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lunedì 8 marzo 2021

L'IMPERO DELLE TERMITI GIGANTI

774_L'IMPERO DELLE TERMITI GIGANTI (Empire of the Ants)Stati Uniti1977. Regia di Bert I. Gordon.

B-movie un po’ fuori tempo, L’impero delle Termiti Giganti è però un film che, dal punto di vista orrorifico, ha una certa efficacia. In fondo è questa, probabilmente, l’intuizione del regista (e vero maniaco degli animali ingigantiti) Bert I. Gordon: le formiche sono esseri terrorizzanti in sé e, se abitualmente non ci fanno paura è solo per le dimensioni minuscole. La deduzione del regista sembra stata essere che, per avere un film che faccia paura, basta che il soggetto tratti di questi insetti che, per una ragione o per l’altra, si ritrovino in formato extra. D’accordo, i credits rimandano al genio di H. G. Wells per il testo all’origine ma, in questo caso, più che un onesto riconoscimento da parte della produzione nei confronti di chi abbia avuto per primo l’idea alla base di un racconto, il riferimento sembra una manovra pubblicitaria per sfruttare il nome del grande scrittore britannico. Perché di H. G. Wells in L’impero delle Termiti Giganti c’è davvero poco mentre il modo semplice e un po’ brutale con cui viene gestito il tema del gigantismo animale è, come detto, riconducibile alle corde di Gordon. Il regista non è certo un autore particolarmente fine e lo si può notare anche dall’incipit del suo film: dovendo fornire alcuni dettagli di natura scientifica sulle formiche, necessari per alcuni passaggi della sua storia, Gordon inserisce un’introduzione del tutto svincolata dal resto del lungometraggio. In questo atipico frammento narrativo veniamo appunto informati a dovere su alcune caratteristiche degli insetti in questione, in particolare sull’uso del feromone da parte della regina per condizionare le altre formiche. 

Qui va aperta una parentesi, anche se forse bisognava averlo già fatto: protagoniste del film sono infatti gigantesche formiche e non termiti, come indicato dal bizzarro titolo italiano dell’opera. In ogni caso si tratta di una stranezza che si aggiunge a quella del prologo del tutto estraneo alla linea narrativa del racconto. Una soluzione non troppo ortodossa, quest’ultima, che ci mette però sull’avviso: Gordon è un regista senza scrupoli (in senso tecnico, sia chiaro) per cui quando assistiamo ai bidoni di rifiuti radioattivi gettati in mare dovremmo sospettare che possano anche non essere così banalmente e strettamente legati alla trasformazione delle formiche. Infatti, nonostante uno dei suddetti fusti arrivi poi a riva e venga addirittura assalito da alcune formiche, che entrano in contatto con i rifiuti radioattivi, poi la tempistica degli avvenimenti non giustifica questa spiegazione come origine della assurda situazione che troveremo. Più probabile che sia una falsa pista narrativa, atta a far pensare che le formiche debbano ancora trasformarsi, nel momento in cui le vediamo immergersi nei liquami radioattivi, mentre ce ne sono già alcune di quelle giganti in agguato nelle paludi della Florida dove è ambientata la vicenda. I protagonisti umani della storia sono personaggi tipici dei seventies, epoca d’uscita del film, che portano tutti più o meno con sé le tracce delle tempeste sociali del periodo precedente. 



Nell’ambito di un viaggio organizzato da un’agenzia immobiliare che cerca di rifilare agli ignari partecipanti un lotto di terreno di scarso valore spacciandolo per un vero affare, si manifestano le varie personalità dei protagonisti. Che sono, come detto, residui di un periodo un po’ travagliato a livello sociale: coppie in crisi, donne e uomini single o separati tra i potenziali acquirenti e colleghi che mal si sopportano nell’organizzazione immobiliare, con continui riferimenti ad argomenti sessuali, com’era tipico di un’epoca che non si era ancora assuefatta (se mai accadrà) alle libertà da poco conquistate in quel campo. Forse solo i due vecchi che amano viaggiare a sbafo e la coppia di cui l’uomo sembra essere un acido complottista (a suo titolo di merito va detto che scopre la truffa prima di lasciarci le penne) danno l’idea che la specie umana possa avere una forma sociale in qualche modo funzionante. 

