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martedì 7 giugno 2022

BUONGIORNO, NOTTE

1029_BUONGIORNO, NOTTE . Italia, 2003; Regia di Marco Bellocchio.

Alla fin fine lo si deve ringraziare, Marco Bellocchio, per Buongiorno, notte, il film tratto dal racconto Il prigioniero di Anna Laura Braghetti. La Braghetti era una terrorista delle Brigate Rosse e il protagonista del libro, suo malgrado, era Aldo Moro. L’idea di approcciare ad un evento tragico come il rapimento di Aldo Moro, avvenuto attraverso la Strage di via Fani – nella quale perirono le cinque guardie del corpo dello statista – e la sua uccisione, prendendo come spunto un libro scritto da una terrorista coinvolta nei fatti, è già significativo delle intenzioni del regista. In Buongiorno, notte, nonostante i tanti spezzoni di filmati d’archivio, non c’è una cronistoria dei fatti che segnarono in modo indelebile la primavera italiana del 1978. Bellocchio trova, evidentemente, nella coscienza della Braghetti, impersonata dalla Chiara (Maya Sansa) del film, il terreno fertile per sviluppare un testo psicanalitico e onirico, più che storicamente attendibile. Il che è certo un gesto coraggioso: d’istinto verrebbe da dire che l’omicidio di Aldo Moro, politico che come pochi altri incarnava lo Stato e le istituzioni, meriterebbe un rispetto religioso. Scherza coi fanti e lascia stare i santi, si usa dire nel Belpaese, e Aldo Moro è una sorta di santo laico della Repubblica Italiana. Ma ha naturalmente ragione Bellocchio a voler forzare la mano e dare dei tragici fatti un’interpretazione fantasiosa, con visioni notturne, sogni e persino una seduta spiritica. In questo senso acquista maggiore spessore anche l’interpretazione che Roberto Herlitzka dà di Moro, non fisicamente somigliante ma semmai la sua versione spirituale. 

Perché occorre curvare, piegare almeno leggermente il corso della Storia – un po’ come un buco nero fa con lo spaziotempo – e Bellocchio ci aiuta in ciò con la sua poetica, per riuscire a comprendere che i brigatisti possano aver avuto dubbi, incertezze, timori. Se ci si affida alla fredda e lucida analisi politica, sociale, morale, etica non si possono trovare attenuanti perché non ce ne sono. Eppure è un’impasse da cui dobbiamo uscire e allora Buongiorno, notte, con la sua brigatista e i suoi rimorsi di coscienza, ci diventa essenziale. Le lacrime di Chiara, proprio perché si tratta di un personaggio di fantasia e non l’interpretazione sullo schermo di una Faranda o di una Balzarani, si possono accettare. D’accordo, al cinema si dovrebbe poter veder rappresentato qualsiasi cosa ma per tutte le cose ci sono tempi e modi. Per le Brigate Rosse il percorso sembra ancora lungo e forse Buongiorno, notte è un piccolo passo in avanti. Tornando alla figura della protagonista, è vero che Chiara può essere intesa come una sorta di alter ego della Braghetti, brigatista pure lei, ma figura minore, almeno come risonanza mediatica. E allora si può anche discutere sull’ipotesi che questa brigatista – rossa o nera non ha alcuna importanza in questo specifico senso – abbia avuto dei sentimenti umani, mentre con i suoi compagni si apprestava ad uccidere a sangue freddo un uomo mite e giusto, perlomeno per i canoni comuni. Insomma, dobbiamo essere grati a Buongiorno, notte perché ci prospetta l’insospettabile ipotesi che le Brigate Rosse fossero esseri umani. Del resto l’abbiamo detto che è un film con una forte componente fantastica.   


 

Maya Sansa


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