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venerdì 4 giugno 2021

1914 - GLI ULTIMI GIORNI PRIMA DELLA GUERRA (a seguire QUANDO LA STORIA...)

828_1914 -GLI ULTIMI GIORNI PRIMA DELLA GUERRA (1914 - Die Letzten Tage vor dem Weltbrand)Germania, 1931; Regia di Richard Oswald.

Con la crisi economica mondiale del 1929 che era arrivata a sommarsi ad una situazione sociale già disastrosa, la Germania della Repubblica di Weimar doveva cercare in qualche modo di calmare gli animi. Uno dei problemi sul tavolo era trovare, agli occhi della pubblica opinione, le giustificazioni per la sciagurata scelta fatta nel 1914 di entrare in guerra e le cui conseguenze economiche erano ancora devastanti. Le tensioni interne erano notevoli e il governo debole della Repubblica doveva barcamenarsi tra differenti forze: questo tentativo di estremo equilibrismo lo possiamo notare anche in 1914, die letzten Tage vor dem Weltbrand un film di Richard Oswald che pare assumersi l’incarico di ridistribuire le colpe dello scoppio della guerra. Ai tedeschi, avendo perso il conflitto, ai danni legati alle battaglie e agli scontri, si aggiunsero pesanti sanzioni oltre al torto morale di aver provocato la guerra. Naturalmente le ostilità erano state aperte dagli austroungarici, che però erano fortemente imparentati coi tedeschi oltre che alleati e, in un primo momento, quasi spronati da questi all’azione (il famoso assegno in bianco). Inoltre, durante il conflitto, la propaganda bellica tedesca non si era mai tirata indietro. Ultimo aspetto, ma certamente non meno importante, la guerra l’impero Tedesco l’aveva persa e quindi era normale che dovesse subire le ragioni dei vincitori. Il problema era che, a fronte di una situazione economica tragica, per la classe dirigente aver trascinato il paese in una guerra (e averla persa) diventava una colpa insostenibile a fronte della disperazione della popolazione. Se sulla sconfitta si poteva fare poco (a meno di non cercare la rivincita come farà Hitler in seguito) si poteva però lavorare sulle responsabilità. La difficoltà stava nel non poter scaricare la colpa genericamente sul nemico, costituito da paesi con i quali si stava cercando di ristabilire rapporti di pacifica convivenza. 


Al netto delle reali responsabilità, che forse andavano divise tra più soggetti coinvolti, l’unico stato che poteva essere incolpato senza troppi scrupoli, forse più che per motivazioni storiche o tradizioni, per convenienze commerciali e lontananza politica e geografica, era la Russia, al tempo già divenuta Unione Sovietica. Il compito che si pose Oswald in 1914, die letzten Tage vor dem Weltbrand fu quindi in sostanza mostrare come la responsabilità del conflitto non furono prevalentemente di matrice tedesca ma siano maggiormente distribuite; anzi, appunto convogliate in un preciso altrove. Lo stile dell’opera è semidocumentaristico, benché la pellicola sia tutto materiale filmico girato con attori nei ruoli dei vari capi di governo: in ogni caso di azione, a parte un paio di omicidi, peraltro simbolicamente cruciali, non c’è traccia. Il film è un susseguirsi di colloqui nelle varie stanze dei bottoni del tempo, risultando anche un po’ noioso nei suoi estenuanti temporeggiamenti, almeno ai fini del mero intrattenimento. 

Nell’incipit, per la verità un po’ estraneo al resto della pellicola, prende la parola il dottor Eugen Fischer-Baling, uno storico dell’epoca, che introduce già la prospettiva del lungometraggio. Dopo una sequenza con l’attentato di Sarajevo, si parte con il giro nei salotti del potere, cominciando con Vienna e Francesco Giuseppe (Eugenio Klopfer), abbastanza accigliato alla notizia dell’uccisione del nipote Francesco Ferdinando, l’erede al trono. Nella ricostruzione degli interni c’è una delle rare forme di operazione cinematografica presenti nell’opera, ovvero l’utilizzo ai fini narrativi della scenografia, unica alternativa allo smodato uso dei dialoghi nella pellicola. Va detto, a parziale giustificazione di Oswald e dei suoi collaboratori, che si era all’alba del cinema sonoro e i nostri, avendo un testo che verteva prevalentemente sulle relazioni diplomatiche, si buttarono a capofitto sul parlato, evitando, ad esempio, l’utilizzo della musica di accompagnamento. In ogni caso la sala dell’imperatore asburgico è magniloquente e riccamente decorata. Se c’è questa attenzione per l’eccellenza austriaca, per il kaiser tedesco il regista opera in modo completamente differente: forse per eccesso di riverenza, in un clima teso come quello della Germania di quegli anni, Guglielmo II non compare mai nella pellicola. Si può anche ipotizzare che la feroce censura abbia imposto questa soluzione, in modo simile a quanto si pretenderà per von Hildenburg in Tanneneberg (1932, regia Heinz Paul), quasi cancellato dal film. 

