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mercoledì 6 novembre 2019

ATTENTI ALLE VEDOVE

438_ATTENTI ALLE VEDOVE (It Happenend to Jane); Stati Uniti 1959Regia di Richard Quine.

Nel 1954 era uscito It should happen to You commedia romantica di Geroge Cukor interpretata da Judy Holliday e Jack Lemmon. Il titolo originale di Attenti alle vedeve!, commedia di quattro anni più tarda, è It happened to Jane: un po’ come dire che se il film di Cukor ci metteva in guardia che ci sarebbe potuto capitare anche a noi quello che capitava alla sua protagonista, La ragazza del secolo (questo il titolo italiano) interpretata dalla Holliday, in questo caso era invece capitato a Jane (ovvero Doris Day, la vedova del titolo italiano). Al suo fianco, giusto per rimarcare la similitudine tra i due film, lo stesso Jack Lemmon, che in questo caso è nei panni di Giorgio (George in origine, ma il nome è sorprendentemente tradotto nella versione italiana), spasimante in rassegnata perenne attesa. Il rimando nel titolo al film di Cukor è la conferma di quanto appare sin troppo chiaro guardando poi l’opera: al netto della romantica commedia in primo piano, Quine vuole metterci in guardia dalle insidie della democrazia. Proprio così: la tanto osannata democrazia è ben lungi dall’essere quel metodo affidabile ed efficace per dispensare giustizia sociale. Al contrario: nel sistema economico americano (e per estensione di tutto il mondo occidentale) la democrazia presenta rischi gravissimi, che già nel film di Cukor erano messi in piena luce. In La ragazza del secolo la protagonista diveniva famosa semplicemente facendosi pubblicità; e diveniva una vera celebrità, pur senza aver alcuna capacità riconosciuta. Quello che il film di Cukor esibiva era che la teoria del consenso, alla base della democrazia, si fonda prevalentemente sulla notorietà più che sulla valutazione specifica e meritocratica. 

La traccia politica era tenuta però in controluce dal regista di origine ungherese, sebbene questi fosse perfettamente consapevole di questa evidente interpretazione che si poteva trarre dal suo film. Quine, nel suo Attenti alle vedove! è invece più esplicito: prima che la tipica curva parabolica della commedia punti di nuovo verso l’alto dell’ineludibile lieto fine hollywoodiano, c’è il momento di crisi e in quel preciso punto è focalizzato il nocciolo del discorso del regista. La battaglia tra la povera Jane, allevatrice di aragoste, e mister Malone (Ernie Kovacs), magnate delle ferrovie, aveva avuto sviluppi imprevedibili (degni di una commedia brillante, in onestà) e la donna, ora, si trova in una posizione simile alla Gladys Glover del film di Cukor: nel suo caso la popolarità deriva dalla simpatia che può suscitare una vedova, sola e con due figli a carico, che si lancia in battaglia legale contro un capitalista incallito. I risvolti rocamboleschi, che arrivano fino ad un pignoramento da parte della donna di uno dei treni di Malone, finiscono per alimentare la fama di Jane, che si trova quindi contesa dai giornali e dai talk show fin nella lontana New York. La vedova, infatti, vive nel Maine, a Cape Anne; un piccolo borgo di forte vocazione democratica, tanto che ogni anno si tiene l’assemblea generale, vengono discussi i temi più svariati e si vota per l’elezione del sindaco. Tutti gli anni Aaron Caldwell (John Cecil Holm), facoltoso commerciante, viene eletto primo cittadino, mentre Giorgio, suo unico rivale, rimane parcheggiato anche in questo caso in attesa del suo momento di gloria. 

Ed è nell’assemblea che Quine scopre le sue carte: lo zio Otis (Russ Brown) e Giorgio propongono di riparare il parchimetro davanti al negozio di Caldwell, il più grosso emporio della cittadina. Sembra una proposta di buon senso: hanno appena approvato il bilancio degli altri parchimetri cittadini e hanno avuto un buon ricavo. Matilda (Mary Wickes), l’acida centralinista di Cape Anne, prende la parola e spiega all’assemblea perché, al contrario, non convenga. Il tassametro fuori dal negozio di Caldwell agevola il commercio del sindaco, che se ne fosse ostacolato (dal fatto che i clienti debbano pagare il parcheggio) aumenterebbe i prezzi della sua merce. Per gli abitanti, quindi, un doppio svantaggio economico: pagare il parcheggio e pagare di più per via dell’aumento. 

Ovviamente l’assemblea approva. In democrazia, niente di più facile che il tornaconto personale (se è comune almeno alla maggioranza) prevarichi quindi l’applicazione dell’equità e della giustizia sociale. Ma questo non è che l’antipasto: perché a questo punto, il sindaco Caldwell, forte dell’appoggio dell’assemblea, fa notare a tutti come la battaglia personale di Jane, che vorrebbe solamente veder rispettati i propri diritti, abbia finito per irritare il boss delle ferrovie con l’intera comunità a tal punto che ora sono state soppresse tutte le fermate della linea ferroviaria a Cape Anne. Si prospettano quindi tempi magri per tutti, d’ora innanzi: per i commercianti che non potranno più ricevere le merci per tempo, ma anche per i clienti, che vedranno i prezzi innalzarsi di conseguenza. 

E’ la rovina economica del paese: e tutto per i diritti di una singola persona. E’ in questo punto che il sogno democratico va in mille pezzi, a fronte del generale disappunto per la situazione che viene fatto gravare, senza troppi indugi, sulle spalle di Jane, colpevole solamente di combattere per i propri diritti. Poi, per incanto tutto si risolve, anche se occorre ricordarsi che Attenti alle vedove! è una commedia hollywoodiana degli anni 50 e che c’è Doris Day. Ecco quindi che proprio da questi spunti tanto critici il personaggio di Jack Lemmon comincia una scalata che lo porterà a diventare sindaco per la prima volta, a chiedere Jane in moglie fino addirittura a convertire l’avido Malone a divenire un magnate, tanto che il film si chiude in pompa magna con una parata a stelle strisce. Il lieto fine è salvo, ma la rincorsa finale generale a gambe levate, degna di una slapstick se non proprio di una comica, ci ricorda che, perlomeno questa parte di storia, non è da prendere troppo sul serio. 



Doris Day

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