23_IL DOTTOR ZIVAGO (Doctor Zhivago). Regno Unito, Stati Uniti, Italia 1965; Regia di David Lean.
Dopo Lawrence
d’Arabia, se si esclude la collaborazione non accreditata al film La più grande storia mai raccontata,
David Lean arriva nelle sale con un altro capolavoro, Il dottor Zivago. Stavolta la pellicola non si riferisce ad un
personaggio storico, ma ad un libro, il romanzo omonimo di Boris Leonidovic Pasternak, addirittura premio Nobel nel 1958. La componente storica è però basilare nello
sviluppo della storia, e Lean si rivela perfettamente all’altezza di un compito
tanto arduo quanto mostrare le vicende storiche della Russia a cavallo della Rivoluzione d’ottobre del 1917. Le
immagini prodotte dal regista britannico trasudano rigore nelle ricostruzioni
d’epoca e possiedono la forza evocativa di dipinti impressionisti, con l’uso
magistrale di luce e colori. Il formato Panavision e i colori Metrocolor si
rivelano adeguati anche per le scene d’interno, e non solo per le dimore
sontuose pre-rivoluzione, ma anche per le topaie o le case fatiscenti dove i
personaggi sono ridotti a vivere nel corso degli eventi. Così come per Lawrence d’Arabia, a supportare le
superbe immagini con la musica è chiamato Maurice Jarre, che anche in questo
caso riesce a comporre una colonna
sonora strepitosa, nella quale spicca il Tema
di Lara, uno struggente motivo destinato a commuovere schiere di
spettatori, ogniqualvolta capiterà loro di ascoltarlo. La storia, infatti, è
perlopiù un dramma sentimentale, sullo sfondo di un importante supporto
storico, di cui i protagonisti sono il dottor Zivago (Omar Sharif) e Lara o
Larissa Antipova (Julie Christie). Sharif è bravo ma, naturalmente, vista
l’attitudine sentimentale dell’opera, è Julie Christie a tenere il centro della
scena.
Come si vede i personaggi coinvolti in questo dramma
sentimentale sono molti, ma vuoi per la superba matrice romanzesca alla base,
vuoi per la sublime capacità di Lean di gestire in ampiezza il suo cinema, il
filo non scappa mai di mano all’autore, anzi; il numero di personaggi permette
una moltitudine di uscite e rientri sulla scena che alimentano continuamente la
storia, e nessuno è abbandonato al suo destino per mera dimenticanza o trascuratezza
della sceneggiatura. Il regista britannico si dimostra ancora una volta maestro
nella capacità di orchestrare molteplici elementi sullo schermo con perfetta
sincronia e deliziosa armonia: si è detto delle immagini e della musica, della
storia coi suoi intrecci sentimentali, ma anche lo sfondo storico è curato con
rigore, le scenografie sono sempre credibili, con massima attenzione per i
dettagli più disparati, e i dialoghi hanno il giusto tono, equilibrati e mai
fuori registro, anch’essi in sintonia con il resto dell’opera.
Film di maestosa e sontuosa bellezza, con passaggi
commoventi, ci lascia con un gusto
dolceamaro, nel vedere quella che forse è la figlia di Zivago e Larissa,
incamminarsi col fidanzato verso il triste ed enorme muro grigio della diga in
cemento armato. Ma il dettaglio, colto anche da Evgraf, della balalaika sulle
spalle della giovane, ci rassicura che non sarà un futuro senza sentimento.
Julie Christie
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