828_1914 -GLI ULTIMI GIORNI PRIMA DELLA GUERRA (1914 - Die Letzten Tage vor dem Weltbrand). Germania, 1931; Regia di Richard Oswald.
Con la crisi economica mondiale del 1929 che era arrivata a
sommarsi ad una situazione sociale già disastrosa,
Al netto delle reali responsabilità, che forse andavano divise tra più soggetti coinvolti, l’unico stato che poteva essere incolpato senza troppi scrupoli, forse più che per motivazioni storiche o tradizioni, per convenienze commerciali e lontananza politica e geografica, era
Nell’incipit, per la verità un po’ estraneo al resto della pellicola, prende la parola il dottor Eugen Fischer-Baling, uno storico dell’epoca, che introduce già la prospettiva del lungometraggio. Dopo una sequenza con l’attentato di Sarajevo, si parte con il giro nei salotti del potere, cominciando con Vienna e Francesco Giuseppe (Eugenio Klopfer), abbastanza accigliato alla notizia dell’uccisione del nipote Francesco Ferdinando, l’erede al trono. Nella ricostruzione degli interni c’è una delle rare forme di operazione cinematografica presenti nell’opera, ovvero l’utilizzo ai fini narrativi della scenografia, unica alternativa allo smodato uso dei dialoghi nella pellicola. Va detto, a parziale giustificazione di Oswald e dei suoi collaboratori, che si era all’alba del cinema sonoro e i nostri, avendo un testo che verteva prevalentemente sulle relazioni diplomatiche, si buttarono a capofitto sul parlato, evitando, ad esempio, l’utilizzo della musica di accompagnamento. In ogni caso la sala dell’imperatore asburgico è magniloquente e riccamente decorata. Se c’è questa attenzione per l’eccellenza austriaca, per il kaiser tedesco il regista opera in modo completamente differente: forse per eccesso di riverenza, in un clima teso come quello della Germania di quegli anni, Guglielmo II non compare mai nella pellicola. Si può anche ipotizzare che la feroce censura abbia imposto questa soluzione, in modo simile a quanto si pretenderà per von Hildenburg in Tanneneberg (1932, regia Heinz Paul), quasi cancellato dal film.
Ad orchestrare i piani dell’Impero tedesco è quindi chiamato il cancelliere Bethmann-Hollweg (Albert Bassermann), un signore distinto ed elegante ma sobriamente vestito, come del resto appare arredato il suo studio. Largo spazio viene dato alla sponda russa della trattativa diplomatica: c’è l’ambiente a volte un po’ oscuro dove opera il ministro degli esteri Sazanow (Oscar Homolka) e c’è lo zar Nicola II (Reinhold Schünzel) che vagabonda col suo sigaro tra il suo salone elegante, gli incontri coi suoi collaboratori e il salotto della zarina (Lucie Höflich). Lo zar sembra pensieroso a tratti anche quasi in preda al panico: Sazanow con altri ministri e soprattutto con l’appoggio del granduca Nicolaj (Ferdinand Hart), forte della sua statuaria prestanza, hanno buon gioco nel fargli pressione per reagire all’azione austriaca. Sebbene in Unione Sovietica, nel 1931, è certo che la memoria dello zar non dovesse essere presa particolarmente a cuore, l’attenzione di Oswald nell’attribuire le giuste responsabilità, senza esagerare, insomma, è avvertibile anche in questa descrizione.
Sono quindi state in prevalenza le manovre diplomatiche e di mobilitazione russe a scatenare il conflitto, come si evince dal quadro generale, ma furono frutto di una sorta di cospirazione interna e non propriamente volute dallo zar, che era il vero rappresentante della nazione. Francesi e inglesi, in via ufficiale, furono invece ben poco coinvolti. Nei confronti della Francia c’è addirittura una sorta di ossequio, in quanto nel giro di collegamenti (che in sostanza è 1914) è coinvolto, insieme a questi illustri personaggi, un uomo che non è di governo, Jean Jaurès (Heinrich George). Giornalista, scrittore e uomo politico fortemente pacifista, Jaurès credeva in una soluzione diplomatica alla crisi. Il film, simbolicamente, termina così con la seconda scena d’azione dell’intero lungometraggio: l’assassino di Juarès in un ristorante di Parigi. Pensandoci bene sottotraccia si può cogliere un velenoso appunto del regista ai rivali storici transalpini. Sebbene Oswald abbia sostanzialmente incolpato i russi a discapito di inglesi e francesi (oltre che tedeschi), forse non è un caso che il film si chiuda con un atto violento da parte di un francese, Raoul Villain, fautore dell’ostilità franco tedesca. Il film di Oswald è, in concreto, una lunga sequela di colloqui diplomatici condita da due atti violenti la cui estraneità al resto del testo non può che accomunarli. E la figura di Villain assume quindi un ruolo del tutto simile a quello riconosciuto di Gavrilo Princip.
Al termine della galleria fotografica del film, QUANDO LA STORIA... l'appendice storica di Antonio Gatti: PRELUDIO: IL CASO REDL, LA CRISI DI LUGLIO, LE DICHIARAZIONI DI GUERRA
Appendice storica.
QUANDO LA STORIA... a cura di Antonio Gatti.
