31_SLEDGE (A man called Sledge). Italia, 1970; Regia di Vic Morrow.
Un film davvero curioso questo Sledge, scritto, sceneggiato e diretto dall’attore Vic Morrow, non
indimenticabile interprete che, a suo merito, può vantare la
partecipazione a tre film di Anthony Mann. La curiosità risiede nell’improbabilità
della situazione generale: un discreto attore di Hollywood che assurge al ruolo
di scrittore e regista, senza particolare guizzi anche in queste vesti, di uno
spaghetti-western prodotto da Dino de Laurentis; coinvolti nel progetto alcuni
attori di buon valore come James Gardner (Sledge), Claude Akins (Hooker),
Dennis Weaver (Erwin Ward) e la giovane
italiana Laura Antonelli (Ria), presentata come una promessa ma per quanto
visto qui, al momento solo ipotetica. Il film non ha particolari meriti,
sebbene i nomi degli attori e una discreta messa in scena complessiva, possano
elevarlo sopra la media abituale di certi western all’italiana. Dei quali,
per’altro, oltre che l’impostazione senza regole morali, condivide anche
certe scelte narrative davvero troppo superficiali: per quale motivo, ad
esempio, un carro che trasporta polvere d’oro deve essere color oro? E’ chiaro
l’intento di rendere evidente, lampante, l’importanza del carro; ma possono
davvero, regista e produttori, credere che allo spettatore serva che sia
colorato per ricordarlo? Anche perché, ai fini narrativi, la cosa non è
ininfluente: è plausibile che un carro viaggi in un appariscente color oro
durante un trasporto del prezioso metallo attraverso lande desolate? Queste
situazioni, per la verità, sono all’ordine del giorno in molti dei western nostrani,
forse troppo concentrati ad apparire convincenti sul profilo dell’ambientazione
e poco attenti a questi dettagli che sono però la base della narrativa (non
solo cinematografica). Gardner, Weaver e Akins provano a sorreggere la baracca,
ma insomma, un bel film è un’altra cosa.
Laura Antonelli
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