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domenica 14 marzo 2021

SUNBURN - BRUCIATA DAL SOLE

780_SUNBURN - BRUCIATA DAL SOLE (Sunburn). Stati Uniti, Regno Unito1979. Regia di Richard C. Sarafian.

Divertente commedia parodistica, Sunburn – Bruciata dal sole sembra quasi un film, in un certo senso, metalinguistico, ovvero che riflette su sé stesso o qualcosa di strettamente inerente, più che proporre una semplice finzione di realtà, come è di norma il cinema. In effetti, il fatto stesso di essere una parodia ci mette su quella strada, visto che il riferimento è il cinema d’avventura gialla (e non la realtà) che la storia del film di Richard C. Serafian prende bonariamente in giro. Il clima narrativo è infatti quello: il fatto che il protagonista maschile sia interpretato da Charles Grodin (è l’investigatore assicurativo Jake Dekkar), relativamente famoso per qualche ruolo semiserio, è un chiaro indizio; la scena inziale con la macchia di liquore sui calzoni con cui si presenta sul luogo delle indagini, quasi se la sia appena fatta sotto, ne è la conferma definitiva. Il tono quindi è leggero, ma l’azione non manca e le scene adrenaliniche sono anche funzionali, visto che Serafian, in regia, sa grosso modo il fatto suo. Tutto ciò però è marginale, in Sunburn – Bruciata dal sole, perché, come si può intuire bene dal titolo italiano, la vera protagonista del film è la partner di Dekkar, Ellie Morgan, interpretata da una favolosa e splendida Farrah Fawcett. La Fawcett tiene in modo naturale il centro della ribalta, che sia per l’illuminante sorriso, per gli occhi, per i famosissimi capelli (la cui acconciatura aveva persino un nome, the Farrah, richiestissima dalle donne di mezzo mondo) o anche per tutto quanto il resto: le bastò una sola stagione di Charlie’s Angels per rimanere nei cuori dei telespettatori dell’intero pianeta, lasciando sostanzialmente nell’oblio le altre interpreti degli angeli che pure erano bellezze mozzafiato. 

La decisione di abbandonare la serie fu uno choc per tutti, soprattutto per la produzione del telefilm che intentò una causa costosissima contro l’attrice e pare si adoperò per ostacolarne, in seguito, la carriera. Chissà se tutto questo ha a che vedere con l’attività, tutto sommato scarsa, che una star del calibro di Farrah avrà ad Hollywood fino alla prematura morte, occorsa nel 2009. Certo, a pensar male, si può dar ragione a chi, nel 2010, polemizzò con l’Academy Award per averne ignorato la scomparsa, nel tradizionale necrologio dedicato agli attori morti nell’anno precedente. Tutto ciò però centra poco con Sunburn – Bruciata dal sole film del 1979, opera nel complesso modesta che arrivava sorprendentemente nel momento topico della carriera dell’attrice americana. E verrebbe naturale chiedersi come sia possibile che la ragazza dei sogni di ogni terrestre finisca per lavorare in tre anni in un paio di modeste produzioni (oltre al film di Sarafian, Farrah interpretò un'altra commedia gialla, Chi ha ucciso mio marito? per un’altra delusione al botteghino), invece di sfruttare il momento magico. 

E allora, anche visto che nel film il riferimento all’ustione solare è davvero striminzito, viene il sospetto che la definizione sunburn utilizzata come titolo, sia da intendere in senso metalinguistico per sottolineare come la bellezza folgorante di Farrah si sia rivelata un’arma a doppio taglio e scottante, per la carriera della brava attrice. Perché sullo schermo la Fawcett si disimpegna egregiamente, aiutata certo dal disarmante sorriso e da tutto quanto il personale, permettendo alla pellicola di cavarsela pur nella generale povertà di idee concretamente narrative. Una mano gliela dà anche Joan Collins, chiamata ad interpretare Nera, una versione fortemente parodistica della mangiatrice di uomini vista all’opera in The Stud – Lo Stallone (1978, di Quentin Masters). Con Joan sulla scena l’impressione di essere di fronte ad un testo metalinguistico è ulteriormente rafforzata perché la diva era ormai un’icona che trascendeva il singolo film. Basta vedere la Collins, e all’attrice basta uno sguardo che confermi l’impressione, e sostanzialmente si è capito chi sia Nera, il suo personaggio. 


A quel punto Joan può pensare a divertirsi stuzzicando il protagonista, quando non a centrifugarlo con la proverbiale intraprendenza sessuale, oppure a piazzare una serie di battute, guarda caso, di matrice metalinguistica. Ad esempio quando il suo personaggio fa la svampita e non ricorda chi fosse Lee Van Cleef, (con il quale l’attrice aveva lavorato in Bravados, 1958, di Henry King) o scambia, in modo del tutto non plausibile, un semplice passamontagna nero per il costume da Uomo Ragno. La stessa Fawcett, per bocca del suo personaggio, non è affatto convinta che la rivale la racconti giusta. Sì, perché per quanto sia difficile da credere persino in una parodia, alla fine il buon Charles Grodin viene conteso dalle due splendide donne del racconto. La Collins gestisce la cosa alzando i giri della sua interpretazione, non potendo competere sullo stesso terreno, con i suoi 46 anni, con i 32 della bionda americana. Il personaggio della Fawcett invece ci scherza un po’ su; in ogni caso la diva inglese aveva una tale classe da essere inattaccabile. 

Preoccupata dall’interesse mostrato da Jake per Nera, Ellie osserva come la rivale sia “vecchia”, precisando un “direi che ha almeno quarant’anni” che ha, ancora una volta, una valenza metalinguistica: vuole essere offensivo per Nera, nel contesto del racconto, ed è invece un complimento per Joan Collins che, come detto, ne aveva ben sei di più. Ma, non contenta, la ragazza rincara la dose: “e direi che prende qualche pillola per tirarsi un po’ su!”. Lapidaria la risposta di Jake: “Devono essere delle bombe” che fa rimanere Ellie imbronciata e congeda degnamente la Collins dal film, lasciato per il finale completamente a disposizione della Fawcett. La bionda americana se la cava anche nelle scene d’azione, grazie ad un fisico atleticamente di primordine, ma non esagera limitandosi ad un paio di padellate ben piazzate; divertente l’inseguimento con l’auto, una Datsun 200SX, che finisce per fare irruzione addirittura in un’arena durante la corrida. Jake, affiancato dal vecchio amico Marcus (Art Carney), ha il tempo per chiudere la vicenda con un po’ di azione, nella quale non mancano i passaggi ironici, a ricordare il tono scanzonato della pellicola. Niente di trascendentale, sia chiaro, ma va bene tutto, fintanto che c’è Farrah sul grande schermo. Peccato avercela vista così raramente.   

Joan Collins



Farrah Fawcett
















2 commenti:

  1. hanno attaccato anche Amadeus per non aver ricordato Stefano d'Orazio al festival di Sanremo...
    comunque sempre buono quando un'attrice sa fare una versione parodistica di se stessa...
    anche se qui le immagini celebrano soprattutto -giustamente- l'altra attrice :)

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  2. Beh, in questo film la Collins fa una sorta di comparsata estesa, ma nulla più. Farrah è l'epicentro del film.

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