protagonista. Ma, in questo conteso, la sincerità ad ogni costo, appare come un’ulteriore intenzione di non farsi coinvolgere, di non mettere nulla di proprio, di personale, nelle relazioni con gli altri. In sostanza Farrow fa notare come la tanto agognata verità sia una maniera di estraniarsi da tutto quanto, dalle vite altrui e dalla società nel suo complesso, con il rischio che diventi presto una forma di deresponsabilizzazione. Nel finale, Hondo si ricorda di essere comunque un western classico: il protagonista evita di dire al piccolo John di essere stato lui ad uccidergli il padre, e ne assume il ruolo, con Angie a completare la tipica famiglia elemento base del nascente Paese. Il povero Sam, nel frattempo, era già morto da un pezzo, ucciso senza troppi complimenti dagli Apache, passaggio che simbolicamente segna un primo cambio di direzione di Hondo. Nel cast ci sono attori habitué del genere, come James Arness (sarà il mitico Zeb Machan nella serie Tv Alla conquista del west) e Ward Bond. Al suo personaggio, l’istrionico Buffalo Baker, va il merito di una battuta, ripetuta due volte, resa poi celebre da un altro film: “Sei pronto” gli chiede Hondo e lui, in risposta, “Dalla nascita”. Trentatré anni prima di Kurt Russell in Grosso guaio a Chinatown [Big Trouble in Little China, John Carpenter, 1986]. Lo si è già detto che Hondo è un film in anticipo sui tempi?   









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