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domenica 5 gennaio 2020

SIERRA CHARRIBA

493_SIERRA CHARRIBA (Major Dundee); Stati Uniti, 1965. Regia di Sam Peckinpah.

Il regista Sam Peckinpah, dopo un paio di interessanti western (La morte cavalca a Rio Bravo e Sfida sull’Alta Sierra), cerca di mettere la sua prima vera firma ad una pellicola, evitando quelle ingerenze produttive che hanno contraddistinto le sue due prime opere; e lo fa, e viene spontaneo dire ‘ovviamente’, con una pellicola anch’essa di genere western. La forte volontà di autonomia autoriale si traduce in un film, Sierra Charriba, che parte a cannone, mette tantissima carne al fuoco e, per la prima oretta di visione, tiene tremendamente botta. Protagonista del film è il Maggiore Dundee (a cui è intitolato il film nella versione originale) interpretato dal granitico Charlton Heston, che attraversa spedito il lungometraggio come Mosè attraversa il Mar Rosso o, per attenerci all’opera, come lo stesso maggiore passa in mezzo ai detenuti sudisti del campo di prigionia. Il personaggio interpretato da Heston è un ottuso militarista vittima della propria determinazione più che della fame di gloria e, sia per il contesto generale, sia per il riferimento insistito al trombettiere della truppa, sembra fare il verso al celebre generale Custer (la cui condotta scriteriata lo portò con il proprio reparto al disastro del Little Big Horn, da cui si salvò appunto il solo trombettiere). L’antagonista di turno è, o dovrebbe essere, un indiano, Sierra Charriba (Michael Pate), a cui il distributore italiano del lungometraggio ha malamente intitolato il film. ‘Malamente’ perché il predone apache si vede davvero poco, ed è presto soppiantato nell’economia del film da un rivale ben più presente e partecipe nello sviluppo della trama: il drappello di nordisti all’inseguimento di Sierra Charriba è affiancato, infatti, da volontari sudisti che sperano di ottenere così il condono, capeggiati dal tenente Tyreen (Richard Harris). 

Tyreen e Dundee sono vecchi amici ma ora su sponde diverse della Guerra Civile e hanno tra loro trascorsi burrascosi a complicare ancora di più le cose: sarà quindi l’ufficiale confederato a contendere il centro della scena al maggiore nordista. Ma le insolite unioni non sono ancora finite: al manipolo si uniscono i soldati di colore del carcere militare, desiderosi di passare all’azione diretta e, per fare numero, vengono assoldati anche volgari criminali. Insomma, una spedizione punitiva che si pone come delicato obiettivo di recuperare tre bambini rapidi dagli indiani, oltre ad eliminare Sierra Charriba, è composta da nordisti, tra cui alcuni soldati di colore, sudisti e perfino banditi. Non contento, Peckinpah conduce il suo manipolo in caccia oltre il confine messicano, senza tutti quegli scrupoli politico/geografici che in genere siamo abituati a vedere nei film western. 

In Messico viene liberato un piccolo villaggio, e quindi la storia ha un suo momento rivoluzionario, nel quale il nostro drappello ingaggia addirittura battaglia contro le truppe francesi dell’Imperatore Massimiliano. Mentre Charriba rimane costantemente latitante dalla storia, arriva sulle scene la folgorante Teresa Santiago, una a dir poco splendida e assolutamente fuori luogo Senta Berger, che va ad imbastire un’ulteriore traccia, quella sentimentale, che fin’ora mancava. E’ difficile capire, stando alle voci, chi abbia messo tutti questi ingredienti, ma è certo che Peckinpah non ha potuto poi cucinarli come avrebbe potuto o saputo, perché, tanto per cambiare, i problemi con la produzione sono stati notevoli. 


Pare che il vulcanico regista avesse approntato in origine un piano di lavoro di oltre quattro ore e, se questo fosse vero, allora si possono spiegare la quantità di elementi profusi. Una simile mole di materiale narrativo sarebbe potuto certamente diventare una sorta di monumento al genere western sebbene, visto i presupposti, piuttosto dissacrante. Quel che rimane è un film che inizia in modo notevole per poi procedere a fiammate, spesso tremende, come nella scena in cui viene riportato al campo il disertore sudista. Peckinpah non solo è abile nel mostrare la violenza in modo esplicito, ma dimostra, in quel passaggio, di saperla gestire a piacimento: creata una tensione narrativa estrema, la fa sfociare nell’uccisione del soldato e, a questo punto, sfrutta abilmente il clima più stremato che rilassato che ne è derivato, per la scena del romantico bagno tra Dundee e Teresa.
Nel complesso Sierra Charriba rimane un film molto interessante, ma parzialmente inespresso; anche la forza del finale, con il sacrificio di Tyreen, non riesce a trasmettere tutto il suo potenziale. Alla fine lo spettatore, seppure si possa essere divertito dal film, in fondo in fondo rimane con la voglia non soddisfatta; un po’ come Teresa, il personaggio interpretato dalla Berger, quando va a trovare Dundee e lo trova insieme alla ragazza messicana.










Senta Berger











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