Ad orchestrare i piani dell’Impero tedesco è quindi chiamato il cancelliere Bethmann-Hollweg (Albert Bassermann), un signore distinto ed elegante ma sobriamente vestito, come del resto appare arredato il suo studio. Largo spazio viene dato alla sponda russa della trattativa diplomatica: c’è l’ambiente a volte un po’ oscuro dove opera il ministro degli esteri Sazanow (Oscar Homolka) e c’è lo zar Nicola II (Reinhold Schünzel) che vagabonda col suo sigaro tra il suo salone elegante, gli incontri coi suoi collaboratori e il salotto della zarina (Lucie Höflich). Lo zar sembra pensieroso a tratti anche quasi in preda al panico: Sazanow con altri ministri e soprattutto con l’appoggio del granduca Nicolaj (Ferdinand Hart), forte della sua statuaria prestanza, hanno buon gioco nel fargli pressione per reagire all’azione austriaca. Sebbene in Unione Sovietica, nel 1931, è certo che la memoria dello zar non dovesse essere presa particolarmente a cuore, l’attenzione di Oswald nell’attribuire le giuste responsabilità, senza esagerare, insomma, è avvertibile anche in questa descrizione. 

Sono quindi state in prevalenza le manovre diplomatiche e di mobilitazione russe a scatenare il conflitto, come si evince dal quadro generale, ma furono frutto di una sorta di cospirazione interna e non propriamente volute dallo zar, che era il vero rappresentante della nazione. Francesi e inglesi, in via ufficiale, furono invece ben poco coinvolti. Nei confronti della Francia c’è addirittura una sorta di ossequio, in quanto nel giro di collegamenti (che in sostanza è 1914) è coinvolto, insieme a questi illustri personaggi, un uomo che non è di governo, Jean Jaurès (Heinrich George). Giornalista, scrittore e uomo politico fortemente pacifista, Jaurès credeva in una soluzione diplomatica alla crisi. Il film, simbolicamente, termina così con la seconda scena d’azione dell’intero lungometraggio: l’assassino di Juarès in un ristorante di Parigi. Pensandoci bene sottotraccia si può cogliere un velenoso appunto del regista ai rivali storici transalpini. Sebbene Oswald abbia sostanzialmente incolpato i russi a discapito di inglesi e francesi (oltre che tedeschi), forse non è un caso che il film si chiuda con un atto violento da parte di un francese, Raoul Villain, fautore dell’ostilità franco tedesca. Il film di Oswald è, in concreto, una lunga sequela di colloqui diplomatici condita da due atti violenti la cui estraneità al resto del testo non può che accomunarli. E la figura di Villain assume quindi un ruolo del tutto simile a quello riconosciuto di Gavrilo Princip.

Al termine della galleria fotografica del film, QUANDO LA STORIA... l'appendice storica di Antonio Gatti: 
PRELUDIO: IL CASO REDL, LA CRISI DI LUGLIO, LE DICHIARAZIONI DI GUERRA




Appendice storica.
QUANDO LA STORIA... a cura di Antonio Gatti.

PRELUDIO: IL CASO REDL, LA CRISI DI LUGLIO, LE DICHIARAZIONI DI GUERRA

-25 MAGGIO 1913, VIENNA: Alfred Redl, colonnello dell’esercito austro-ungarico, viene scoperto come spia al servizio dei russi dopo una serie di incredibili coincidenze, ed è costretto al suicidio. Redl ha comunque avuto, negli anni, il tempo di rivelare ai russi tutti i piani di guerra dell’esercito asburgico.

-28 GIUGNO 1914, SARAJEVO: Nonostante ripetuti avvertimenti sulla probabilità di un attentato, l’arciduca Francesco Ferdinando si reca a Sarajevo, in Bosnia, dove verrà ucciso in un attentato insieme alla moglie.

