474_I TRE BANDITI (The Tall T); Stati Uniti, 1957. Regia di Budd Boetticher.
Budd Boetticher (regista), Randolph Scott (attore
protagonista) e Burt Kennedy (sceneggiatore) si ritrovano ancora dopo I sette assassini per questo I tre banditi, anch’esso un film
western. Alla base c’è un romanzo (The captive)
di Elmore Leonard, che garantisce una solida base su cui Burt Kennedy fa anche
stavolta un buon lavoro. La storia è abbastanza semplice e i personaggi in gioco
sono pochi. Curiosamente il film può essere diviso in due parti: nella prima il tono è
quasi scanzonato, Brennan (Randolph Scott) e un tipo divertente, si preoccupa
di comprare dolciumi ai ragazzi, fa scommesse spericolate nelle quali perde e
si copre di ridicolo. Vuole fare l’allevatore e forse addirittura
l’agricoltore, insomma, siamo in clima da commedia. L’irruzione sulla scena dei
tre banditi del titolo italiano, fa svoltare il film. Ora siamo lontani dalla
visita all’allegra cittadina o dal ranch del vecchio padrone dove scherzare
con i mandriani: sulle assolate montagne, Brennan si trova prigioniero insieme
alla signora Mims (Maureen O’Sullivan), una donna che l’amico Ed (Arthur
Hunnicutt) ha definito, un po’ ingiustamente, un attaccapanni. Ed e il marito di lei sono stati fatti fuori dai
tre banditi: Frank Usher (Richard Boone) è il capo, ed è quello più
interessante; Billy Jack (Skip Homeier) è il gregario del gruppo, mentre Chink
(Henry Silva) è un individuo che si diverte ad ammazzare il prossimo. Alla fine
della storia, i personaggi principali, Brennan e la Mims, torneranno a casa con
più di quanto avevano preventivato: il primo era uscito per comprarsi un toro,
e si è trovato una donna; mentre quest’ultima era in partenza per una luna di
miele in un matrimonio di interesse, e si trova un marito che l’ama. Il tutto
senza eccessive sdolcinature: questo è uno dei pregi maggiori di un film
sicuramente valido che fonda la sua efficacia sull'essenzialità.
Maureen O'Sullivan
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