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mercoledì 28 luglio 2021

LA MASCHERA DI FANGO

859_LA MASCHERA DI FANGO (Springfield Rifle). Stati Uniti, 1952; Regia di André De Toth.

Il regista ungherese Andrè De Toth sembra trovarsi a suo agio col genere western e, dopo due film con Randolph Scott, si guadagna per questo La maschera di fango la possibilità di dirigere una star del calibro di Gary Cooper. Mentre avviene la distribuzione del film di De Toth, l’attore, già premio Oscar per il Sergente York, è praticamente in contemporanea presenza nelle sale con un’altra magistrale interpretazione, ovvero quella dello sceriffo in Mezzogiorno di fuoco, il capolavoro di Zinnemann. Non è certo il caso di paragonare La maschera di fango (un solido B-movie) all’opera di Zinnemann, ma può essere interessante notare come Gary Cooper, assolutamente perfetto nei panni dello sceriffo Will Kane, non riesca a fornire la stessa prestazione nel ruolo del maggiore Kearney di La maschera di fango. La motivazione principale è nella qualità del testo da interpretare, è ovvio, ma anche Cooper sembra dimostrarsi un po’ impacciato in un tessuto narrativo forse troppo semplice; non ha nel suo repertorio una verve recitativa per sopperire alle carenze del copione ma nemmeno ha l’impassibile indifferenza per cui Randolph Scott, ad esempio, interpreta questi ruoli senza troppe preoccupazioni. Non che la cosa sia di particolare fastidio o di intralcio alla visione del film, sia chiaro, ma fa specie veder valorizzato in modo così diverso un attore nell’arco di pochi mesi. In ogni caso il film è nel complesso valido, per quanto porti in dote le solite approssimazioni narrative tipiche dei prodotti di serie-B: ad esempio la questione delle coordinate sulla mappa comunicate dal traditore nordista ai trafficanti attraverso il prezzo al momento della vendita del bestiame. Si tratta di soluzioni narrative non tanto difficili da credere quanto un po’ troppo artificiose. Eccessivamente scialba anche la presenza femminile, affidata all’insipida Phyllis Thaxter nel ruolo della moglie del maggiore. Ma nel complesso, al netto di questi piccoli dettagli, si tratta di un film divertente, sorretto dalla sontuosa musica di un Max Steiner in gran forma, con intrighi spionistici inusuali in un western e quindi interessanti: insomma un’ora e mezza di divertimento garantito. 








Phyllis Thaxter


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