I vecchietti si vogliono bene, e lo dimostrano fino all’ultimo, e anche l’altra coppia in questione non palesa particolari frizioni sebbene nemmeno una grande sintonia. Ma per gli altri è una musica assai diversa. Di cui emblematica è la figura della splendida protagonista, Joan Collins nei panni di Marilyn Fryser, manager che gestisce la speculazione edilizia in questione. La Collins, attrice d’alta scuola, nel ’77 aveva già 44 anni (portati sontuosamente) ma il suo personaggio, a differenza dei compagni di viaggio, non era tanto il risultato delle contestazioni del turbolento periodo immediatamente precedente, ma rifletteva caratteristiche in anticipo sui tempi, oltre che proprie dell’attrice inglese. Joan era infatti già proiettata nel decennio successivo, del quale diventerà una delle icone leggendarie nei panni di Alexis Colby, la perfida
cattiva del serial Dinasty. Nessuno come la Collins riuscirà a rappresentare, in modo tanto adorabilmente spregevole, i controversi anni 80, e ben più di un primo abbozzo di questa figura epocale lo troviamo già nella Marilyn Fraser che non ha alcuno scrupolo pur di guadagnare denaro. Gordon la mette sul piano della regina delle formiche, azzardando un paragone narrativo tra la società umana e quella dei piccoli animali, e la donna finisce poi soggiogata e sconfitta grazie al feromone della sua rivale. 


Non è che si possa pretendere una qualche chiave di lettura da parte del regista in questione, finanche
il suo, ovvero fare paura, riesca a farlo con buon risultato. Però l’aspetto più interessante de L’impero delle Termiti Giganti non è tanto nelle scene naif eppure terrorizzanti (gli effetti speciali sono in effetti datati) ma è appunto legato al personaggio della Collins che, come detto, porta già in nuce i segni di quell’icona che l’attrice diventerà nel decennio a venire. E non a caso lo fa in un film dell’orrore. Gli ottanta, al cinema, vedranno il rifiorire dei mostri, i cattivi dei film del terrore, Freddy Krueger, Jason Voorhees, Michael Myers e compagnia, personaggi negativi ma affascinanti che, nonostante le loro ripetute sconfitte, non si davano mai per vinti, tornando a più riprese sullo schermo. Guardando questa galleria di characters si può osservare come negli ottanta sembri mancare una figura che ne interpreti il lato femminile in questa chiave: c’è forse solo Elvira, la Padrona dell’Oscurità (Cassandra Peterson), che era già sulla cresta dell’onda dai settanta anche se era ambasciatrice di un’interpretazione del ruolo simpatica e accattivante ma più che altro nostalgica. Naturalmente si può notare come cambiando genere, da maschile a femminile, cambi anche il modo di interpretare il termine mostro: il latino monstrum significa segno divino, prodigio, e se i maschi di questa galleria erano spesso campioni di bruttezza, le controparti sono quasi sempre effettivamente divine (la citata Elvira o la Vampirella dei comics). 

Come detto, se cerchiamo nel cinema dell’orrore, o anche fantastico, una cattiva che sia l’incarnazione degli anni ottanta rimarremo delusi: ma allargando l’orizzonte forse c’è una personalità del livello di Crudelia de Mon (
La carica dei cento e uno, 1961) da affiancare ai più riconoscibili mostruosi colleghi maschi. I citati cattivi degli horror ebbero successo anche perché impersonarono bene il riflesso oscuro della filosofia rampante e vincente degli eighties: in senso letterale visto che arrivarono alla gloria (cinematografica), partendo da una posizione opposta (la loro mostruosità) e con un percorso contrario (costellato di sconfitte) rispetto ai patinati protagonisti belli e vincenti dei vari Top Gun (1986, di Tony Scott) o 9 Settimane e ½ (1986 di Adrian Lyne). Ma se Tom Cruise fu poi bravo ad evolversi, molti personaggi tipici degli eighties, come Mickey Rourke o Kim Basinger, rimasero un po’ sospesi nel posticcio mondo dell’epoca. Ecco, chi riuscì davvero a interpretare gli anni 80 fino in fondo, andando a chiudere dall’altro lato la parabola di Freddy Krueger e compagni fu lei, la divina Joan Collins che, ne L’impero delle Termiti Giganti, vediamo già splendida, sensuale, spregiudicata, arrogante e presuntuosa, ma anche perdente e indomita. E, come detto, assolutamente adorabile.     







Joan Collins








Pamela Susan Shoop




2 commenti:

  1. l'inquadratura con il punto di vista delle formiche non me l'aspettavo... e mi fa molto tenerezza la Collins attaccata dalla formica gigante...
    ora ti svelo una curiosità, se ti fa piacere... il mio primo raccontino a fumetti, realizzato a 19-20 anni, riguardava proprio una formica che nel finale diventava gigante... dopo di allora non ho più voluto saperne di disegnare storie a fumetti, la cosa mi terrorizzava, era il "mio" orrore :P
    finchè, dopo tantissimi disegni autonomi, è arrivato il gaviale... e si è riaccesa quella voglia :)

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  2. Prossimamente... Il ritorno della formica gigante!

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