470_SPIONAGGIO INTERNAZIONALE (Foreign Intrigue); Stati Uniti 1956. Regia di Sheldon Reynolds.
Ispirato dalla serie televisiva omonima Foreign intrigue, prodotta dallo stesso regista del film, Sheldon
Reynolds, Spionaggio internazionale è
un’opera curiosa, interessante più che riuscita. A parte il protagonista Robert
Mitchum, che recita sul velluto una parte a lui congegnale, l’aspetto più
intrigante del film è il suo mantenersi in una forma ambigua. In principio è
colorato come un fiammeggiante melò,
ma Reynolds non coglie gli spunti che la trama offre in questo senso: ci sono
infatti almeno due triangoli sentimentali lasciati cadere nel vuoto. Il primo è
composto da Bishop (Mitchum), che si trova tra i coniugi Danemore, ma il marito
muore troppo presto e a Domenique, che rimane vedova, Geneviève Page non riesce
a dare sufficiente fascino per innescare il melodramma. Poi la stessa Domenique
cerca di inserirsi tra la
Bishop e Brita (Ingrid Thulin); ma anche in questo caso senza
incidere. Tra gli ultimi due va in scena una rapida storia sentimentale, tutto
sommato gradevole, per quanto un po’ fuori luogo, visto il tema del film. E
comunque la Thulin ,
pur essendo certamente una bellissima ragazza, non sembra troppo a suo agio in
una storia che è si un intrigo
internazionale, ma basato su un ricatto più che sullo spionaggio. Questo
intrigo, in cui il defunto Danemore ricattava gli ex-spalleggiatori nazisti in
quei paesi dove ancora erano rimasti sconosciuti, è una delle parti deboli del
film, sebbene potrebbe funzionare in modo coerente in un esplicito b-movie. La spy-story, almeno a livello di genere, lascia visivamente pian
piano posto al noir, con il finale
che sembra arrivare al culmine della storia, ma poi si rivela sorprendentemente
aperto. In questa fase, il richiamo
al genere noir è reso manifesto anche
dalla colorazione della pellicola, che sotto la fioca luce dei lampioni dei
vicoli di Vienna, sembra un bianco e nero seppiato. Insomma, si tratta anche di
un intrigo di generi e elementi cinematografici onestamente assortito un po’
alla bell’e meglio ma, magia del
cinema, tutto sommato con una sua funzionalità e la sua ora e mezza abbondante
la supera senza patemi.
Genevieve Page
Ingrid Thulin
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