1616_IMPICCALO PIU' IN ALTO (Hang 'Em High). Stati Uniti 1968. Regia di Ted Post
Il regista Ted Post firma questo western che segna il
ritorno in patria di Clint Eastwood, dopo i fasti della trilogia italiana
diretta da Sergio Leone. Il film è anche la prima produzione della società di
produzione The Malpaso Company, di proprietà dello stesso attore americano, che
testimonia l’insolita intraprendenza di Eastwood anche fuori dallo schermo. Il
periodo sotto la direzione di Leone ha lasciato una pesante eredità, che si
nota nell’influsso che il genere Spaghetti Western ha su questo Impiccalo
più in alto. Il film è senz’altro godibile, sorretto dalla verve di
Eastwood che, pur non avendo un gran registro espressivo, è ormai un’icona
western che basta da sola a reggere il peso della pellicola. Il cast è comunque
molto ricco: come non citare Inger Stevens, dalla elegante figura bionda e
snella, particolarmente intrigante in ambito western. Bene anche l’istrionico
premio Oscar Ed Begley ( il capitano Wilson), buone anche le comparsate di Ben
Johnson (lo sceriffo Dave Bliss), Dennis Hopper (il predicatore), Pat Hingle
(il giudice Fenton), Bruce Dern (Miller), e Ned Romero (Charlie Blackfoot) mentre
lascia un po’ perplesso lo spento Charles McGraw (lo sceriffo Calhoum). Insomma
il film ha tutto per ben figurare: la simbolica iniziale scena biblica del buon
pastore, qui in versione “buon allevatore”, vira subito sul drammatico per uno
fulminate incipit. Anche l’arrivo dei titoli di testa, in particolar modo
“starring Clint Eastwood” che folgora il nostro eroe appena appeso ad un ramo,
è di quelli che lasciano il segno. Tuttavia forse occorre riconoscere che l’uso
delle zoomate sui volti, i primi piani insistiti, le espressioni quasi da
cinema espressionista, insomma tutto il corollario che vorrebbe riprendere il
cinema di Leone, lo fa in modo un po’ troppo manierista. Inoltre, qualche
passaggio nella messa in scena e della narrazione, non convince fino in fondo.
La struttura della storia poi, dà l’idea di essere un po’ dispersiva: insomma,
non sembra che il regista abbia padroneggiato al meglio il materiale a
disposizione. Nel complesso, un western sufficiente ed interessante anche
nell’ottica di cogliere l’influsso europeo sulla produzione americana del
genere.
Inger Stevens