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venerdì 17 maggio 2024

ORGASMO NERO

1483_ORGASMO NERO . Italia, 1980; Regia di Joe D'Amato.

Iniziato con Papaya dei Caraibi, il ciclo esotico-erotico di Joe D’Amato prosegue con Orgasmo nero, il secondo di una serie di film diretti dal regista romano ambientati a Santo Domingo. Il tema comune a queste pellicole è, verrebbe da dire “ovviamente”, quello erotico-pornografico, sebbene di volta in volta ci sia una qualche forma di contaminazione con altri generi popolari. Se in Papaya dei Caraibi, a sostenere la traccia erotica c’era il tema cannibalistico, negli ultimi film saranno l’horror più puro e il thriller a dividersi la scena con la trama a luci rosse. Orgasmo nero segna invece l’innesto della pornografia più accesa sull’ambientazione esotica, elevando il tono dal soft-core, che interpretava la sponda erotica del ciclo, a puro hard-core. Tuttavia, quasi a fungere da collante con il citato esordio dei film dominicani del regista, gli spunti cannibal rimangono in apertura di pellicola e in chiusura, lasciando la restante ora e mezza scarsa all’esibizioni sessuali dei protagonisti. A titolo di esempio, per questo aspetto della pellicola, si può prendere la fellatio mostrata senza alcuna reticenza, quasi in chiusura. Al netto delle scene di sesso, Orgasmo nero lascia intravvedere una blanda critica all’imperialismo culturale dei paesi occidentali nei confronti delle popolazioni indigene, in questo caso dei Caraibi. Anche l’apparente progressismo di Paul (Richard Harrison), che spesso loda le tradizioni della popolazione locale, non riesce a nascondere un evidente paternalismo. Assai più prosaica Helen (Nieves Navarro), che semplicemente sfrutta di volta in volta la situazione che le si presenta davanti; un atteggiamento che, nel racconto, utilizzerà in differenti ambiti. Tra questi c’è sicuramente quello erotico, e la donna, insoddisfatta della sua vita coniugale col marito Paul, non esita ad esplorare nuove emozioni coinvolgendo nelle sue performance Haini (Lucía Ramírez), una giovane indigena. Le scene lesbo sono quindi uno degli elementi distintivi di Orgasmo nero anche se, tra le note particolari in questo campo, va messo a referto anche un ménage à trois sessuale che coinvolge i tre protagonisti citati. Paul, Helen e Haini non danno vita al classico triangolo melodrammatico, ma D’Amato prova, con originalità, ad imbastire una flebile storia per giustificare i passaggi salienti, quelli a luci rosse, del racconto. Paul e Helen sono felicemente sposati se non fosse che non riescono ad avere figli, cosa che l’uomo fatica sempre più ad accettare. Sotto accusa, perché l’impressione in effetti giustifica una simile espressione, c’è Helen, che viene spedita dai Caraibi fino a Londra per fare degli esami che riescano a trovare la soluzione. 

Tornata sull’arcipelago centroamericano senza ancora una risposta definitiva in questo senso, Helen trova il marito sempre più indaffarato nel suo lavoro. Inizialmente la donna si dimostra comunque fedele e comprensiva, poi conosce Haini, rimasta orfana di padre, e se ne invaghisce. Tra le due scatta la scintilla e Helen invita la giovane a traferirsi con lei, sebbene per far questo, secondo le usanze locali, la madre della ragazza la debba ripudiare a suon di scudisciate. Mentre Paul è in giro per lavoro, le due approfondiscono la conoscenza, soprattutto nell’ambito che è facile da intuire. Poi, quando Haini si concede ad un maschio di passaggio, c’è qualche increspatura nella relazione –di stampo abbastanza adolescenziale, ad essere onesti– ma infine tutto si aggiusta. Almeno finché ritorna sulla scena Paul che presto scopre le due donne in atteggiamenti intimi: l’uomo, prima fa l’indignato, poi si rende partecipe, nella citata scena a tre, e la questione sembra risolversi per il meglio. Gli anni della rivoluzione sessuale, nel 1980, era passati da un pezzo, ma una coppia aperta, o meglio, un terzetto, era perfettamente nelle corde del tempo. D’Amato ha però in serbo la sua critica sociale all’imperialismo occidentale di stampo patriarcale e, allora, ecco che a scombinare questo edulcorato quadretto arriva l’esito degli esami da Londra: Helen potrà avere figli. 

Al cambiare delle condizioni –ora la coppia Paul e Helen può “metter su” davvero famiglia, con tanto di prole– cambiano i comportamenti. Adesso, Haini è di troppo e deve sloggiare, tornando al suo villaggio nonostante, dopo essere stata ripudiata, questo non sarebbe più possibile, almeno stando a quelle usanze locali tanto lodate da Paul. Al di là dell’ipocrisia dell’uomo, che a parole elogia la cultura dei nativi ma nei fatti non se ne cura minimamente, salta all’occhio l’evidente contrasto tra l’amore libero sessantottina memoria – i tre protagonisti che se la spassano felici e contenti – con la famiglia di stampo tradizionale, quella con i figli, per intenderci. Appena Helen viene avvertita che potrebbe rimanere in cinta, la situazione cambia: quasi a dire che è la famiglia, come nucleo chiuso su sé stesso, ad opporsi ad una comunità dove viga l’amore libero e, nell’esempio del film, addirittura multirazziale. Tutto questo lavoro è però, almeno dal punto di vista narrativo, piuttosto povero e, a livello di trama, tolte le abbondanti scene di sesso, il film sarebbe poca cosa. Forse, proprio per dare un po’ di sostanza a questo Orgasmo nero, D’Amato inserisce un paio di scene di cannibalismo rituale, una all’inizio del film, e l’altra giusto in chiusura. Secondo una credenza degli abitanti della piccola isoletta, quando muore un uomo, la sua donna, mangiandone il cuore, lo manterrebbe in vita. Il primo a divenire, almeno in parte, pietanza, era stato il padre di Haini; per la chiusura, questo ben poco auspicabile ruolo è destinato a chi, almeno secondo il film di D’Amato, con la sua fedeltà alla famiglia tradizionale, si opponeva all’amore libero. Ma, se davvero dovessimo credere alle usanze dei nativi del film, non ci sarebbe di che preoccuparsi: Paul vivrà comunque per sempre insieme a Helen e Haini. In definitiva Orgasmo nero è un lavoro artificioso, nel complesso, e, soprattutto, lascia l’impressione che l’ipocrisia borghese che viene criticata nel film ne sia anche parte costituente. 



Nieves Navarra 


Lucia Ramirez 


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