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martedì 6 luglio 2021

LA BATTAGLIA DI KOLUBARA

847_LA BATTAGLIA DI KOLUBARA (Kolubarska bitka). Serbia 1990; Regia di Arsenije Jovanovic e Jovan Ristic.

Operazione quantomai singolare, La battaglia di Kolubara (traduzione letterale dal serbo Kolubarska bitka) è una rappresentazione teatrale adeguata sommariamente al mezzo televisivo, tratta dal testo La battaglia di Suvobor, tomo secondo dell’opera in quattro volumi Vreme Smrti di Dobrica Cosic. Per chiarezza di informazione, Suvobor è il nome dell’altura che fu luogo, insieme al monte Rajac, della Battaglia di Kolubara: uno scontro cruciale, almeno temporaneamente, nelle prime fasi della Grande Guerra. Gli austroungarici erano infatti decisi a risolvere la questione serba una volta per tutte, dopo le due prime fallimentari offensive imbastite dagli inizi della guerra. Stavolta i serbi avevano concesso loro campo, ritirandosi oltre il fiume Kolubara per potersi meglio difendere; era però stata lasciata in mano al nemico la capitale Belgrado, un colpo duro da accettare a livello di morale. E’ quindi un momento topico della guerra e non solo dal punto di vista militare: i serbi erano alle corde e l’impressione diffusa era che gli alleati occidentali non fossero poi così preoccupati della sorte del paese slavo oggetto delle mire austroungariche. Gli ufficiali serbi, tra cui nella rappresentazione si distingue il generale Zivojin Misic (Misa Janketic), devono prendere le scelte giuste, se vogliono avere qualche speranza contro i meglio attrezzati e numerosi soldati imperiali. Nonostante questo la Storia ci riserverà un finale, perlomeno in questo specifico episodio bellico, inatteso. 

E’ quindi una pagina davvero intrigante, quella della battaglia di Kolubara eppure il racconto in oggetto ristagna sul palcoscenico teatrale, le cui sommarie scenografie sono certamente adeguate ad un spettacolo dal vivo ma mostrano tutti i limiti una volta riviste su uno schermo. Siamo negli anni novanta ed è un po’ sorprendente che la televisione serba ricorra ad espediente narrativo tanto povero, in sostanza viene semplicemente ripresa una rappresentazione teatrale, quando il mezzo televisivo offriva già svariate possibilità più consone. Gli interminabili dialoghi degli interpreti, se dal vivo possono essere un efficace strumento per carpire l’attenzione dello spettatore, faticano assai di più una volta che non vi si assiste in presenza. Tra l’altro il soggetto all’origine dell’opera, il testo di Dobrica Cosic, non era da prendere a cuor leggero: l'autore oltre che scrittore era uno politico di grande rilevanza (fu poi il primo presidente della Repubblica Federale Jugoslavia dal 1992 al 1993) e il suo punto di vista sull’annosa questione serba era certamente interessante. La sua prosa era però ben articolata e strutturata e il risultato finale sullo schermo non sembra rendergli giustizia, fosse anche non per demerito degli artisti coinvolti ma per le carenze del mezzo, oltretutto in una forma spuria poco convincente. In pratica né vivo e pulsante teatro né finzione televisiva ben imbastita. Poi, per carità, la scelta dei produttori della RTS, la Radio Televisione Serba, di mettere sullo schermo l’opera teatrale con un’azione di adattamento così minima è del tutto lecita. Peccato, però.  


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