PRELUDIO: IL CASO REDL, LA CRISI DI LUGLIO, LE DICHIARAZIONI DI GUERRA
-25 MAGGIO 1913, VIENNA: Alfred Redl, colonnello dell’esercito austro-ungarico, viene scoperto come spia al servizio dei russi dopo una serie di incredibili coincidenze, ed è costretto al suicidio. Redl ha comunque avuto, negli anni, il tempo di rivelare ai russi tutti i piani di guerra dell’esercito asburgico.
-28 GIUGNO 1914, SARAJEVO: Nonostante ripetuti avvertimenti
sulla probabilità di un attentato, l’arciduca Francesco Ferdinando si reca a
Sarajevo, in Bosnia, dove verrà ucciso in un attentato insieme alla moglie.
-5/6 LUGLIO 1914, BERLINO: missione del conte Hoyos, inviato
del ministro degli esteri austriaco, a Berlino per saggiare l’appoggio della
Germania in caso di guerra contro la Serbia. Dopo una serie di tentennamenti,
il ministero degli Esteri tedesco e lo stesso imperatore Guglielmo II, danno
l’appoggio della Germania ad una guerra tra Austria e Serbia, incoraggiando
anzi gli austriaci a far fuori la Serbia il prima possibile mettendo l’Europa
di fronte al fatto compiuto. Questo appoggio diventerà noto come l’assegno
in bianco
-7 LUGLIO 1914, VIENNA: Nonostante le raccomandazioni
tedesche per una celere aggressione alla Serbia, che avrebbe privato la Russia
-alleata dei serbi- del tempo fisico per intervenire, la complicata politica
austroungarica frena gli eventi: il conte Tisza, primo ministro ungherese e
fortemente contrario a una guerra e ad una annessione della Serbia (che avrebbe
aumentato l’elemento slavo nell’impero a discapito di quello ungherese)
protesta veementemente contro la proposta di un ultimatum durissimo da
consegnare ai serbi. La decisione di consegnare l’ultimatum viene comunque
posposta al 23 luglio, data in cui il presidente e il primo ministro francese
sarebbero stati in viaggio diplomatico per San Pietroburgo
-14 LUGLIO 1914, VIENNA: Il capo di stato maggiore austriaco Conrad von Hotzendorf, uno dei più accesi fautori della guerra, ora frena dicendo che l’esercito non sarebbe comunque pronto prima del 25, contribuendo alla decisione di posticipare la consegna dell’ultimatum. L’atmosfera europea si fa più distesa e la possibilità della guerra sembra allontanarsi.
-23 LUGLIO, BELGRADO: La Serbia riceve l’ultimatum
austriaco, tempo 48 ore per rispondere. Il documento, durissimo, è accolto con
scetticismo da gran parte dei governi
europei (l’onda di sdegno per l’attentato di Sarajevo si è attenuata a quasi un
mese di distanza). La Francia non può reagire con presidente e primo ministro
in viaggio.
-25 LUGLIO, BELGRADO-VIENNA: La Serbia piega la testa e
accetta praticamente tutte le richieste austriache tranne quella che avrebbe
previsto (di fatto) la sospensione della sovranità nazionale.
L’Austria-Ungheria, non si reputa comunque soddisfatta e rompe le relazioni
diplomatiche.
-28 LUGLIO: VIENNA-BERLINO: Guerra dichiarata tra Austria-Ungheria e Serbia: i pontoni sul Danubio aprono il fuoco su Belgrado. Il Kaiser suggerisce agli austriaci di invadere il più presto possibile la Serbia e di fermarsi a Belgrado per non dare adito alla Russia di intervenire.
-28 LUGLIO, SAN PIETROBURGO:
Lo Zar Nicola II firma la mobilitazione dei distretti di Odessa, Kiev, Mosca e
Kazan’ (mobilitazione parziale contro l'Austria).
-29 LUGLIO, BERLINO: Costernazione di fronte alla
mobilitazione russa, e all’atmosfera europea generalmente ostile alle Potenze
Centrali. Il Kaiser e il suo Cancelliere Bethmann-Hollweg implorano con un
telegramma dai toni vaghi Vienna di non trascinare tutti in una conflagrazione
europea.
-29 LUGLIO, SAN PIETROBURGO: Lo Zar esita a ordinare la
mobilitazione generale, nonostante la pressione dei circoli militari. Dopo una
serie di telegrammi amichevoli col Kaiser decide di non ricorrere alla
mobilitazione. Ma avendo già firmato la mobilitazione parziale il giorno prima,
Nicola ha avviato una reazione a catena: nessuna delle potenze vuole essere
pescata in ritardo dai preparativi avversari e la mobilitazione parziale russa
provoca la pre-mobilitazione tedesca.
-30 LUGLIO, SAN PIETROBURGO: La pre-mobilitazione tedesca
spaventa i militari russi che fanno pressioni impossibili sullo Zar per formare
la mobilitazione generale, cosa che avviene alle 16 ora locale.
-1 AGOSTO: La mobilitazione generale russa, mette in moto
quella tedesca e la conseguente dichiarazione di guerra. La Francia mobilita a
sua volta l’esercito.
-3 AGOSTO: La Germania dichiara guerra alla Francia.
Annuncio neutralità italiana
-4 AGOSTO: La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania
-6 AGOSTO: L'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Russia.
Nessun commento:
Posta un commento