35_ROGUE ONE: A STAR WARS STORY . Stati Uniti, 2016; Regia di Gareth Edwards
Per la prima volta un film di Star Wars esce l’anno successivo al precedente. E’ chiaro, almeno
viene facile pensare, che la
Disney , maestra da sempre nel far cassa, intenda monetizzare
velocemente l’acquisto della saga di Lucas. Il film poi, è, commercialmente
parlando, più che valido: si lascia vedere che è una bellezza e, facile
previsione, gonfierà le tasche della casa di Topolino.
Ma il film di Gareth Edwards è soprattutto un’occasione
colta splendidamente al volo in contropiede.
Già il titolo ce lo dice: non aspettatevi un film di Star Wars vero e proprio, questa è
semplicemente una storia di Guerre
Stellari; una delle tante, si può ipotizzare, visto l’utilizzo nel titolo
dell’articolo ‘a’ (che in inglese significa appunto ‘una’).
Al Cinema, ma non solo, anche in qualunque altra forma di
narrativa, si può dire che uno dei problemi che spesso tarpa la narrazione sono
le conseguenze, gli effetti collaterali, della narrazione stessa. Il timore per gli organi di censura, le
aspettative del pubblico, quelle della produzione; figurarsi in un film che
appartiene ad una saga e che quindi vede moltiplicarsi i vincoli narrativi ma
anche quelli produttivi; e che, inoltre, vede il proprio pubblico trasformato
in una massa di fan, in genere di talebana concezione, appostati al varco in
attesa di eventuali tradimenti della sacra tradizione.
Rogue One sfrutta
invece a suo vantaggio il suo essere un semplice episodio, un tassello nella continuity ma, al tempo stesso,
perfettamente autoconclusivo. I personaggi protagonisti di questo film sono la
vera forza della storia: personaggi che, individualmente, forse non hanno le
stimmate degli eroi protagonisti della Saga, ma che funzionano a meraviglia
come gruppo.
Questo drappello di eroi compie con successo la sua
incursione, sia nello specifico narrato nel film, sia, metaforicamente,
all’interno della saga.
Il loro essere svincolati dalla saga stessa, permette ad
Edward la coraggiosa scelta del finale: un finale come non se ne vedono tanto
spesso. Che poi è comunque un happy
ending, si potrà anche obiettare; beh, ottimista si, d’accordo, ma pagato a
caro, carissimo prezzo. E questa è la grandezza maggiore del film, la sua
maturità.
E che a farlo sia Felicity Jones
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