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venerdì 3 novembre 2017

L'AGENDA NASCOSTA

20_L'AGENDA NASCOSTA (Hidden agenda). Regno Unito, 1990;  Regia di Ken Loach.


L’idea alla base di questo Hidden agenda è notevole: un thriller ai confini della fantapolitica, che suona maledettamente verosimile a tal punto da divenire reale critica politica. Già l’impianto cinematografico del lungometraggio contribuisce a creare una sensazione di realismo: la pellicola sgranata, per altro tipica di molto cinema inglese, la scelta degli attori, l’intreccio complicato e del quale sfuggono giocoforza molti dettagli, il coinvolgimento di personaggi ed eventi storici. Insomma, siamo molto lontani da una tipica spy story del cinema mainstream. E per quanto intricata e a suo modo fantasiosa, la storia raccontata dal regista Ken Loach sembra credibile; se non vera e magari nemmeno probabile, perlomeno possibile. Maledettamente possibile. Alla base dell’intreccio c’è un audiocassetta (e non un agenda come suggerisce il titolo) sulla quale un ex agente governativo britannico ha raccolto i resoconti di un complotto per far cadere il governo laburista inglese. Nel complotto sono coinvolti esponenti delle autorità britanniche, dei servizi segreti e del partito conservatore, e massima beneficiaria di tutto questo, sebbene non direttamente coinvolta, sarebbe stata Margaret Thatcher. Pur potendo comprendere l’eventuale antipatia per la Lady di Ferro da parte di Ken Loach, il coinvolgimento del Primo Ministro appare un po’ gratuito, sebbene contribuisca, e non poco, a rendere affascinante l’intrigo.

La storia ha un ritmo non eccessivamente serrato ma sostenuto, anche questo in linea con un reportage realistico e non combinato al tavolo della sceneggiatura. Gli attori hanno facce comuni, ma sono e si dimostrano di grande livello: ottimo Brian Cox (Peter Kerrigan, incaricato di condurre l’inchiesta), notevole anche Frances McDormand (l’attivista Ingrid). Ken Loach ci illude, ma il finale è il più triste che si può immaginare in una storia del genere; anche la fantapolitica si arrende ai subdoli ricatti della politica nient’affatto fanta.
Da ricordare l’accompagnamento sonoro di Steward Copeland, trascinante come al solito; sempre in abito musicale da segnalare la canzone Joe McDonnell, autentica gemma della protesta irlandese, cantata da Ron Kavana e Therry Woods. 
Durissime le parole di accusa alla nazione inglese:

“You have plundered many nations 
[avete saccheggiato molte nazioni]
Divided many lands 
[diviso molte terre]
You have terrorized their people
[avete terrorizzato le loro genti] 
You ruled with an iron hand  
[avete regnato col pugno di ferro]
And you brought this reign of terror to my land  
[e avete portato questo regno di terrore nella mia terra]
And you dare to call me a terrorist 
[e voi osate chiamarmi  terrorista]
While you look down your gun”
[mentre abbassate lo sguardo sul vostro fucile]

E questa, purtroppo, non è fantapolitica.


Frances MacDormand



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