443_INCROCIO PERICOLOSO (The Crooked Way); Stati Uniti, 1949. Regia di Robert Florey.
Incrocio pericoloso
del regista Robert Florey è un noir
che si fonda su un presupposto non particolarmente originale, la perdita di
memoria del protagonista, ma che viene sviluppato in modo convincente. Il punto
forte della storia è che Eddie (John Payne) ritorna dalla seconda guerra mondiale con una scheggia nel cervello che gli
impedisce di ricordare il suo passato, ma nessuno, nell’esercito al momento del
congedo, è in grado di essergli di aiuto. Questo, che potrebbe sembrare un
passaggio debole della sceneggiatura ma non lo è, a livello narrativo permette
di far tornare a Los Angeles il nostro Eddie Rice completamente all’oscuro su
tutta quanta la sua vita prima della guerra. Se pare impossibile che non ci
sia, nei documenti del soldato Rice, qualche riferimento alla sua vita civile,
la cosa trova spiegazione nella precedente occupazione del nostro Eddie, che di
cognome fa in realtà Riccardi ed era un pericoloso gangster al tempo in fuga
dai suoi ex compagni di banda, decisi a farlo fuori per via del suo tradimento.
E’ quindi plausibile che Eddie si sia arruolato senza dare precise generalità e
che ora, senza memoria, si trovi completamente senza informazioni sulla propria
persona, se non la città di provenienza. Convinto dal dottore militare a
tornare in California nella speranza di incontrare qualche conoscente da cui
apprendere un minimo di indicazioni della sua vita precedente, Eddie giunge
nella città degli angeli, non
precisamente un paesino di quattro anime e, appena arrivato, viene subito
riconosciuto. E’ un bel colpo di scena, perché lo spettatore non se lo aspetta
certo, ma è sempre iscritto con rigore nella logica narrativa del racconto:
Eddie Riccardi era un pezzo grosso nella malavita e quindi niente di strano che
possa essere noto negli ambienti equivoci e sorvegliati come possono essere le
stazioni o i comuni luoghi di transito.
Pian piano la vicenda gialla si snoda:
i poliziotti diffidenti si insospettiscono per la ricomparsa sulla scena del
temuto gangster mentre il suo arrivo è notato anche da Nina (una deliziosa
Ellen Drew) sua ex moglie che avvisa il suo ex socio Vince (Sonny Tufts) al
tempo tradito da Eddie. Tuttavia nessuno dei personaggi coinvolti crede alla
storia dell’amnesia e, tra questi, il più pericoloso per Eddie è Vince, ben
deciso a vendicare il tradimento subito. Eddie cerca di barcamenarsi come può,
ma è in evidente difficoltà: l’amnesia sembra averlo ripulito anche dai comportamenti necessari per frequentare un
simile ambiente.
Ad un certo punto il nostro prende un colpo in testa, in
un’azione che lo pone come maggior indiziato, agli occhi delle forze
dell’ordine, dell’uccisione del tenente di polizia Williams (Rhys Williams).
Messo alle strette, Eddie sembra decisamente più risoluto, più sbrigativo,
praticamente un criminale avvezzo alle vicende torbide: il dubbio che il colpo
alla testa abbia cancellato l’amnesia è lecito e anche la moglie, che pian
piano si stava convincendo della nuova personalità dell’uomo, pare avere qualche
timore in quel senso. Un primo piano del volto completamente in ombra di Eddie,
contrapposto a quello illuminato di Nina, sembra confermare questa teoria:
d’altra parte quello di Florey è un noir
dove l’influenza espressionista nell’uso della luce e delle inquadrature è
evidente. Poi il volto dell’uomo si illumina, e sia noi che la donna abbiamo la
certezza che il gangster Eddie Riccardi non c’è più, e ora c’è il decorato di
guerra Eddie Rice al suo posto.
Nel bilancio sicuramente un film ben fatto e divertente, anche
se viene spontanea una considerazione d’attualità: altri tempi quelli in cui
l’Italia era un paese che esportava il crimine in America e anche al cinema, quindi, con un pretesto
narrativo, veniva naturale proporre un cambio di cognome per mascherare
l’origine italiana e dare all’eroe di turno una reputazione pulita.
Ricordarlo non fa certo male, visto che le migrazioni umane sono più che mai di attualità.
Ellen Drew
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