830_PRONTI A MORIRE (The Quick and the Dead). Stati Uniti, Giappone, 1995; Regia di Sam Raimi.
Autore si spicco del cinema horror degli anni 80, grazie alla trilogia Evil dead, a metà del decennio successivo Sam Raimi si cimenta con il cinema western. Se il genere ha avuto qualche sussulto ad inizio degli anni novanta, vero è che gli episodi significativi sono casi sporadici e non è certo il caso di parlare di rifioritura del genere. Raimi, in ogni caso, ha un approccio decisamente personale, mantenendo la propria cifra stilista in materia di virtuosismi tecnici alla macchina da presa e riesce a riprendere, in questo modo, con una sorta di sovrapposizione dei metodi, gli stilemi degli spaghetti-western. Zoomate improvvise e eclatanti, primi e primissimi piani alternati a riprese più in lontananza, e poi pirolette eccessive sia della mdp che degli attori, dettagli enfatizzati, personaggi al limite della caricatura, insomma un campionario del western all’italiana mantenendo una certa coerenza con il cinema di Sam Raimi. A fronte di questa naturale armonia tra il suo stile e il genere, pur in una delle sue derive più spurie, verrebbe meno la motivazione di chiedersi perché diamine un regista come Raimi si metta a girare un western nel 1995. E poi Pronti a morire è un bel film, divertente, e tanto potrebbe bastare per soddisfare lo spettatore. Ma le tracce che dissemina il regista sono troppo evidenti per essere taciute, e allora non possiamo evitare di notare come la protagonista sia una donna, Ellen, (interpretata da una dinamica Sharon Stone nei panni di pistolera): fatto insolito ma non inedito, per la verità. Diciamo che è una scelta poco convenzionale e passiamo oltre, andando a vedere il sontuoso cast (allestito dalla stessa Stone nel ruolo di produttrice): Gene Hackman è John Herod, il boss del piccolo villaggio, Leonardo DiCaprio è il giovanissimo Kid e Russel Crowe è Cort, ex compare d’armi e di scorribande di Herod e convertitosi ad una vita religiosa. In ballo c’è un torneo di duelli con la pistola nella main street, con tanto di tabellone (tipo tennis) ad eliminazione diretta (e in molti casi definitiva). Come si diceva le idee non mancano e Raimi sa il fatto suo e quindi c’è da divertirsi.
Ma se ci ricordiamo il ruolo avuto dal cinema western negli anni 50 (lo stesso dell’epica per i paesi europei, ovvero dare lustro all’origine della nazione) forse non è un caso che il vecchio Sam (Raimi) lo rispolveri proprio in tempi di rilancio del sogno americano, che dopo il crollo del muro di Berlino pare non avere più argini. Già al tempo, la sua trilogia da noi ribattezzata La casa, si inseriva in quel filone horror anni 80 che andava a portare a galla quella sporcizia che nei favolosi eighties si cercava di tenere sotto il tappeto. In modo simile, quando l’America celebra il suo trionfo di unica superpotenza mondiale, Raimi ci riporta alle sue origini, per andare alle fondamenta del mito e vedere se davvero è tutta d’oro quella favolosa età. Ecco quindi il ritratto di un cittadino illustre, anzi, il più illustre del lotto: Herod, il padre/padrone, oggi massima autorità ma che, al tempo, era un bandito della peggior specie, uno che impiccava gli sceriffi; uno che si arricchisce (tramite il figlio) vendendo armi; uno che costringe, letteralmente, la gioventù (Ellen, quando era ancora una bambina) a macchiarsi le mani di sangue, imbracciando una pistola e uccidendo il proprio padre; uno che è disposto a sacrificare il figlio per il proprio successo.
Figlie che ammazzano i padri, padri che ammazzano i figli: nascita di una nazione, secondo Sam Raimi.
Sharon Stone
l'idea del torneo non è male... e ricordo di aver apprezzato assai Sharon ;)
RispondiEliminaMi domando il perchè. 0:)
RispondiElimina(quella che ho messo vorrebbe essere l'emoticon l'aureola :D )