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lunedì 1 marzo 2021

PAURA NELLA NOTTE

767_PAURA NELLA NOTTE (Fear in the night). Regno Unito1972. Regia di Jimmy Sangster.

Negli anni settanta la gloriosa Hammer stava cercando di adeguarsi ai nuovi tempi, senza peraltro riuscirci mai veramente: Paura nella notte è un buon esempio degli strenui sforzi ma anche dei tiepidi risultati ottenuti dallo studio. In effetti, pur rimanendo lontani dalla pura tradizione gotica dei film degli anni andati, l’ambientazione in un vecchio istituto scolastico deserto e sperduto nella campagna, nel quale si aggira un inquietante Peter Cushing (è Michael Carmichael), di nero vestito e con un sinistro arto meccanico, non si discosta poi molto dalle classiche atmosfere Hammer style. E’ una scommessa che paga poco, però: l’atmosfera è buona, l’angoscia che trasmette la protagonista, Judy Geeson nei panni di Polly, è anche abbondante, ma non regge per tutta la durata della pellicola. L’idea alla base del film sembra essere quella di innestare le paure di un certo tipo di donna anni settanta, emancipata ma ancora vulnerabile (un po’ come la Mia Farrow in Rosemary’s Baby film del 1968, di Roman Polanski) in un’ambientazione che richiamasse il periodo gotico del cinema inglese. Per un’operazione del genere è chiamato Jimmy Sangster, discreto regista ma soprattutto esperto sceneggiatore: in effetti la storia è ben costruita, con dettagli accurati ma forse finisce per divenire vittima della stessa precisione formale ricercata dal suo autore. La struttura della vicenda è circolare, in effetti si tratta di un lungo flashback, ma il sapere come va a finire smonta un po’ troppo la suspense nel finale. Anche la morte del personaggio interpretato dalla star di maggior richiamo dell’opera, Joan Collins nei panni di Molly, è troppo prevedibile: in questo caso non è tanto la fucilata con cui la donna uccide un povero coniglio, nella scena che la introduce al film a circa a metà della sua durata, a suggerirci la sua fine. Questo è un dettaglio semmai funzionale alla struttura circolare della storia (il personaggio entra ed esce dalla storia con un colpo di fucile), davvero angosciante nel suo non avere spiragli di fuga. 

E’ la preparazione della scena clou ad essere troppo scoperta, seppur apprezzabile negli intenti, con i drappi bianchi che sembrano fantasmi ma sotto uno dei quali era difficile ipotizzare ci fosse qualcosa di diverso dalla povera Molly. Il meccanismo imbastito da Sangster è quindi abbastanza scontato: non a caso vengono coinvolti tre interpreti di rango (i citati Judy Geeson, Peter Cushing e Joan Collins) che la loro parte la fanno; forse meno convincente Ralph Bates nei panni di Robert, infido marito di Peggy e amante di Molly. Il piano diabolico di Robert e Molly è quello di eliminare i rispettivi coniugi, in modo da poter godere delle ricchezze di casa Carmichael. Per farlo imbastiscono un complesso intrigo che mette Michael Carmichael sul banco dei sospettati come maniaco e Peggy come vittima di attacchi da parte dell’uomo col braccio artificiale. Come detto gli interpreti sono adeguati ma forse lo sono in modo troppo evidente: per quanto inquietante e ambiguo, Cushing non viene istintivamente identificato come un cattivo di stampo venale; la Collins, dal canto suo, può essere invece perfetta come donna ambigua e perfida. 

I tentennamenti e le incertezze di Judy Geeson la rendono ideale per essere la vittima di una macchinazione e una certa indeterminatezza televisiva di Bates è plausibile col subdolo ruolo previsto. Come si vede le carte sono troppo scoperte e, a quel punto, oltre ad una sceneggiatura che regga, sarebbe servita una maggior capacità registica, da parte di Sangster, per tenere sospesa la tensione. Che invece scema inesorabilmente, una volta che si scopre che le voci degli scolari, che si odono sinistramente nelle aule vuote, sono registrate, che Molly e Robert sono amanti, che la povera Peggy non è matta (non ancora, perlomeno) e, soprattutto, avendo già ben presente il risultato finale del film, visto nell’incipit. Non un’opera memorabile, quindi, anche se qualche brivido lo regala. 





 Joan Collins






Judy Geeson

3 commenti:

  1. argh, terribili i flashback, specie quando l'intera storia lo è...
    comunque quella foto ha fatto fare anche a me un salto nel passato, quando modellavo l'argilla al liceo artistico... ma combinavo solo pasticci :D
    il disegno su carta, già allora, era più nelle mie corde :)

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  2. Dai, forza, prepara una storia intera intitolata "Il Gaviale racconta..." :))

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  3. sono mezzo tentato... vediamo, se avrò ancora voglia di raccontare una storia, dopo di questa... grazie dell'interesse :)

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