852_... E POI LO CHIAMARONO IL MAGNIFICO . Italia, Jugoslavia, Francia 1972; Regia di E. B. Clucher.
La matrice metalinguistica dell’opera è già evidente dal
titolo e fa riferimento ai due precedenti film del regista E.B. Clucher (Lo chiamavano Trinità… e …continuavano a chiamarlo Trinità)
sebbene questa pellicola non sia legata a livello narrativo a quei due
precedenti lungometraggi. In comune c’è il protagonista a cui il titolo, come
nei casi dei film su Trinità, fa sempre riferimento: l’attore Terence Hill.
Manca stavolta Bud Spencer, anche se il
regista mette subito in chiaro che c’è un personaggio simile, Gregory Walcott,
che è infatti il primo degli attori principali ad entrare in scena. Il film è godibile
e divertente, e ci sono molti momenti spassosi nei quali il regista strizza
l’occhio allo spettatore. E.B. Clucher,
rispetto agli spaghetti western di Trinità, si prende qualche libertà autoriale in più: i continui e insistiti
riferimenti scatologici vogliono forse sottendere come il genere western sia
ormai arrivato alla fine del proprio ciclo.
Inoltre viene azzardato anche un cambio di ambientazione delle riprese che nulla ha infatti
a che vedere con l’ovest americano: il film è girato nella verdeggiante
Jugoslavia e non in qualche più plausibile assolato territorio mediterraneo.
Anche la violenza è disinnescata, tanto che non ci sono morti ammazzati ma
solo qualche contuso, e la stessa America è bonariamente ridicolizzata dal
protagonista, un piedidolci inglese
(Terence Hill) che alla fine si dimostra più in gamba dei rudi uomini della
Frontiera. Il tema del mito western è infine sbeffeggiato anche dal finale,
quando i tre compari di Hill, scappando dal progresso rappresentato dalla
ferrovia, arrivano al mare e non possono più proseguire.
Il western è davvero finito? Mah… sarebbe ingiusto che un genere
tanto glorioso, possa davvero finire in questo modo.
Yanti Somer
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