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venerdì 29 novembre 2019

IL MEDICO DELLA MUTUA

456_IL MEDICO DELLA MUTUA ; Italia, 1968Regia di Luigi Zampa.

L’Albertone nazionale mette un altro memorabile esempio di italiano medio nella sua personale galleria di personaggi della società del belpaese durante il boom economico. Nella sua enorme collezione, oltre alle figure, per così dire, di stampo familiare come il seduttore, lo scapolo, il vedovo, c’è anche il filone professionale di cui Il medico della mutua andrà a far parte, come già, ad esempio Il vigile, curiosamente anche’esso per la regia di Luigi Zampa. Sordi è in gran forma, forse un filo meno esuberante rispetto agli anni passati, ma probabilmente anche più congeniale ad una storia satirica che prova a denunciare il tipico malcostume senza debordare troppo nella farsa. L’attore romano è il dottor Guido Tersilli, un medico che si fa strada dapprima mostrandosi volenteroso, ma via via manifestando la sua vera natura di arrivista senza scrupoli. E’ la solita via italiana alla critica sociale in campo cinematografico: raccontare storie che vedano protagonisti uomini che si muovono e sopravvivono nel malcostume diffuso, incarnandone pienamente lo spirito. Il che non è che sia necessariamente un male o fallimentare; ma il punto è che questi personaggi, come ad esempio il dottor Tersilli, non hanno nemmeno la cifra morale per reggere una eventuale critica. Sono macchiette, personaggi minuscoli, meschini: ne consegue una sorta di naturale assoluzione per incapacità di sopportare anche solo una condanna morale da parte dello spettatore. E il compatimento di quest’ultimo nei confronti di questi personaggi (spesso metalinguisticamente quasi invocato dagli stessi), finisce però anche per sdoganare il comportamento scorretto denunciato (almeno nelle intenzioni) dalla pellicola, che ne esce quindi, al contrario, rafforzato. 

Vedere il dottor Tersilli che si fa beffe di ogni etica pur di ramazzare un mutuato in più, fa probabilmente crescere la convinzione che anche nella realtà sia proprio così, e induce, contemporaneamente, la spontanea tentazione, a quel punto ritenendola legittima, di fare altrettanto qualora ne capiti l’occasione. Il medico della mutua è un’opera apprezzabile a livello professionale, con una colonna sonora, ad esempio, molto riuscita soprattutto nel motivo Samba fortuna di Piero Piccioni ma, come la maggior parte delle pellicole di questo genere, patisce questo implicito compatimento per la tipica indole italiana. Con la scusa della satira, attori come Alberto Sordi sono divenuti l’emblema del malcostume italiano, senza però prenderne mai le distanze, e nemmeno, se non raramente, assumendosene le responsabilità morali all’interno della narrazione; e quindi il giudizio complessivo sulla loro valenza non può non tenerne conto. Denunciare l’assurdità del sistema sanitario nazionale è sicuramente un pregio, ma non se diventa praticamente un alibi: infatti una volta preso atto che il proprio paese è già corrotto fin dalla sua struttura portante, appurato che pure gli individui meno svegli fanno carriera in modo sleale, il concetto che rimane è che essere onesti è quasi un titolo di dabbenaggine più che un merito. 







Evelyn Stewart AKA Ida Galli



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