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mercoledì 14 luglio 2021

... E POI LO CHIAMARONO IL MAGNIFICO

852_... E POI LO CHIAMARONO IL MAGNIFICO . Italia, Jugoslavia, Francia 1972; Regia di E. B. Clucher.

La matrice metalinguistica dell’opera è già evidente dal titolo e fa riferimento ai due precedenti film del regista E.B. Clucher (Lo chiamavano Trinità… e …continuavano a chiamarlo Trinità) sebbene questa pellicola non sia legata a livello narrativo a quei due precedenti lungometraggi. In comune c’è il protagonista a cui il titolo, come nei casi dei film su Trinità, fa sempre riferimento: l’attore Terence Hill. Manca stavolta Bud Spencer, anche se il regista mette subito in chiaro che c’è un personaggio simile, Gregory Walcott, che è infatti il primo degli attori principali ad entrare in scena. Il film è godibile e divertente, e ci sono molti momenti spassosi nei quali il regista strizza l’occhio allo spettatore. E.B. Clucher, rispetto agli spaghetti western di Trinità, si prende qualche libertà autoriale in più: i continui e insistiti riferimenti scatologici vogliono forse sottendere come il genere western sia ormai arrivato alla fine del proprio ciclo. Inoltre viene azzardato anche un cambio di ambientazione delle riprese che nulla ha infatti a che vedere con l’ovest americano: il film è girato nella verdeggiante Jugoslavia e non in qualche più plausibile assolato territorio mediterraneo. Anche la violenza è disinnescata, tanto che non ci sono morti ammazzati ma solo qualche contuso, e la stessa America è bonariamente ridicolizzata dal protagonista, un piedidolci inglese (Terence Hill) che alla fine si dimostra più in gamba dei rudi uomini della Frontiera. Il tema del mito western è infine sbeffeggiato anche dal finale, quando i tre compari di Hill, scappando dal progresso rappresentato dalla ferrovia, arrivano al mare e non possono più proseguire.
Il western è davvero finito? Mah… sarebbe ingiusto che un genere tanto glorioso, possa davvero finire in questo modo.




Yanti Somer


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