-5/6 LUGLIO 1914, BERLINO: missione del conte Hoyos, inviato del ministro degli esteri austriaco, a Berlino per saggiare l’appoggio della Germania in caso di guerra contro la Serbia. Dopo una serie di tentennamenti, il ministero degli Esteri tedesco e lo stesso imperatore Guglielmo II, danno l’appoggio della Germania ad una guerra tra Austria e Serbia, incoraggiando anzi gli austriaci a far fuori la Serbia il prima possibile mettendo l’Europa di fronte al fatto compiuto. Questo appoggio diventerà noto come l’assegno in bianco

-7 LUGLIO 1914, VIENNA: Nonostante le raccomandazioni tedesche per una celere aggressione alla Serbia, che avrebbe privato la Russia -alleata dei serbi- del tempo fisico per intervenire, la complicata politica austroungarica frena gli eventi: il conte Tisza, primo ministro ungherese e fortemente contrario a una guerra e ad una annessione della Serbia (che avrebbe aumentato l’elemento slavo nell’impero a discapito di quello ungherese) protesta veementemente contro la proposta di un ultimatum durissimo da consegnare ai serbi. La decisione di consegnare l’ultimatum viene comunque posposta al 23 luglio, data in cui il presidente e il primo ministro francese sarebbero stati in viaggio diplomatico per San Pietroburgo


-14 LUGLIO 1914, VIENNA: Il capo di stato maggiore austriaco Conrad von Hotzendorf, uno dei più accesi fautori della guerra, ora frena dicendo che l’esercito non sarebbe comunque pronto prima del 25, contribuendo alla decisione di posticipare la consegna dell’ultimatum. L’atmosfera europea si fa più distesa e la possibilità della guerra sembra allontanarsi.

-23 LUGLIO, BELGRADO: La Serbia riceve l’ultimatum austriaco, tempo 48 ore per rispondere. Il documento, durissimo, è accolto con scetticismo da gran parte  dei governi europei (l’onda di sdegno per l’attentato di Sarajevo si è attenuata a quasi un mese di distanza). La Francia non può reagire con presidente e primo ministro in viaggio.

-25 LUGLIO, BELGRADO-VIENNA: La Serbia piega la testa e accetta praticamente tutte le richieste austriache tranne quella che avrebbe previsto (di fatto) la sospensione della sovranità nazionale. L’Austria-Ungheria, non si reputa comunque soddisfatta e rompe le relazioni diplomatiche.

-28 LUGLIO: VIENNA-BERLINO: Guerra dichiarata tra Austria-Ungheria e Serbia: i pontoni sul Danubio aprono il fuoco su Belgrado. Il Kaiser suggerisce agli austriaci di invadere il più presto possibile la Serbia e di fermarsi a Belgrado per non dare adito alla Russia di intervenire.

-28  LUGLIO, SAN PIETROBURGO: Lo Zar Nicola II firma la mobilitazione dei distretti di Odessa, Kiev, Mosca e Kazan’ (mobilitazione parziale contro l'Austria). 

-29 LUGLIO, BERLINO: Costernazione di fronte alla mobilitazione russa, e all’atmosfera europea generalmente ostile alle Potenze Centrali. Il Kaiser e il suo Cancelliere Bethmann-Hollweg implorano con un telegramma dai toni vaghi Vienna di non trascinare tutti in una conflagrazione europea.

-29 LUGLIO, SAN PIETROBURGO: Lo Zar esita a ordinare la mobilitazione generale, nonostante la pressione dei circoli militari. Dopo una serie di telegrammi amichevoli col Kaiser decide di non ricorrere alla mobilitazione. Ma avendo già firmato la mobilitazione parziale il giorno prima, Nicola ha avviato una reazione a catena: nessuna delle potenze vuole essere pescata in ritardo dai preparativi avversari e la mobilitazione parziale russa provoca la pre-mobilitazione tedesca.

-30 LUGLIO, SAN PIETROBURGO: La pre-mobilitazione tedesca spaventa i militari russi che fanno pressioni impossibili sullo Zar per formare la mobilitazione generale, cosa che avviene alle 16 ora locale.

-1 AGOSTO: La mobilitazione generale russa, mette in moto quella tedesca e la conseguente dichiarazione di guerra. La Francia mobilita a sua volta l’esercito.

-3 AGOSTO: La Germania dichiara guerra alla Francia. Annuncio neutralità italiana

-4 AGOSTO: La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania

-6 AGOSTO: L'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Russia.

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