32_BOMBARDIERI IN PICCHIATA (Dive bomber). Stati Uniti, 1941; Regia di Michael Curtiz
Michael
Curtiz, il regista di Bombardieri in picchiata, è un autore di
solidissima mano e assoluto pedigree (ricordate Casablanca, con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman?) Ma, dopo la
prima mezz’ora di Bombardieri in
picchiata, qualche dubbio sulla sua capacità di portare a casa il
risultato, almeno in questo caso, può venire. Intendiamoci, scene aeree
magnifiche degli aeroplani della Marina statunitense, fotografia nitida e
sgargiante: tecnicamente un lavoro sopraffino. Ma la storia? Che ci deve
raccontare Curtiz in questo film? Se nella prima mezz’ora non si riescono a
comprendere le intenzioni del regista, nel proseguo si capisce che non c’è una
vera e propria storia, una vicenda narrativamente apprezzabile, almeno per come
si intende in una pellicola di matrice bellica. Ma la sorpresa per questa
scelta insolita dell’autore, lascia il posto ad un’altra sorpresa: nonostante
non ci siano battaglie o combattimenti, nonostante non ci sia alcuna trama
sentimentale, insomma, nonostante non ci siano avvenimenti rilevanti se non lo
sviluppo di alcune ricerche tecniche, il film, alla lunga, funziona. Certo, c’è
il nascere, con più di una traversia, dell’amicizia virile tra il dottor Lee
(Errol Flynn) e il comandante Joe (Fred MacMurray) ma, a rigor di logica,
sembrerebbe poca cosa per costruirci sopra un film. Invece Curtiz ha un gran
manico e riesce, dopo i primi trenta minuti interlocutori,
ad appassionarci a cabine pressurizzare e tute da pilota stagne. Encomiabile.
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