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giovedì 16 novembre 2017

GRACE DI MONACO

33_GRACE DI MONACO (Grace of Monaco). Stati Uniti, Belgio, Italia, Francia, 2014;  Regia di Oliver Dahan

Cominciamo facendoci un appunto da tenere bene in mente prima di formulare commenti: il film di Olivier Dahn si intitola Grace di Monaco, e non Grace Kelly o Grace di Hollywood. Evidente che l’accento venga messo sull’essere principessa di Monaco della divina Kelly, più che attrice o star del cinema. La scena iniziale ci mostra il retro (se così si può dire) dello sfondo usato per girare una scena ambientata lungo le strade del principato, nelle riprese in studio di Caccia al ladro di Alfred Hitchcock. Ed è proprio sul set di questo film che la Kelly conobbe il principe Ranieri di Monaco; in pratica è dietro le quinte, intorno al film, che ci fu la svolta decisiva nella vita della futura principessa Grace. Tornando all’incipit del film, alla fine di quella scena, Nicole Kidman nei panni della Kelly, scende dall’auto, e di spalle si incammina via, lasciando il set e i vari operatori alle loro faccende. E’ un'uscita di scena, da una messinscena o da un set, che certifica l’abbandono dello schermo da parte di Grace Kelly, che si avvia a divenire una reale a tempo pieno. In realtà, e qui sta’ una delle idee più interessanti del lungometraggio, Grace imparerà che se come attrice doveva recitare spesso, nella realtà della vita da principessa dovrà praticamente farlo sempre.
La cosa è rimarcata metaforicamente dalle numerose scene in cui la principessa imbraccia una cinepresa per i filmini coi figli, oppure dalla battuta di Hitchcock quando questi arriva a palazzo; e, in un secondo tempo, la necessità di imparare la parte sarà dichiarata esplicitamente dalla stessa Grace. Per il resto, è certo un po’ improbabile da credere, almeno in un film pseudo-biografico, l’atmosfera generale da spy-story, ma gli spunti storici sono piacevoli. La Kidman è bellissima, su questo non ci piove; ma è difficile il paragone con Grace Kelly, anche perché l’attrice australiana ha 47 anni e la principessa al tempo della vicende narrate una ventina di meno. Ci mette molta passione e attenzione, la bellissima Nicole; forse anche troppa: perchè Grace era molto naturale nel suo essere splendida. Così così anche Tim Roth, nel ruolo per altro ingrato di Ranieri III. Le incongruenze lamentate da molti (Hitchcock non si sarebbe recato a Monaco per proporre Marnie e tempistica e modalità della rottura tra Ranieri e la sorella) sono marginali, e non sembrano essere le principali cause che limitano l’efficacia del film. I problemi sono strutturali alla storia narrata: diventa difficile credere all’eroismo di Grace, paladina della giustizia sociale, se pretende di difendere gli interessi di una nobiltà decadente che per sopravvivere offre un paradiso fiscale ai ricchi industriali francesi

La cosa suona posticcia quanto lo stesso Principato di Monaco, un posto carino e pittoresco, buono per farci una cartolina ma non certo memorabile per motivi che non siano legati ad un’idea di glamour decisamente fuori tempo. E che ad ergersi ad ultimo baluardo della nobiltà monegasca contro il repubblicano De Gaulle, sia Grace Kelly, una ragazza americana di Filadelfia, (luogo dove furono redatte sia la Costituzione Statunitense che la Dichiarazione d’Indipendenza) e per di più messasi in luce con l’arte di massa per eccellenza del ‘900, suona certo un po’ beffardo.   







Nicole Kidman













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