18_SUSPIRIA Italia, 1977; Regia di Dario Argento.
Due anni dopo il folgorante Profondo Rosso, il regista Dario Argento torna a terrorizzarci,
stavolta con un horror puro, Suspiria, un
film che mette davvero paura dalla prima all’ultima scena. La componente
investigativa, in questa pellicola, passa decisamente in secondo piano: lo
spettatore è troppo preoccupato e impaurito per chiedersi i perché e i percome
della vicenda. E’ una scelta stilistica azzardata, in quanto basterebbe un calo
di tensione per far sorgere dubbi o perplessità su questo o quel passaggio
narrativo. Ma cali di tensione non ce ne sono. La tensione non solo è tenuta
alta dai continui e ripetuti colpi di scena, ma viene alimentata anche
dall’ambientazione, dalla presenza scenica di molti personaggi, da un uso notevole
delle musiche, degli effetti sonori e da altri aspetti tecnici come la
fotografia o l’uso dei colori nelle luci. Le ambientazioni fortemente
stilizzate e gli allestimenti eccessivi non concedono mai allo spettatore un
momento di riposo, uno sguardo su un luogo che risulti familiare, domestico; e
non aiuta certo nemmeno la presenza di individui come il tuttofare Pavlo
(Giuseppe Transocchi) impressionante per il suo aspetto fisico, unito alle
inquietudini dovute all’ottima prova offerta dalle due dive Alida Valli (che
interpreta Miss Tanner) e Joan Bennet (Madame Blanche).
La musica dei Goblin è uno dei temi dominanti dell’opera e
sottolinea i numerosi momenti topici della storia; gli effetti sonori, le
illuminazioni con colori a tinte forti, le inquadrature con lenti deformanti,
tutto alimenta l’inquietudine nello spettatore, che non ha davvero alcuna via
di scampo.
Da un punto di vista formale si tratta quindi di un film
ricchissimo: c’è solo un piccolo passaggio minore, ovvero l’attacco del cane,
che risulta artificioso e poco credibile. In ogni caso visivamente la pellicola
si presenta in modo sontuoso: la trama è solo abbozzata e manca di molti
tasselli, ma questa strategia narrativa lascia le mani libere al regista che può così imbastire tutti i suoi colpi di teatro. L’abilità narrativa è quella di
dare alla messa in scena una forma sufficiente per far credere allo spettatore
che, oltre a quello che si è capito, ci sia una struttura che sostenga e
legittimi i passaggi culminanti che poi sono magistralmente mostrati sullo
schermo.
Operazione varata con successo e pelle d’oca assicurata per il povero ma fortunato spettatore.
Capolavoro.
Operazione varata con successo e pelle d’oca assicurata per il povero ma fortunato spettatore.
Capolavoro.
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