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giovedì 21 novembre 2019

DIABOLICAMENTE TUA

448_DIABOLICAMENTE TUA (Diaboliquement vôtre); Francia, Italia, Germania Ovest 1967Regia di Julien Duvivier.

Ultimo capitolo della lunga e variegata carriera registica di Julien Duvivier, Diabolicamente tua è un film anche seducente ma mai del tutto convincente. E, volendo ben vedere, lo spettatore finisce nella situazione in cui si ritrova il protagonista della pellicola: Georges Campo (Alain Delon) si risveglia in ospedale senza memoria e gli dicono che è scampato ad un brutto incidente. In compenso pare sia sposato con Christiane (una Senta Berger in forma smagliante), e sia proprietario addirittura di un castello. L’uomo, che ovviamente non si chiama Georges Campo (ma Pierre Lagrange) sospetta che ci sia qualcosa di storto, nella storia che gli raccontano: ma vuoi mettere avere per moglie una bambola come la Berger? E poi, anche la vita da miliardario che risiede in un castello non deve essere malaccio. Così, nonostante lo scetticismo, nonostante gli indizi sospetti di cui si accorge, nonostante la moglie Christiane gli si neghi in quello che dovrebbe essere il primo tra i doveri coniugali, il nostro apparentemente fortunato amico decide di stare al gioco. E questa è un po’ la similitudine con la condizione dello spettatore: la storia sembra un po’ stiracchiata, Christiane ha fatto fuori il marito e ora, con il complice Freddie, ha imbastito un complotto per sostituirlo con un uomo che possa suicidarsi (una volta suggestionato in modo opportuno), e permettere alla donna di ereditare la fortuna in ballo, in modo legale (si fa per dire). Ovviamente il breve riassunto esaspera i passaggi poco credibili, ma l’impostazione è piuttosto grossolana; come del resto non aiuta lo spoiler clamoroso del titolo che elimina praticamente ogni possibilità di giocarsela un po’ sull’ambiguità della situazione. 

Così lo spettatore si ritrova nello scetticismo del protagonista e, anche in questo caso, a mantenerlo agganciato alla storia è il fascino generale dell’ambientazione. La Berger è bella da guardare, Delon è simpatico e carismatico, anche nel suo essere a disagio negli improbabili kimono del vero padrone del castello; e poi la fotografia di Henri Dacae e la regia di Duvivier confezionano bene la vicenda. E ammettiamo anche che la trama gialla intriga sempre, almeno un po’. Insomma niente di che, ma fatto bene.     









Senta berger










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