33_GRACE DI MONACO (Grace of Monaco). Stati Uniti, Belgio, Italia, Francia, 2014; Regia di Oliver Dahan
Cominciamo facendoci un appunto da tenere bene in
mente prima di formulare commenti: il film di Olivier Dahn si intitola Grace di Monaco, e non Grace Kelly o
Grace di Hollywood. Evidente che l’accento venga messo sull’essere principessa
di Monaco della divina Kelly, più che attrice o star del cinema. La scena
iniziale ci mostra il retro (se così si può dire) dello sfondo usato per girare
una scena ambientata lungo le strade del principato, nelle riprese in studio di Caccia al ladro di Alfred Hitchcock. Ed
è proprio sul set di questo film che la Kelly conobbe il principe Ranieri di Monaco; in
pratica è dietro le quinte, intorno
al film, che ci fu la svolta decisiva nella vita della futura principessa
Grace. Tornando all’incipit del film, alla fine di quella scena, Nicole Kidman
nei panni della Kelly, scende dall’auto, e di spalle si incammina via,
lasciando il set e i vari operatori alle loro faccende. E’ un'uscita di scena,
da una messinscena o da un set, che certifica l’abbandono dello schermo da
parte di Grace Kelly, che si avvia a divenire una reale a tempo pieno. In realtà, e qui sta’ una delle idee più
interessanti del lungometraggio, Grace imparerà che se come attrice doveva
recitare spesso, nella realtà della vita da principessa dovrà praticamente
farlo sempre.
La cosa è rimarcata metaforicamente dalle numerose
scene in cui la principessa imbraccia una cinepresa per i filmini coi figli,
oppure dalla battuta di Hitchcock quando questi arriva a palazzo; e, in un secondo
tempo, la necessità di imparare la parte
sarà dichiarata esplicitamente dalla stessa Grace. Per il resto, è certo un po’
improbabile da credere, almeno in un film pseudo-biografico, l’atmosfera
generale da spy-story, ma gli spunti storici sono piacevoli. La Kidman è bellissima, su
questo non ci piove; ma è difficile il paragone con Grace Kelly, anche perché
l’attrice australiana ha 47 anni e la principessa al tempo della vicende
narrate una ventina di meno. Ci mette molta passione e attenzione, la
bellissima Nicole; forse anche troppa: perchè Grace era molto naturale nel suo essere splendida.
Così così anche Tim Roth, nel ruolo per altro ingrato di Ranieri III. Le
incongruenze lamentate da molti (Hitchcock non si sarebbe recato a Monaco per
proporre Marnie e tempistica e
modalità della rottura tra Ranieri e la sorella) sono marginali, e non sembrano
essere le principali cause che limitano l’efficacia del film. I problemi sono
strutturali alla storia narrata: diventa difficile credere all’eroismo di
Grace, paladina della giustizia sociale, se pretende di difendere gli interessi
di una nobiltà decadente che per sopravvivere offre un paradiso fiscale ai
ricchi industriali francesi
La cosa suona posticcia quanto lo stesso Principato di
Monaco, un posto carino e pittoresco, buono per farci una cartolina ma non
certo memorabile per motivi che non siano legati ad un’idea di glamour
decisamente fuori tempo. E che ad ergersi ad ultimo baluardo della nobiltà
monegasca contro il repubblicano De Gaulle, sia Grace Kelly, una ragazza americana di
Filadelfia, (luogo dove furono redatte sia la Costituzione Statunitense
che la Dichiarazione
d’Indipendenza) e per di più messasi in luce con l’arte di massa per eccellenza
del ‘900, suona certo un po’ beffardo.
Nicole Kidman
Nicole Kidman
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