785_SOLE ROSSO (Soleil Rouge). Francia, Italia, Spagna; 1971. Regia di Terence Young.
Sole rosso è una
produzione franco, italiana e spagnola la cui direzione è dell’inglese Terence
Young (il regista dei primissimi film di 007), per cui la definizione di spaghetti-western può sembrare un po’
impropria, anche visto il livello internazionale del cast. Se Charles Bronson (nel
film è il protagonista principale, Link) è sicuramente di casa nei western
all’italiana, lo stesso non si può dire di Alain Delon (Gauche, principale
antagonista dello stesso Link) e nemmeno delle due star femminili, Ursula
Andress (Christina) e Capucine (Pepita). Ma, produzione e cast a parte, sia le locations (l’Almeria e la Spagna in generale) che il
tono, ultraviolento ma al tempo stesso ironico, sono quelli inconfondibili
degli spaghetti. L’originalità del
film risiede nella presenza di un samurai che deve recuperare la spada rubata dai banditi all’ambasciatore del Giappone mentre questi stava portandola,
come dono dell’Imperatore del lontano paese orientale, al Presidente degli
Stati Uniti d’America. Il samurai in questione è Kuroda (Toshiro Mifune) che a quel punto si
metterà alla ricerca della spada insieme a Link, il quale vuole più
prosaicamente recuperare il bottino di una rapina sottrattogli dal suo socio
Gauche. Naturalmente il codice d’onore del samurai, il bushido, metterà a nudo i difetti della filosofia corrotta di Link
che nel corso della pellicola avrà comunque modo di riscattarsi. Il film è certamente
divertente e soprattutto divertito, specie nell’interpretazione fornita da
Bronson, particolarmente a suo agio; bene ovviamente anche Delon e ottima la Andress che, seppur
entrando in ritardo sulla scena, recupera credito anche grazie alla proverbiale
avvenenza; più defilata Capucine, ma solo per l’esiguo spazio concessole dalla
storia. Sebbene il tema esotico giapponese sia insolito nel western, il film
non si mette particolarmente in luce per originalità, ma piuttosto per il
solido mestiere degli interpreti, sia davanti che dietro la macchina da
presa.
Ursula AndressCapucine
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