504_IL ROMANZO DI UN LADRO DI CAVALLI (Romansa konjokradice); Jugoslavia, Italia, Francia, 1971. Regia di Abraham Polonsky.
Il regista americano Abraham Polonsky negli anni cinquanta
fu accusato di essere comunista dalla Commissione
per le attività antiamericane, cosa che gli stroncò di fatto la carriera.
Il promettente autore tornerà al lavoro dietro la macchina da presa solo nel
1970 con Ucciderò Willie Kid, di un
anno precedente a questo Il romanzo di un
ladro di cavalli. Se con il primo Polonsky aveva potuto aderire al
cosiddetto western revisionista, per
il secondo si dimostra molto più audace, imbastendo un’opera particolarmente
originale. Forse anche ambiziosa, se si pensa che viene ingaggiato un attore
come Yul Brinner, inserito però in un cast particolarmente eterogeneo, di cui
si possono ricordare Eli Wallach e Jane Birkin. Se il resto degli attori recita
in modo in onestà approssimativo, Brinner interpreta il tono farsesco e
briccone dell’opera in modo anche troppo esplicito, Wallach propone una sua
tipica prova (assimilabile a quelle degli spaghetti
western), la Birkin
sarà anche caruccia, se non fosse per l’espressione da ebete perennemente esibita
in questa circostanza. Sembra abbastanza naturale che, con un simile
prestazione d’attori assai eterogenea e dal sapore estemporaneo, il risultato
non possa certo definirsi memorabile. Insomma, l’operazione sembra fare acqua
da tutte le parti, ciononostante va comunque messo a referto che il film
ottenne un discreto riscontro da certa critica militante. L’impressione è che il lavoro del regista sia stato
valutato con sguardo benevolo oltre i suoi reali meriti, ma prendiamo pure per
buono che si tratta di una sorta di romanzo-revisionista in salsa picaresca, che
cerca la sua ragion d’essere nel riprendere alcune tematiche del western
crepuscolare per inserirle in un altro contesto.
Resta da capire se il generale
tono sconclusionato sia una ricercata e voluta vaghezza di contenuti o una più
prosaica mancanza di coerenza cinematografica. Il botteghino non ebbe però
dubbi e decretò l’insuccesso di questo Il
romanzo di un ladro di cavalli. Va detto che Polonsky aveva forse intuito i
rischi del probabile fiasco e aveva lasciato che, almeno secondo i titoli di
testa, ad attribuirsi la regia fosse tal Fedor Hanzekovic, un escamotage che tuttavia
non gli valse a molto. Perché si chiuse comunque così, in modo assai poco
lusinghiero, la carriera registica di Abraham Polonsky.
Jane Birkin
Linda Veras
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