26_THE VILLAGE. Stati Uniti, 2004; Regia di M. Night Shyamalan.

L’incipit del film è un funerale: la bara appare piccola, e
quindi se ne deduce che si tratti di un bambino; l’inquadratura della lapide ce
lo conferma e ci informa anche che siamo sul finire del 1800. Perlomeno se
dobbiamo ritenere, come sarebbe logico, le incisioni sulle lapidi attendibili.
Lo sviluppo del lungometraggio ci conferma che l’ambientazione è quella: ci
troviamo in un villaggio americano (
The
village, appunto) di fine ‘800, ma saltano all’occhio alcune stranezze.
Pare che il villaggio sia circondato da esseri pericolosi,
le creature innominabili; gli abitanti del villaggio sono così
confinati dentro il loro nucleo e intorno incombe un lugubre bosco il cui
accesso è proibito. Detta così risulta un po' difficile da credere, come storia
horror, ma qui entra in gioco la talentuosa mano del regista M. Night
Shyamalan che, con una sontuosa regia, forse un po’ di maniera ma comunque
efficace, ammalia, confonde, allude, insinua. Con l’aiuto di una fotografia
poco nitida, che ad ogni inquadratura nasconde mille insidie nelle ombre e
nelle nebbie, unita ad una musica appropriata, puntuale ad enfatizzare i passaggi
cruciali, il cocktail è servito: un film riuscito, che mette i brividi.
Il regista di origine indiana è però di intelligenza
sottile: tutte le stranezze del suo film, tutte quelle cose che riesce a farci
accettare solo grazie alla maestria in regia, e questa cosa sembra quasi
voler farcela notare, sono quelle che, in modo eclatante, ricostruiscono la
metafora dello scenario americano/mondiale del dopo 11 settembre. Shymalan
sembra dire:
“è una storia bizzarra
quella che vi sto raccontando, non è forse vero? Già, ma sembra la nostra
realtà”. Perché per quanto strana, la storia è credibile sì per la bravura
degli sceneggiatori (anche
troppo
bravi, nelle puntualizzazioni del finale), per l’efficacia del regista e dei
suoi collaboratori o per le prove d'attori tra cui spicca la splendida Bruce Dallas Howard; ma lo è soprattutto per la somiglianza con quello che è
accaduto nel nostro mondo, in quei tempi oscuri.
Al di là delle belle ed inquietanti scene, al di là dell’intensa storia d’amore, al di là delle aperture che vengono concesse nel finale, il sospetto che in quella bara di inizio film ci fossero sepolte anche le nostre speranze per il futuro, rimane fortissimo.
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