777_THE STUD - LO STALLONE (The Stud). Regno Unito; 1978. Regia di Quentin Masters.
In genere liquidato come “pattume porno-melodrammatico” [cit. Il Morandini, dizionario dei Film], The Stud – Lo Stallone è, al contrario, un prodotto interessante sotto più di un aspetto. Ma va detto che gli argomenti trattati e un certo tipo di approccio, possono in effetti lasciare qualche perplessità. Per inquadrare meglio l’opera può essere utile stabilirne la paternità: più che al regista, l’anonimo Quentin Masters, The Stud – Lo Stallone è da ricondurre alle sorelle Collins, Joan, diva del cinema protagonista del film, e Jackie, scrittrice di best sellers piccanti, autrice di soggetto e sceneggiatura. Il racconto omonimo era del 1969 e Joan, che si trovava in un momento di stanca della carriera, si attivò per portarlo sul grande schermo: Jackie adeguò, evidentemente, l’ambientazione perché The Stud – Lo Stallone è, dal punto di vista scenico, uno dei migliori esempi per comprendere come i tribolatissimi anni 70 stavano maturando negli scintillanti anni 80 (altro che ‘pattume’). Alle stesse Collins, della cui cura maniacale dei dettagli si possono fare decine di esempi semplicemente guardando una loro foto, si deve probabilmente la volontà di una pregevole confezione formale dell’opera. La natura letteraria (il soggetto è già un libro, ulteriormente affinato in sceneggiatura) garantisce una solida imbastitura narrativa, le location sono azzeccate (strepitosa quella dell’orgia parigina), mentre la colonna sonora è una superba selezione di disco-music e pezzi in voga negli anni 70 talmente trainante che contribuì in modo efficace al successo del film. Dal punto di vista delle interpretazioni, Joan Collins si dedica anima e corpo (dando preferenza a quest’ultimo) a dar vita a Fontaine, una splendida donna non più giovanissima, spregiudicata, desiderosa di piacere e priva di valori morali.La performance della Collins è particolarmente convincente tanto
che qualcuno ne soprappose i ruoli, attrice e personaggio. Attingendo sempre al
citato Dizionario dei Film, il critico Morando Morandini definiva così
Joan Collins: “attrice esecrabile. Ogni volta che passa un uomo nei
dintorni, esibisce il suo sessappiglio in modo che anche Mae West avrebbe
ritenuto sconveniente.” [citazione a proposito di The Bitch, il
seguito del film di Masters che vede all’opera ancora la Fontaine interpretata
da Joan]. Al di là dell’ardito giudizio del critico (attrice esecrabile,
sic), è evidente una certa naturalezza, da parte della diva, ad interpretare il
ruolo di mangiatrice di uomini; un’attitudine che aveva già mostrato più volte
nel corso della carriera e che abitualmente gestiva con costrutto. Come anche
in The Stud – Lo Stallone: perché il ribaltamento dei ruoli, con Tony
(Oliver Tobias) lo stallone a cui è intitolato il film, che è un uomo ma
soprattutto lo strumento di piacere di una donna che lo possiede, tanto da
prestarlo all’amica, è il coronamento di una rivoluzione (sociale, sessuale,
femminile) iniziata nel dopoguerra e deflagrata nel 68. Purtroppo il movimento
hippy e le correnti impegnate politicamente del tempo furono semplicemente
mode passeggere e i fatti concreti dimostrarono che, dopo la rivoluzione
sessantottina e il suo lungo strascico (gli anni di piombo e simili), si
affermò esattamente il sistema di vita che The Stud – Lo Stallone mostrava
con un discreto anticipo.
L’obiezione da fare è che è difficile prendere come testo di critica ad un sistema un film che sembra piuttosto una celebrazione di quel modo di vita. In realtà non è così: il finale, con Tony che se ne va dal club, sale le scale e, aperta la porta, si gode l’aria fresca della strada mentre si lascia alle spalle il suo vecchio mondo, sembra proprio chiarire che quello mostrato non è un sistema salutare, anche nell’ottica del film. E Fontaine, sebbene sia mostrata in tutto il suo fascino, non è certo dipinta come un personaggio positivo, tutt’altro. Ma, e qui Joan è davvero strepitosa (come suo solito), c’è la volontà di fare un distinguo: da un punto di vista morale è innegabile, anche dal quadro etico della storia (non ostentato, ma presente) la condanna al suo personaggio, ma è altrettanto innegabile che il lusso, il denaro, il potere, il sesso, siano dannatamente attraenti. E Joan dimostrava che lo erano anche per una donna, mentre per tradizione al gentil sesso spettava un ruolo più passivo, più oggetto che soggetto.
Con The Stud – Lo
Stallone si certificava semmai che la rivoluzione era completa, che la
donna era pronta ad assumere il ruolo di soggetto (Fontaine) relegando l’uomo
a quello di oggetto (Tony). E il distinguo andava applicato proprio in questo
ambito: accettabile come discorso se si rimane nella pratica del gioco
sessuale, delle attitudini da letto, assai meno se lo si issa a modello di vita
in senso polito sociale. Ma questa era una differenza che esisteva da sempre e
che andava già tenuta in conto, anche prima che mutassero gli usi con
l’emancipazione della donna. Il comportamento vendicativo della figliastra
Alexandra (Emma Jacobs) che, sebbene assai giovane, viene istruita in modo
ortodosso alla tradizione (la cosa è mostrata anche figurativamente, altro
dettaglio a favore del film) non è poi migliore di Fontaine, anzi. Inganna Tony
col solo scopo della vendetta, in modo subdolo ma forse anche più spietato di
quanto potesse essere la matrigna nei suoi giochi sessuali.
Non è quindi tanto
il gusto del lusso, delle belle cose, degli agi, ad essere la causa della
decadenza morale, visto che anche chi è educato secondo scrupoli di
morigeratezza in linea con la tradizione non esita a colpire sotto la cintura.
Ed è in questo senso che va interpretata la verve di Joan Collins, nel calarsi
nel suo personaggio: è divertente, fare la cattiva, lo era anche per le dark
lady dei film noir, per esempio, ma poi quello che realmente conta è
altro. E, da grande attrice quale è, lascia questo passaggio a chi gli compete:
a Tony che, pestato e malconcio, se ne va da quel mondo luccicante. La macchina
da presa chiude, significativamente, su di lui, il protagonista del film che quel
mondo dorato se lo lascia alle spalle.
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