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mercoledì 16 giugno 2021

LA CARICA DEGLI APACHES

834_LA CARICA DEGLI APACHES (The Half-Breed)Stati Uniti, 1952; Regia di Stuart Gilmore.

Per quanto evocativo, il titolo scelto dal distributore italiano di questo film è abbastanza fuorviante, in quanto la presunta “carica degli apache” verrà smorzata per tempo. E’ il titolo originale, The half-breed, il mezzosangue, ad essere sicuramente più indicativo. Il termine è riferito ad uno dei personaggi principali del film, John il Falco (Jack Buetel) che ha padre bianco e madre apache, e vive con questi ultimi. Ha però una funzione di intermediario, perché proprio per la sua natura meticcia può meglio comprendere le ragioni dell’una e dell’altra parte. E questa capacità di stare a metà tra due fazioni, accomuna i principali protagonisti dell’opera. Nel film, all’inizio, quando Dan Craig (Robert Young) arriva alla città di San Remo, lo sceriffo, gli intima di prendere la diligenza del giorno dopo, non volendo in città chi ha provocato i recenti disordini a Lorsdburg. Questi due elementi, la diligenza e Lorsdburg, non possono non rievocare il famoso Ombre Rosse di John Ford: in quel caposaldo del genere western (e del cinema in assoluto) un fuorilegge e una prostituta avevano il loro lieto fine, anche a simboleggiare su quali forze fuori dai classici schemi potesse contare la nascente nazione americana. La carica degli Apaches non ha certo le pretese morali di Ombre rosse, e infatti privilegia figure capaci di stare a metà del guado: Craig è un giocatore d’azzardo e la donna di cui si innamora una ballerina (Janis Carter nella parte di Miss Hellen Dowling). Professioni discutibili, ambigue, ma non propriamente fuorilegge. 

Craig poi è anche un ex maggiore confederato, e questo lo rende ulteriormente un personaggio senza terra, senza un luogo di appartenenza o con cui schierarsi. E la professione di gambler lo costringe a cambiar frequentemente città in cerca di nuovi tavoli da gioco, così come la tournée costringe Miss Dowling ad un continuo peregrinare. Questo loro non aver un luogo o una fazione specifica da difendere, fa di loro figure adeguate al gioco della diplomazia, della trattativa, che in questo caso serve a placare gli Apaches e a scongiurare la guerra. Questi personaggi sono ambigui anche nelle parole, visto che sia Craig che Miss Dowling non esitano a mentire se questo può evitare guai peggiori: l’uomo accuserà pesantemente la donna, per questo suo lato debole, dimenticando di come anch’esso, all’inizio del film, lo abbia fatto per lo stesso motivo. Insomma, si tratta di un onesto film western che mette in scena non eroi tutti d’un pezzo, ma persone costrette a barcamenarsi tra una scelta e l’altra, un po’ come fa’ Craig la notte in cui non riesce a dormire avendo rifiutato l’incarico di fare da ambasciatore di pace presso gli Apaches. Lì c’è il passaggio decisivo, quando allo sceriffo che si dice deluso dal suo comportamento, Craig risponde che è uno sbaglio scommettere sulla carta perdente. Perché a quel punto l’uomo si rende conto di non essere un giocatore, ma una carta: e una carta non ha scelta ma piuttosto è una figura, un ruolo, e quello deve fare. Insomma, anche chi non ha un interesse specifico in una questione, deve fare la sua parte, il suo dovere; e il fatto di non avere schieramento, può addirittura essere un vantaggio perché permette una visione più obiettiva. Insomma, niente affatto male per un B-movie. 



Janis Carter


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