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sabato 18 novembre 2017

ROGUE ONE: A STAR WARS STORY

35_ROGUE ONE: A STAR WARS STORY . Stati Uniti, 2016;  Regia di Gareth Edwards

Per la prima volta un film di Star Wars esce l’anno successivo al precedente. E’ chiaro, almeno viene facile pensare, che la Disney, maestra da sempre nel far cassa, intenda monetizzare velocemente l’acquisto della saga di Lucas. Il film poi, è, commercialmente parlando, più che valido: si lascia vedere che è una bellezza e, facile previsione, gonfierà le tasche della casa di Topolino.
Ma il film di Gareth Edwards è soprattutto un’occasione colta splendidamente al volo in contropiede.
Già il titolo ce lo dice: non aspettatevi un film di Star Wars vero e proprio, questa è semplicemente una storia di Guerre Stellari; una delle tante, si può ipotizzare, visto l’utilizzo nel titolo dell’articolo ‘a’ (che in inglese significa appunto ‘una’).
Al Cinema, ma non solo, anche in qualunque altra forma di narrativa, si può dire che uno dei problemi che spesso tarpa la narrazione sono le conseguenze, gli effetti collaterali, della narrazione stessa. Il timore per gli organi di censura, le aspettative del pubblico, quelle della produzione; figurarsi in un film che appartiene ad una saga e che quindi vede moltiplicarsi i vincoli narrativi ma anche quelli produttivi; e che, inoltre, vede il proprio pubblico trasformato in una massa di fan, in genere di talebana concezione, appostati al varco in attesa di eventuali tradimenti della sacra tradizione.
Rogue One sfrutta invece a suo vantaggio il suo essere un semplice episodio, un tassello nella continuity ma, al tempo stesso, perfettamente autoconclusivo. I personaggi protagonisti di questo film sono la vera forza della storia: personaggi che, individualmente, forse non hanno le stimmate degli eroi protagonisti della Saga, ma che funzionano a meraviglia come gruppo.
Questo drappello di eroi compie con successo la sua incursione, sia nello specifico narrato nel film, sia, metaforicamente, all’interno della saga.
Il loro essere svincolati dalla saga stessa, permette ad Edward la coraggiosa scelta del finale: un finale come non se ne vedono tanto spesso. Che poi è comunque un happy ending, si potrà anche obiettare; beh, ottimista si, d’accordo, ma pagato a caro, carissimo prezzo. E questa è la grandezza maggiore del film, la sua maturità.
E che a farlo sia la Disney, può sembrare quasi un paradosso, ma solo se ci si ostina a non riconoscere a Hollywood un primato indiscutibile sul modo di fare Cinema. 



Felicity Jones





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