RAIN MAN - L'UOMO DELLA PIOGGIA
53_RAIN MAN - L'UOMO DELLA PIOGGIA. (Rain Man). Stati Uniti, 1988; Regia di Barry Levinson.
Si potrebbe definire Rain Man-L’uomo della pioggia, il celebrato film di Barry
Livingston, un road movie? Oppure meglio ancora, un film di fantascienza, uno di
quelli con i viaggi nel tempo? Naturalmente sono definizioni difficili da
prendere per buone, se si ha negli occhi la strepitosa interpretazione di
Dustin Hoffman nei panni di Raymond Babbitt, un individuo affetto da una grave
forma di autismo. Ray (diminutivo per Raymond) ha un fratello più giovane,
Charlie (un pimpante Tom Cruise), ma i due uomini sono stati cresciuti
separati, tanto che il minore scopre l’esistenza dell’altro solo in seguito
alla morte del padre. Beghe narrative a parte, i due uomini si trovano insieme,
in viaggio da Cincinnati a Los Angeles: Charlie è un uomo d’affari in disperate
condizioni economiche, Ray un uomo malato e abitudinario, che ha passato la
vita in un istituto che è tutto il suo mondo, e che soprattutto ha paura di
volare e quindi il viaggio andrà percorso in auto. Il che potrebbe fare di Rain Man-L’uomo della pioggia un road
movie, no? Si, ma c’è dell’altro,
andiamo avanti: perché sono insieme? Perché il padre, ricchissimo, ha lasciato
tutti i 3 milioni di dollari al medico che ha la tutela di Ray; mentre a
Charlie, che ha estrema necessità di denaro liquido, ha lasciato solo la
vecchia e magnifica Buick del 1949. Ma Charlie vuole, in un modo o nell’altro, la
sua parte del patrimonio: e quindi sequestra
Ray. Naturalmente la trama è più complessa e assolutamente ben congegnata, ma è
un film mainstream di Hollywood,
quindi è cosa naturale e scontata.
Vedere i due uomini, uno vestito come decenni fa,
l’altro all’ultimo grido, viaggiare negli Stati Uniti degli anni ’80 a bordo di
un’auto del 1949, fa’ un effetto un po' straniante: troppi elementi della storia ci appaiono come se fossero di epoche diverse. E poi la Buick pare davvero quasi
un’astronave dei vecchi film di fantascienza; anche se l’enorme griglia del
radiatore sembra anche adeguata per rappresentare la voracità del suo nuovo
proprietario, affamato di soldi e disposto a tutto pur di recuperarli. Comunque,
l’idea dei viaggi nel tempo da Ritorno al
futuro in poi è legata all’automobile, non è forse vero? E all’inizio di Rain Man-L’uomo della pioggia, cosa sta
facendo quella Lamborghini in mezzo al cielo se non volando? Lamborghini che, tra
l’altro, assomiglia davvero più ad un’astronave rispetto ad un veicolo a
quattro ruote.
Analogie, rimandi, magari casualità: non è però un
caso che Charlie, un uomo senza emozioni, senza una storia famigliare alle
spalle, compia una sorta di ritorno nel passato a recuperare il proprio
fratello, e con esso costruisca una sorta di personale percorso affettivo. Alla
fine, al medico legale dirà: “Ho
stabilito un legame”, riferendosi al fratello malato; ma l’attenzione sembra
quasi rivolta più a se stesso che non al fratello autistico, che proprio nell’incapacità
di relazionarsi con gli altri ha la sua malattia. Il moto di soddisfazione di
Charlie non è solo per l’affetto reciproco con Ray; è soprattutto perché egli è
ora in grado di comunicare con qualcuno. Il che, detto da uno che faceva il
mediatore di successo, vendendo auto di lusso nella civiltà del consumo, fa un
certo effetto. In questo senso si può intendere, in modo un po' provocatorio ben
inteso, quello di Levinson come un film sui viaggi nel tempo: un uomo di fine
anni 80 torna nel proprio passato per recuperare il tempo che il decennio del
grande vuoto gli ha sottratto. E con calma, senza fretta, aspettando i 14
giorni tra una visita e l’altra senza telefonare ogni mezz’ora, proverà a
crescere.
Nessun commento:
Posta un commento