481_LA SPOSA CADAVERE (Corpse Bride); Stati Uniti, 2005. Regia di Tim Burton e Mike Johnson.
L’aspetto più interessante di La sposa cadavere di Tim Burton (codiretto da Mike Johnson) è che
riesce a riportare in auge con piena efficacia, oggigiorno, il romanticismo di
una tenera storia d’amore. E la cosa non è affatto facile; certo, il genere
sentimentale sopravvive ancora, ma perlopiù in opere dozzinali e assai poco
stimolanti. Burton, come suo solito, lavora con consueta classe e bizzarra estrosità e, mescolando la ricetta della sua storia d’amore con il
condimento dei temi macabri a lui cari, può affrontare a piè fermo anche un
tema delicato come una intensissima love
story senza correre alcun rischio di scivolare nello sdolcinato. Già il
titolo affianca i due grandi temi del film (e dell’umanità): l’amore (la sposa) e la morte (cadavere). Questi due concetti sono
spesso usati in antitesi: si dice che l’amore sia l’unica cosa che può vincere
morte (quando si giura amore eterno)
ma è anche vero che una formula del matrimonio (che, almeno ufficialmente, non
è, come spesso si sente dire, la ‘tomba dell’amore’ ma il documento che lo
ufficializza) recitava “finché morte non
vi separi”, ad indicare che l’ultima parola spettasse alla Grande Consolatrice. Burton è dell’idea
non solo che la morte non possa fermare l’amore ma anzi, è proprio nella
spoliazione delle preoccupazioni terrene che si può davvero comprendere la
grandezza di un sentimento tanto assoluto. Visivamente questo concetto è reso
nel film da una nettissima distinzione tra i due mondi: quello dei vivi è
grigio, oppressivo, incupito dagli interessi di parte; quello sotterraneo è
coloratissimo, gioioso, allegro e spensierato.
E’ ovviamente un paradosso, ma
si tratta di un film di animazione che vuole un po’ sovvertire gli abituali
luoghi comuni, permettendo una riflessione sul mondo moderno non
particolarmente elaborata o complessa, ma indiscutibilmente centrata e
basilare. Nella storia ambientata nel XIX secolo raccontata nel film,Victoria,
una ragazza di una nobile stirpe decaduta finanziariamente, è promessa in sposa
a Victor, un ragazzo di famiglia facoltosa ma di estrazione borghese. Per un
capriccio del destino (mettiamola così) il nostro giovane finisce tra le
braccia di Emily, la sposa cadavere,
una povera ragazza derubata e uccisa proprio dal suo promesso sposo, il losco
Lord Barkis. Nel mondo di superficie dominano quindi gli interessi, economici o
di potere, che sono ancora quelli tipici della nostra società, mentre è molto
più romantico l’universo dei morti, dove la nostra povera Emily sogna ancora il
grande amore ed è comunque come fosse rimasta sospesa nell’attesa del gran
giorno.
Dapprima la nostra simpatica eroina identifica in Victor la
soluzione alla sua condizione, ma poi come potrebbe, proprio lei, paladina
dell’amore romantico, rimanere vittima dell’avidità sentimentale? E così tutto
si risistema come da prevedibile copione: il cattivo Lord Barkis paga le sue
colpe, Emily è finalmente libera dall’incantesimo che la teneva in attesa,
mentre Victor può congiungersi con Victoria. E per Victor, represso
dall’aridità umana della propria famiglia, il contatto con Emily e il suo mondo
di cadaveri è, per assurdo, una ventata di vitalità. Visivamente il film è un
vero capolavoro d’animazione: con la tecnica passo-uno mista a quella digitale, Tim Burton e Mike Johnson hanno
realizzato un’opera di notevole qualità.
Insomma, che per le storie d’amore non sia un gran periodo
deve essersene accorto anche Burton.
Per farci un film davvero bello ha dovuto risvegliare una
donna trapassata.
Emily
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