456_IL MEDICO DELLA MUTUA ; Italia, 1968. Regia di Luigi Zampa.
L’Albertone nazionale mette un altro memorabile esempio di italiano medio nella sua personale
galleria di personaggi della società del belpaese durante il boom economico. Nella sua
enorme collezione, oltre alle figure,
per così dire, di stampo familiare come
il seduttore, lo scapolo, il vedovo, c’è anche il filone professionale di cui Il medico della mutua andrà a far parte, come
già, ad esempio Il vigile, curiosamente
anche’esso per la regia di Luigi Zampa. Sordi è in gran forma, forse un filo
meno esuberante rispetto agli anni passati, ma probabilmente anche più
congeniale ad una storia satirica che prova a denunciare il tipico malcostume
senza debordare troppo nella farsa. L’attore romano è il dottor Guido Tersilli,
un medico che si fa strada dapprima mostrandosi volenteroso, ma via via
manifestando la sua vera natura di arrivista senza scrupoli. E’ la solita via italiana alla critica sociale in
campo cinematografico: raccontare storie che vedano protagonisti uomini che si
muovono e sopravvivono nel malcostume diffuso, incarnandone pienamente lo
spirito. Il che non è che sia necessariamente un male o fallimentare; ma il
punto è che questi personaggi, come ad esempio il dottor Tersilli, non hanno
nemmeno la cifra morale per reggere una eventuale critica. Sono macchiette, personaggi minuscoli,
meschini: ne consegue una sorta di naturale assoluzione per incapacità di
sopportare anche solo una condanna morale
da parte dello spettatore. E il compatimento di quest’ultimo nei confronti di
questi personaggi (spesso metalinguisticamente quasi invocato dagli stessi), finisce però anche per sdoganare il comportamento scorretto denunciato (almeno nelle
intenzioni) dalla pellicola, che ne esce quindi, al contrario, rafforzato.
Vedere il
dottor Tersilli che si fa beffe di ogni etica pur di ramazzare un mutuato in
più, fa probabilmente crescere la convinzione che anche nella realtà sia
proprio così, e induce, contemporaneamente, la spontanea tentazione, a quel
punto ritenendola legittima, di fare altrettanto qualora ne capiti l’occasione.
Il medico della mutua è un’opera
apprezzabile a livello professionale, con una colonna sonora, ad esempio, molto
riuscita soprattutto nel motivo Samba
fortuna di Piero Piccioni ma, come la maggior parte delle pellicole di questo
genere, patisce questo implicito compatimento per la tipica indole italiana.
Con la scusa della satira, attori come Alberto Sordi sono divenuti l’emblema
del malcostume italiano, senza però prenderne mai le distanze, e nemmeno, se
non raramente, assumendosene le responsabilità morali all’interno della
narrazione; e quindi il giudizio complessivo sulla loro valenza non può non
tenerne conto. Denunciare l’assurdità del sistema sanitario nazionale è
sicuramente un pregio, ma non se diventa praticamente un alibi: infatti una
volta preso atto che il proprio paese è già corrotto fin dalla sua struttura
portante, appurato che pure gli individui meno svegli fanno carriera in modo sleale, il concetto che rimane è che
essere onesti è quasi un titolo di dabbenaggine più che un merito.
Evelyn Stewart AKA Ida Galli
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