20_L'AGENDA NASCOSTA (Hidden agenda). Regno Unito, 1990; Regia di Ken Loach.
L’idea alla base di questo Hidden agenda è notevole: un thriller ai confini
della fantapolitica, che suona maledettamente verosimile a tal punto da
divenire reale critica politica. Già l’impianto cinematografico del
lungometraggio contribuisce a creare una sensazione di realismo: la pellicola
sgranata, per altro tipica di molto cinema inglese, la scelta degli attori,
l’intreccio complicato e del quale sfuggono giocoforza molti dettagli, il
coinvolgimento di personaggi ed eventi storici. Insomma, siamo molto lontani da
una tipica spy story del cinema mainstream. E per quanto intricata e a
suo modo fantasiosa, la storia raccontata dal regista Ken Loach sembra
credibile; se non vera e magari nemmeno probabile, perlomeno possibile.
Maledettamente possibile. Alla base dell’intreccio c’è un audiocassetta (e non
un agenda come suggerisce il titolo) sulla quale un ex agente governativo
britannico ha raccolto i resoconti di un complotto per far cadere il governo
laburista inglese. Nel complotto sono coinvolti esponenti delle autorità
britanniche, dei servizi segreti e del partito conservatore, e massima
beneficiaria di tutto questo, sebbene non direttamente coinvolta, sarebbe stata
Margaret Thatcher. Pur potendo comprendere l’eventuale antipatia
per la Lady di
Ferro da parte di Ken Loach, il coinvolgimento del Primo Ministro appare
un po’ gratuito, sebbene contribuisca, e non poco, a rendere affascinante
l’intrigo.
La storia ha un ritmo non eccessivamente serrato ma
sostenuto, anche questo in linea con un reportage realistico e non combinato al
tavolo della sceneggiatura. Gli attori hanno facce comuni, ma sono e si
dimostrano di grande livello: ottimo Brian Cox (Peter Kerrigan, incaricato di condurre
l’inchiesta), notevole anche Frances McDormand (l’attivista Ingrid). Ken Loach
ci illude, ma il finale è il più triste che si può immaginare in una storia del
genere; anche la fantapolitica si arrende ai subdoli ricatti della politica
nient’affatto fanta.
Da ricordare l’accompagnamento sonoro di Steward Copeland,
trascinante come al solito; sempre in abito musicale da segnalare la
canzone Joe McDonnell, autentica gemma della protesta irlandese, cantata
da Ron Kavana e Therry Woods.
Durissime le parole di accusa alla nazione
inglese:
“You have plundered many nations
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[avete saccheggiato
molte nazioni]
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Divided many lands
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[diviso molte terre]
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You have terrorized their people
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[avete terrorizzato
le loro genti]
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You ruled with an iron hand
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[avete regnato col
pugno di ferro]
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And you brought this reign of terror to my
land
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[e avete portato
questo regno di terrore nella mia terra]
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And you dare to call me a terrorist
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[e voi osate
chiamarmi terrorista]
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While you look down your gun”
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[mentre abbassate lo
sguardo sul vostro fucile]
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E questa, purtroppo, non è fantapolitica.
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