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sabato 15 febbraio 2025

JOE BASS L'IMPLACABILE

1623_JOE BASS L'IMPLACABILE (The Scalphunters). Stati Uniti 1968. Regia di Sidney Pollack

Sidney Pollack si cimenta con il western con un film avvincente e divertente, che utilizza gli ingredienti tipici del genere mescolandoli in modo inconsueto. Nel film ci sono infatti tantissimi topoi del genere: c’è l’eroe tutto d’un pezzo, lo Joe Bass del titolo italiano (uno spassoso Burt Lancaster), ci sono gli indiani Kiowas, ci sono i cacciatori di scalpi del titolo originale (The scalphunters, di cui il formidabile Telly Savallas è il capo), ci sono i cavalli, le pellicce, la «ragazza» del saloon (un’ormai appesantita Shelly Winter). E c’è il paesaggio, magnifico, immortalato in una fotografia sontuosa; e c’è anche la colonna sonora di Elmer Bernstein, a cui si devono alcune delle musiche più memorabili del cinema western, una vera garanzia. Gli ingredienti quindi ci sono e sono i soliti; il personale contributo di Pollack al genere può quindi essere considerato il rimescolamento generale. Anzi, più che rimescolamento, si potrebbe parlare di ribaltamento: abbiamo, infatti, gli indiani che truffano il cacciatore bianco nel commercio di pellicce, i predoni scalpatori che non sono pellerossa ma bianchi, e, tanto per rendere questo rovesciamento di ruoli evidente al massimo, nel provvidenziale «arrivano i nostri» troviamo gli indiani nell’inedito ruolo di salvatori. Inoltre il regista introduce un elemento poco frequente nei film ambientati nella frontiera: lo schiavo di colore (Ossie David che interpreta Joseph Lee). Ulteriore stranezza di questo film, il personaggio arriva nella storia in modo del tutto imprevedibile: sono i Kiowas a barattarlo con alcune pelli, e quindi il nostro Joseph cerca sì di affrancarsi dalla schiavitù, come sarebbe anche prevedibile, ma dagli indiani e non dai bianchi. In realtà l’uomo si professa addirittura Comanche, in quanto in seguito alla fuga dall’est è stato adottato da quest’altra tribù; in ogni caso è ben istruito e ha una gran faccia tosta. Le vicissitudini della storia, godibilissima e mantenuta avvincente e allo stesso tempo divertente, lo portano ad affiancarsi a Joe Bass; non sarà una convivenza semplice perché questi è razzista e cocciuto. Tra i due nasce però una stima reciproca che sarà alla base della futura e prevedibile amicizia: in ogni caso, la vicendevole frequentazione arricchirà entrambi, fino alla scena in cui, dopo una furibonda e simbolica scazzottata nel fango, non sarà possibile praticamente distinguerli.
Un buon western, quindi; sapore classico, spirito moderno. 
 





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